Medicina e ricerca
Modena crea la pelle bionica salvavita
di Ilaria Vesentini
È il primo intervento al mondo di terapia genica con cellule staminali epidermiche “corrette” in laboratorio, quello annunciato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature che vede protagonista l’Università di Modena e Reggio Emilia, grazie al Centro di medicina rigenerativa Stefano Ferrari e a Holostem, lo spin-off accademico compartecipato dal gruppo farmaceutico di Parma Chiesi. Un intervento che ha salvato la vita di un “bambino farfalla” come Hassan, un piccolo profugo siriano accolto in Germania, malato di una grave forma di epidermolisi bollosa che gli aveva “mangiato” l’80% della pelle del corpo, condannandolo a morte. Fino al rivoluzionario innesto di pelle rigenerata sviluppata dai ricercatori emiliani.
La pelle bionica è stata reimpiantata nel 2015 (allora Hassan aveva 7 anni e viveva di morfina e coma farmacologico per sedare il dolore) con tre operazioni in otto mesi allo University Children’s Hospital tedesco di Bochum, dove il bambino è in cura. A due anni dall'operazione Hassan sta bene, va a scuola, gioca a pallone e la sua pelle è sana, integra e non mostra recidive di epidermolisi. La conferma che ora c'è speranza per le migliaia di bambini farfalla nel mondo: si stima ci siano 500mila casi di questa rara malattia, spesso mortale, che rende la pelle fragile come le ali dell'insetto, per cui basta un minimo contatto per provocarle dolorose lesioni e quindi infezioni.
Il fatto di aver potuto sostituire il più grande organo del corpo, la pelle, con la terapie genica, apre scenari insperati per curare diverse patologie, tra cui la cecità, altro fronte su cui è al lavoro il team di ricercatori del Centro di medicina rigenerativa, guidato dal professor Michele De Luca, assieme a Holostem, che si occupa invece di trasformare la ricerca in prodotti per il paziente.
«Questo intervento ha generato conoscenze fondamentali sui meccanismi biologici alla base della rigenerazione dell'epidermide. Abbiamo infatti scoperto che ognuno di noi cambia pelle completamente a cadenza mensile e ora sappiamo come: ogni persona ha un piccolo gruppo permanente di cellule staminali epidermiche che si porta dietro per tutta la vita, le quali cellule generano a loro volta continuamente un pool di progenitori “short-lived” che si differenziano nel tessuto da rigenerare nel breve termine», spiega il medico. De Luca è stato il primo a introdurre in Europa una tecnica appresa negli Usa trent'anni fa e da allora coltiva in laboratorio le staminali epidermiche per curare i grandi ustionati. Il salto nella cura dell'epidermiolisi è che le cellule vengono geneticamente modificate per correggere il difetto del Dna all'origine della malattia rara, amplificate (per Hassan sono stati creati lembi di pelle tra i 50 e i 150 cm quadrati) e trapiantate.
La prima dimostrazione che la metodica poteva funzionare era stata pubblicata nel 2006 su Nature Medicine. Oggi, dopo 11 anni, arriva la consacrazione:
«La nuova pubblicazione su Nature è destinata a restare nella storia della medicina come un faro», commenta la senatrice a vita Elena Cattaneo, in un messaggio inviato al rettore di Unimore, Angelo Andrisano. «Nessuno era mai riuscito a generare un metro quadrato di tessuto funzionante. Tutto questo - aggiunge- dimostra di che cosa può essere capace l'università pubblica, grazie alla determinazione di tante persone che lavorano in laboratorio». Dietro allo straordinario risultato c'è la collaborazione di Modena con le Università di Salisburgo e Udine e il sostegno economico della Fondazione Cassa di risparmio di Modena, che nel 2008 ha costruito il Centro di medicina rigenerativa (13 milioni di euro) e continua a sostenerne la ricerca.
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