Medicina e ricerca
Patologie cardiache e pandemia: cosa fare adesso?
di Alfredo Marchese *, Fausto Castriota **, Roberto Garbo ***
24 Esclusivo per Sanità24
L'emergenza da Covid-19 ha comportato, durante i mesi di lockdown, la sospensione temporanea dell’attività ospedaliera programmata, compresa la Cardiologia Interventistica: secondo i dati Gise, Società Italiana di Cardiologia Interventistica, nei mesi di marzo-aprile 2020 si è registrato un calo del 72% di interventi per la sostituzione valvolare aortica transcatetere, dell’80% di operazioni per la riparazione della valvola mitrale mediante clip, del 91% per la chiusura dell'auricola sinistra e del 97% per quella del forame ovale pervio.
Dietro a questi numeri si celava il timore della popolazione di andare in ospedale per screening, visite e persino, in caso di malore improvviso, per usufruire del primo intervento: la mortalità per infarto miocardico è aumentata durante la prima ondata perché i pazienti con evento in corso non si sono recati in ospedale e non hanno contattato il 118. Nel contempo erano anche il frutto della scelta, obbligata data la situazione emergenziale, di destinare interi reparti degli ospedali ai pazienti Covid, che nelle due ondate di contagi hanno raggiunto numeri elevati.
La conseguenza è stata un aumento della mortalità non-Covid di oltre il 50% negli individui over 65, fino a raggiungere il 75% nella fascia compresa fra i 75 e gli 84 anni (mar 2020 vs mar15-19). Infarto e ictus sono tra le maggiori cause di mortalità.
Anche i pazienti sopravvissuti a un infarto fatto a casa e non trattati in ospedale sono arrivati nei mesi successivi in condizioni critiche, esponendosi a un rischio altissimo in caso di contrazione del virus, che sui soggetti fragili ha esiti devastanti con il risultato che oggi ci troviamo a dover fare i conti con un sovraccarico del sistema sanitario e liste d’attesa molto lunghe, con tempi medi più che raddoppiati.
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte, responsabili di oltre il 10% di tutti i decessi (Istat 2017). Si stima che nel 2030 25 milioni di persone al mondo potrebbero morire per patologie cardiovascolari.
Occorre recuperare con estrema rapidità il ritardo nell’erogazione delle. Dopo la prima ondata di Covid-19, nel 39% degli ospedali italiani l’attività coronarica è ripresa in misura pari al 75% rispetto al periodo pre-Covid, mentre il 42% degli ospedali è tornato a regime al 50-75%. Per il restante 20%, l'attività si è mantenuta sotto il 50% rispetto al periodo pre-Covid. E nei mesi di "ripartenza" le cose non sono andate molto meglio: per il 50% delle strutture i volumi di attività sono stati sotto il 50% rispetto ai mesi precedenti e solo per il 31% delle strutture il livello di ripresa è stato sopra il 75%. Tutto ciò ha determinato un forte effetto negativo anche sulla Ricerca e l'Innovazione a tutti i livelli. Alla sostenibilità economica oggi si è aggiunto il problema della sostenibilità del pensiero scientifico e della ricerca.
La situazione attuale rappresenta una sfida senza precedenti per il Servizio Sanitario italiano. La pandemia ne ha messo in luce i limiti, evidenziando la necessità di una riflessione attenta volta a rafforzarne i meccanismi.
Adesso diventa fondamentale puntare sull’organizzazione sanitaria da una parte e sull’attenzione alla prevenzione dall’altro. Sono state fatte campagne per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione e di un approccio tempestivo alle patologie cardiache. Allo stesso modo, oggi occorre convincere ancora meglio la popolazione che gli ospedali sono sicuri e non c’è ragione di avere timore di sottoporsi a visite ed esami o di chiamare il 118 se si avvertono sintomi allarmanti. Dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria, ogni regione dovrà costruire una rete territoriale integrata tra pubblico e privato per far fronte ed evadere le lunghe liste di attesa create in questi mesi.
Un altro aspetto da non trascurare è l’importanza della vaccinazione: con oltre il 50% della popolazione immunizzata cala il numero di nuovi contagi e gli ospedali si trovano nella condizione di poter lavorare per recuperare i ritardi nelle liste di attesa.
Questa emergenza sanitaria è un’opportunità per riorganizzare la rete ospedaliera e ambulatoriale in modo da evitare che pazienti in condizioni non gravi intasino pronto soccorso e ospedali, quando potrebbero essere gestiti in ambulatorio, ottimizzando il servizio a beneficio dei pazienti stessi.
In questo contesto particolare un ruolo determinante lo riveste infatti la telemedicina che consente, grazie ai moderni strumenti diagnostici collegabili in rete, di prevenire soprattutto infarti e ictus grazie alle diagnosi da remoto.
* specialista in cardiologia interventistica ed emodinamica all’Ospedale Santa Maria di Bari e presidente della Fondazione GISE Onlus
** responsabile Emodinamica e Cardiologia Interventistica Endovascolare a Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA)
***specialista in cardiologia interventistica Maria Pia Hospital di Torino
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