Medicina e ricerca

Infezioni sessuali nelle donne, allerta dei microbiologi Amcli

In occasione della Giornata mondiale della donna Amcli – Associazione Microbiologi Clinici Italiani richiama l'attenzione sull'importanza di una tempestiva diagnosi e trattamento mirato per ridurre gli effetti di alcune gravi infezioni sessuali in grado di arrecare danni molto importanti alla donna sia nella sua vita ordinaria sia in occasione di una gravidanza. Sebbene siano stati compiuti importanti passi in questa direzione, resta ancora elevato il numero di casi in cui una maggiore appropriatezza diagnostica e terapeutica potrebbero ridurre l'impatto sul nascituro.
Questo l'augurio dei microbiologi clinici italiani secondo i quali ancora molto elevata tra le donne, anche in giovane età, è la consapevolezza sul grado di rischio di andare incontro a patologie infettive che possono esitare in tumori, infertilità e danni al prodotto del concepimento. E' appurato, infatti, che alcuni virus, batteri e parassiti sono i responsabili ogni anno di milioni di casi di infezione nel mondo con conseguenze gravi sia sulla salute umana sia sullo stato socio-economico.
Tra le patologie infettive a trasmissione sessuale di origine virale, ancora oggi tra le più diffuse - Cristina Giraldi, Direttore della Microbiologia di Cosenza e Segretario Nazionale AMCLI, richiama l'attenzione sul papilloma virus umano (HPV), causa necessaria per lo sviluppo del carcinoma della cervice uterina. «Siamo innanzi alla seconda neoplasia maligna per incidenza e mortalità nelle donne in tutto il mondo e la prima neoplasia nei Paesi poveri nei quali si verificano – oggi – l'80% dei casi e dei decessi ad esso correlati. In Italia l' incidenza e la mortalità per cancro della cervice uterina sono ormai ridotte a livelli di malattia rara con meno di 7/100.000 nuovi casi all'anno. Questo importante traguardo è stato raggiunto grazie ai programmi di screening iniziati nel 1996 con l'esecuzione del Pap test ed ora, con il Piano di Prevenzione Nazionale, che prescrive di adottare, in tutte le regioni italiane, lo screening basato sulla ricerca del DNA di HPV nelle donne tra i 30 e i 65 anni. Inoltre la riduzione del rischio di lesioni intraepiteliali data dal test HPV DNA permette di estendere l'intervallo di screening dai tre anni del Pap test a cinque anni per l'HPV DNA», spiega la Giraldi.
Maria Paola Landini, membro del Consiglio Direttivo AMCLI, ricorda che «il Nostro Paese ha compiuto importanti passi in questa direzione. Possiamo contare su un vaccino per la prevenzione primaria unito ad un nuovo programma di screening basato sulla ricerca diretta del DNA di HPV nei prelievi della cervice uterina mediante PCR, proprio allo scopo di individuare con maggiore precocità le lesioni pre-invasive. Recentemente, inoltre, è stato reso disponibile il nuovo vaccino 9valente e il nuovo piano vaccinale prevede la vaccinazione non solo per le ragazzi ma anche per i maschi, come da anni viene fatto in altri Paesi. Sono politiche di prevenzione avanzate i cui benefici ricadono su tutta la popolazione presente e futura».
«L'impegno dei microbiologi su queste tematiche è costante. Non ci stancheremo mai di ricordare in tutte le sedi come occorra non solo promuovere una maggiore conoscenza su questi agenti infettivi ma, soprattutto, sensibilizzare l'opinione pubblica e le autorità competenti sull'opportunità di procedere con campagne di vaccinazione preventiva. E' assodato che su queste infezioni le campagne vaccinali sulle ragazze di età inferiore ai 18 anni sono state molto efficaci nella riduzione dei casi» sottolinea Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI e Direttore U.O. Microbiologia A.S.S.T Ovest Milanese.


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