Medicina e ricerca
Quello che la radioterapia (non) può fare
di Vittorio Donato *
24 Esclusivo per Sanità24
La radioterapia ha subito una profonda evoluzione negli ultimi anni: se prima era considerata spesso come una “terapia palliativa” o peggio che portava solo complicanze, oggi rappresenta uno dei pilastri delle cure onco-ematologiche, e oltre il 40% dei tumori viene curato e guarito con questa terapia. Un risultato raggiunto grazie a trattamenti che nel tempo sono diventati sempre più personalizzati, efficaci e precisi, e sempre meno tossici per i pazienti. In sostanza, insieme alle terapie farmacologiche, anche la radioterapia è stata investita da un’innovazione senza precedenti, resa possibile dalla disponibilità di apparecchiature tecnologicamente avanzate, che hanno consentito un progressivo aumento delle indicazioni d’uso e dunque della platea di pazienti che possono beneficiare di un trattamento radioterapico. Un numero che, complice l’aumento dell’incidenza delle neoplasie, è destinato a crescere di almeno un 20% nei prossimi cinque anni, il che vorrebbe dire poter curare – e guarire – con la radioterapia oltre 200mila nuovi malati di tumore ogni anno.
Per raggiungere questi risultati, che si traducono in maggiori chance per i pazienti di sconfiggere il cancro, bisogna, innanzitutto, aumentare la conoscenza di ciò che la radioterapia moderna può fare, in tutte le fasi della malattia oncologica e anche nei trattamenti sintomatici come il dolore oncologico, e, insieme, garantire prestazioni all’altezza delle possibilità offerte dalle più moderne tecnologie. Un corretto approccio terapeutico non può infatti prescindere dalla disponibilità di un adeguato supporto tecnologico. Pensiamo, per esempio, alle apparecchiature d’avanguardia per la radioterapia stereotassica, che utilizzano radiazioni talmente precise da essere impiegate anche su quegli organi che si muovono spontaneamente come il polmone, il pancreas o il fegato, e per curare lesioni piccolissime nei pazienti cosiddetti 'oligometastatici', che presentano poche metastasi di piccole dimensioni.
Lo scenario italiano sul fronte dell’avanzamento tecnologico permane critico - con oltre il 45% delle macchine che ha più di dieci anni -, oltre che disomogeneo e iniquo per i pazienti (del Centro-Sud), in molti casi costretti a migrare verso le regioni (del Nord) tecnologicamente più evolute. I fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) rappresentano un’occasione irripetibile per portare la Radioterapia al passo con l’innovazione tecnologica e con i più recenti progressi della ricerca clinica e sanitaria.
Un’allocazione nazionale delle risorse del Pnrr non può che avvenire sulla base delle evidenze cliniche e di Health Technology Assessment (Hta), che dimostrano che macchinari al passo con le attuali conoscenze scientifiche e capacità tecnologiche garantiscono prestazioni qualitativamente migliori, che si traducono in anni di vita per i pazienti, e maggiore efficienza per il servizio sanitario, grazie alla possibilità di ridurre i tempi di trattamento e gli accessi in ospedale rispetto alle terapie standard. Aspetto, quest’ultimo, da tenere in considerazione non soltanto perché consente di contenere i costi sanitari, ma anche per l’effetto positivo sulla qualità di vita di pazienti e caregiver, consentendo di ridurre il peso psicologico, sociale ed economico delle cure.
La qualità del trattamento radioterapico non deve essere tuttavia limitata agli aspetti tecnico-clinici, ma deve comprendere anche gli aspetti organizzativi e strutturali. È necessario favorire e migliorare lo sviluppo delle Reti oncologiche e dei team multidisciplinari, garantendo che in ogni Centro di Radioterapia sia presente una tecnologia adeguata ai tempi e alle prestazioni erogate dal Centro, ma anche che non manchino professionisti adeguatamente formati, e infine che siano presenti ed effettivamente sfruttati con collegamenti e collaborazioni con Centri più "grandi" per offrire in concreto tutte le opzioni terapeutiche nel modo più appropriato.
* Direttore Uoc Radioterapia Azienda Ospedaliera S. Camillo Forlanini; Capo Dipartimento Oncologia e Medicine specialistiche Ao San Camillo Forlanini
Presidente Airo – Associazione italiana Radioterapia e Oncologia clinica
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