Medicina e ricerca
La telemedicina in Italia: cosa è successo durante l'emergenza e cosa fare? Sei azioni per la Sanità del futuro
di Cristina Masella * e Chiara Sgarbossa **
24 Esclusivo per Sanità24
Nell’ultimo anno la pandemia ha messo ancor più sotto i riflettori le fragilità del nostro sistema sanitario, tra cui la disparità a livello socioeconomico e geografico nell’accesso ai servizi, la ridotta integrazione tra servizi ospedalieri e servizi territoriali, i tempi di attesa molto elevati per l’accesso ad alcune prestazioni sanitarie. Il superamento di queste fragilità rappresenta uno degli obiettivi prioritari del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) che prevede un capitolo di riforme e investimenti dedicati al settore salute. In particolare, sono previsti 7 miliardi per lo sviluppo di reti di prossimità, strutture e Telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale e di questi, in particolare, 1 miliardo è dedicato specificatamente alla Telemedicina.
Mai come nell’ultimo anno si è sentito parlare di Telemedicina, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra i decisori a livello centrale: lo stesso Presidente Draghi ha sottolineato come la Telemedicina possa rappresentare una delle leve fondamentali per ridisegnare la sanità territoriale e per consentire di rendere la “casa dei pazienti il principale luogo di cura”. Lo scorso 17 dicembre 2020 la Conferenza Stato-Regioni ha, inoltre, approvato le indicazioni nazionali sulla Telemedicina, che definiscono le regole per l’erogazione da remoto di alcune prestazioni sanitarie e le relative logiche di tariffazione. In particolare, sono aggiornate alcune definizioni che già ritrovavamo nelle Linee di Indirizzo del 2014, con particolare attenzione alla Tele-visita, che ha rappresentato negli scorsi mesi uno degli ambiti su cui si sono focalizzate diverse progettualità a livello aziendale e regionale. Molte di queste iniziative sono nate proprio per garantire continuità di cura sia ai pazienti Covid gestiti al proprio domicilio sia per quei pazienti cronici o ai pazienti inseriti in percorsi di follow-up e che necessitavano di mantenere un contatto con il proprio medico.
L’accelerazione impressa dalla pandemia e dalla normativa ha portato a un aumento nell’utilizzo delle applicazioni di Telemedicina da parte dei medici, che prima dell’emergenza superava di poco il 10%: il servizio di Telemedicina più utilizzato è il Tele-consulto con medici specialisti, utilizzato durante l’ultimo anno dal 47% degli specialisti e dal 39% dei Mmg e che raccoglie l’interesse per il futuro, complessivamente, di 8 medici su 10. Anche il Tele-consulto tra Mmg è stato molto utilizzato durante l’emergenza (43%) poiché risultava particolarmente utile per confrontarsi su alcuni pazienti Covid. Tra le altre applicazioni per cui c’è stato un forte aumento rispetto alla situazione pre-emergenza troviamo la Tele-visita (39% degli specialisti e dei Mmg) e il Tele-monitoraggio (28% e 43%).
L’emergenza sanitaria ha segnato una transizione importante nell’opinione dei medici rispetto agli strumenti di Telemedicina. Questo anno di pandemia ha contribuito a convincere in modo sostanziale gran parte dei medici sull’utilità che può avere l’utilizzo di questi strumenti nella pratica quotidiana. Se lo scorso anno il 30% dei medici specialisti si era dichiarato contrario (e non interessato) a nessuna delle applicazioni di Telemedicina, quest’anno la percentuale dei contrari si riduce all’8% del campione. Dall’altro lato, i medici specialisti convinti nei confronti della Telemedicina, ovvero chi ha utilizzato almeno una tipologia di soluzione e che è interessato ad utilizzare questi strumenti anche in futuro, sono ormai il 47% del campione, rispetto al 34% del 2020. Il 45% del campione è invece convertito: il 25% di questi non aveva mai utilizzato strumenti di Telemedicina prima dell’emergenza, ma l’ha fatto proprio durante l’ultimo anno; un altro 20%, invece, non ha ancora utilizzato strumenti, probabilmente per mancata occasione durante l’emergenza, ma è interessato a farlo in futuro.
In questo contesto, sono sei le azioni che bisogna cominciare subito a mettere in campo per sviluppare la Sanità digitale del futuro, anche grazie alla Telemedicina.
1. Misurare i risultati ottenuti dai progetti di successo rispetto ai benefici che portano all’intero sistema (pazienti, medici, strutture sanitarie, ecc.), così da guidare le scelte dei policy-maker e dei diversi professionisti, anche attraverso la condivisione delle esperienze.
2. Utilizzare correttamente le risorse del Pnrr: non solo per sviluppare servizi e tecnologie, ma anche per far evolvere processi, competenze e modelli di cura
3. Rinforzare la governance a livello regionale e centrale delle iniziative di Sanità digitale e, in particolare, di Telemedicina così da superare frammentazioni e garantire uniformità di accesso
4. Sviluppare le competenze digitali del personale sanitario affinché possa sfruttare al meglio e con consapevolezza le potenzialità della Sanità digitale.
5. Utilizzare approcci multicanale nell’offerta di servizi al fine di accompagnare tutti i cittadini con gradualità verso un modello di Sanità digitale, senza che alcuna fascia di popolazione rimanga esclusa.
6. Promuovere un cambiamento culturale tra tutti gli attori dell’ecosistema per gestire al meglio la trasformazione dei modelli di cura e assistenza.
Rispetto al passato abbiamo tre vantaggi che potranno favorire il cambiamento: una consapevolezza dell’importanza del digitale senza precedenti, le risorse del Pnrr e le riforme a esso collegate. Ora tutti gli attori dell’ecosistema italiano della salute, dai medici ai pazienti, dalle istituzioni alle strutture sanitarie, sono chiamati a collaborare per costruire una Sanità "connessa" e modellata sulle esigenze del cittadino/paziente.
* Responsabile scientifico Osservatorio innovazione digitale in Sanità, Politecnico di Milano
** Direttrice Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, Politecnico di Milano
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