Medicina e ricerca

Tumore della prostata, la chance dei radiofarmaci

di Giuseppe Fornarini (Policlinico S. Martino di Genova, specialità in Oncologia medica)

Il tumore della prostata si colloca al secondo posto fra i tumori maligni più comunemente
diagnosticati negli uomini a livello mondiale. Nel 2012, la patologia è stata diagnosticata in circa 1,1 milioni di uomini in tutto il mondo, causando la morte di 307mila pazienti. Il tumore della prostata rappresenta circa il 19% di tutte le neoplasie diagnosticate nella popolazione maschile compresa tra i 50 e gli 80 anni. Esso è la quinta causa di decesso per cancro negli uomini su scala globale. Il tumore della prostata resistente metastatico alla castrazione (mCRPC) è una forma avanzata di tumore della prostata. La maggior parte degli uomini affetti da mCRPC presenta metastasi ossee sintomatiche, che causano dolore, eventi scheletrici, come fratture o compressione della spina dorsale, o una minore sopravvivenza. Infatti, le metastasi ossee aumentano il rischio di morbilità e decesso nei pazienti che soffrono di mCRPC. Nel corso dell'annuale congresso ESMO 2017 (European Society for Medical Oncology) di Madrid, sono emerse importanti novità nel trattamento del tumore della prostata.

Novità radium 223
Lo scenario terapeutico si è arricchito di nuovi farmaci che hanno modificato radicalmente la storia naturale della neoplasia prostatica, offrendo un incremento della sopravvivenza globale e una migliore qualità della vita. Il radium 223 si annovera tra i farmaci innovativi, rappresentando il primo radiofarmaco ad azione selettiva sul tessuto osseo grazie ad un peculiare meccanismo d'azione che consiste nel rilascio di particelle radioattive (isotopo alfa emittente) in grado di distruggere le cellule tumorali e di risparmiare i tessuti sani. Sino ad oggi, i trattamenti specifici sull'osso avevano avuto una finalità puramente palliativa, mirando principalmente al controllo del dolore.
Il farmaco si infonde per via endovenosa ogni 4 settimane per un totale di 6 somministrazioni e presenta – fattore, anche questo, di novità rispetto al passato – una tossicità molto più contenuta (le più importanti consistono nella riduzione delle piastrine, dell'emoglobina - anemia - e nella comparsa di diarrea) che tende a svanire e che, soprattutto, non preclude il successivo trattamento con le ulteriori terapie disponibili.
La registrazione del radium 223 è stata ottenuta grazie ad un trial clinico (ALSYMPCA trial) che ha arruolato 921 pazienti affetti da neoplasia prostatica con metastasi ossee e dolore, non candidabili a chemioterapia o già precedentemente trattati con docetaxel (pazienti solitamente a cattiva prognosi) randomizzati a ricevere il radium 223 verso la migliore terapia di supporto. Lo studio ha dimostrato che il radium 223 non solo offre un maggior controllo del dolore ma soprattutto incrementa la sopravvivenza: di quasi 4 mesi rispetto alla sola terapia palliativa quella mediana, di circa 7 mesi nel gruppo di pazienti che sono riusciti a ricevere tutte le 6 somministrazioni previste dal protocollo.
Sono in corso studi atti a verificare se l'uso precoce del radiofarmaco, somministrato a pazienti asintomatici, possa ulteriormente migliorare gli ottimi risultati già ottenuti. Le prospettive future di maggiore efficacia del radium 223 si ricollegano infatti al suo impiego in una fase più precoce di malattia e, verosimilmente, in associazione ad un trattamento sistemico. La sua vera peculiarità va infatti ricercata nella capacità di potersi combinare con i più recenti trattamenti sistemici ad oggi disponibili nel trattamento del carcinoma prostatico metastatico.
Al momento, i dati preliminari sulla combinazione provengono esclusivamente dallo studio di fase IIIb EAP (Expanded Access Program) del farmaco - programma di distribuzione gratuita del farmaco nell'attesa della registrazione e della conseguente commercializzazione - che ha permesso di raccogliere importanti informazioni circa la possibile sinergia tra il radium 223 e l'ormonoterapia di nuova generazione con abiraterone acetato o enzalutamide.

Lo studio ha evidenziato che i pazienti sottoposti al trattamento combinato di ormonoterapia in associazione al radium 223 avevano una sopravvivenza maggiore: ad oggi, sono in corso diversi trials clinici finalizzati a confermare che l'associazione con l'ormonoterapia ma anche con la chemioterapia determini un vantaggio della sopravvivenza.
Tra i farmaci innovativi utilizzati nel trattamento del carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (mCRPC), il radium 223 ha ottenuto da parte dell'ESMO - MCBS (Magnitude of Clinical Benefit Scale) il punteggio più alto nella valutazione del beneficio clinico dei farmaci oncologici.
Se da una parte nella cura della neoplasia prostatica metastatica si può disporre di molti farmaci attivi dall'altra non si può dimenticare l'aspetto economico: sono farmaci estremamente costosi completamente a carico del Sistema sanitario nazionale. Al fine di ottimizzare le risorse è auspicabile che la scelta delle terapie in questi pazienti venga discussa in un ambito multidisciplinare al fine di poter offrire e garantire il miglior trattamento disponibile; strategia, questa, implementata nel nostro Ospedale grazie alla collaborazione con i colleghi della medicina nucleare che ha portato a intraprendere programmi di ricerca finalizzati a implementare l'uso del farmaco.


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