Medicina e ricerca
Giornata Ail/ Leucemia linfoblastica acuta in pediatria: oggi guariscono 8 bambini su 10
di red.san.
Il 21 giugno si celebra in tutt'Italia, per iniziativa di Ail, la giornata nazionale contro leucemie, linfomi e mieloma. Tra i temi al centro dell'attenzione il trattamento della leucemia linfoblastica acuta, il tumore del sangue più diffuso tra i bambini e che rappresenta il 25% di tutti i tumori registrati nella fascia di età 0-14 anni. Una patologia su cui la ricerca ha fatto passi da gigante: se fino a poche decine di anni fa a guarire era solo il 10-15% dei bambini, oggi l'83% sconfigge il tumore.
I successi ottenuti in questo campo saranno tra i temi del convegno “Oncologia: percorsi alla portata dei piccoli pazienti. Valutare la qualità nel percorso clinico assistenziale in oncologia pediatrica” che Agenas presenterà a Roma il 27 giugno dove saranno illustrati i risultati di un progetto di ricerca finanziato dal ministero della Salute.
«Il trattamento nelle leucemie linfoblastiche acute, soprattutto nel bambino, è stato uno dei più grandi successi della medicina degli ultimi 40 anni», spiega Giuseppe Basso, responsabile della U
«I grandi successi sono dovuti al fatto che coloro che curano queste malattie lavorano con reti di collaborazione: esempi classici di rete regionale sono Veneto, Piemonte è Puglia, dove c'è la metodologia Hub and Spoke, con un centro referente e dei satelliti. Questo perché un centro da solo non può prendersi in carico tutta la terapia: parliamo di terapie che durano un paio di anni e allo stesso tempo chiedere di spostare le famiglie e i bambini verso il centro non è giusto se non è strettamente necessario. Quindi i momenti decisionali saranno a capo dell'Hub, mentre gli altri momenti saranno lasciati alle altre parti del sistema. Tutto questo fino a 30 anni fa era inimmaginabile».
La leucemia linfoblastica acuta rappresenta il 9,5% delle leucemie e si stima che colpisca ogni anno in Italia circa 750 persone. Con un'incidenza di un caso su 4, questo tipo di tumore è il più comune tra i bambini Ma a rispondere positivamente alle terapie è ben il 98% dei pazienti, solo che alcuni hanno poi recidive nei successivi 5 anni. Un risultato davvero positivo - tanto che il National Institutes of Health (NIH) lo considera uno dei più grandi successi della medicina - rappresenta un modello di empowerment nella gestione del paziente per ottenere i migliori risultati attraverso un sistema a rete, tanto che oggi i giovani adulti vengono curati nello stesso modo dei bambini attraverso protocolli pediatrici che ottengono risultati decisamente migliori che in passato.
«Ci siamo impegnati con tanta ricerca riuscendo a conoscere meglio le cellule malate - continua Basso - abbiamo poi utilizzato terapie innovative, come il trapianto di cellule staminali ematopoietiche ma anche farmaci diversi ed efficaci. Infine soprattutto abbiamo imparato a fare una terapia che gli inglesi definiscono Tailored therapy. Una terapia ritagliata sulle singole risposte che il paziente ha rispetto alle diverse medicine. Quindi siamo riusciti a trattare in maniera più intensiva i pazienti che rispondevano meno, e in maniera meno intensiva (e quindi meno tossica) i pazienti che rispondevano meglio».
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