Medicina e ricerca
Dolore cronico, servono investimenti sulla ricerca e più formazione
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In Europa attualmente i finanziamenti per la ricerca sul dolore sono incoerenti e non riflettono l'enorme peso di coloro che vivono con la malattia. E' quanto è emerso al simposio SIP (Societal Impact of Pain), nell'ambito del quale gli specialisti di settore hanno discusso di dolore cronico, del suo gravoso impatto economico e dell'inadeguatezza del sistema formativo accademico.
I dati riportati raccontano che un europeo su cinque vive con dolore cronico, e che questi rappresenta quasi il 50% di tutte le assenze dal lavoro e il 60% dell'incapacità lavorativa permanente. I costi sanitari diretti e indiretti stimati per i disturbi cronici del dolore negli Stati membri europei variano tra il 2% e il 3% del Pil in tutta la Ue. Non solo, ma secondo quanto riferito dalla survey promossa da Pain Alliance Europe, fino al 50% delle persone che soffre di dolore cronico è impossibilitato a svolgere il proprio lavoro.
In questo contesto, sono state indicate da SIP le quattro priorità per la gestione del dolore cronico:
• lo sviluppo di migliori indicatori di qualità dell'assistenza sanitaria per misurare il l'impatto economico del dolore;
• maggiori investimenti nella ricerca sul dolore a livello continentale e nazionale;
• il miglioramento delle condizioni di lavoro per le persone affette da dolore cronico;
• il miglioramento dell'educazione al dolore per operatori sanitari, pazienti e famigliari.
Attualmente infatti solo il 22% delle scuole di medicina nell'UE offre un modulo dedicato agli antidolorifici, sebbene il numero vari da uno Stato membro all'altro. Questa mancanza di istruzione può avere effetti devastanti sull'assistenza ai pazienti, sul sistema sanitario e sull'economia.
Societal Impact of Pain è una piattaforma internazionale creata nel 2009 come iniziativa congiunta della EFIC (European Pain Federation) e dell'azienda farmaceutica Grünenthal e mira a sensibilizzare in merito all'impatto che il dolore cronico ha sulla società, sulla salute e sui sistemi economici nazionali. Fine dell'attività è lo scambio di dati e informazioni e la condivisione di best practises tra tutti gli Stati membri dell'Unione Europea.
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