Medicina e ricerca
Obesità, gli italiani tra i più in forma d’Europa
di Riccardo Saporiti
La metà dei cittadini europei ha problemi di sovrappeso, uno su sei è considerato obeso. I problemi di peso sono più frequenti tra coloro che hanno studiato meno e diventano tanto più frequenti quanto più si avanza con l'età. Questo a livello continentale: in Italia la situazione è decisamente migliore.
Per una volta, insomma, c'è da festeggiare il fatto di vedere il nostro Paese in fondo a una delle classifiche stilate da Eurostat. Nello specifico, si tratta dei dati contenuti nella “European health interview survey”, uno studio rilasciato dall'istituto europeo di statistica dedicato all'obesità. Il parametro per definirla è legata all'indice di massa corporea, che viene calcolato dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell'altezza in metri. Si è considerati obesi se il valore ottenuto da questo calcolo è superiore a 30. Così che, ad esempio, un uomo che pesi 100 chili e sia alto 1,8 metri è definito obeso.
A livello europeo si tratta di una condizione che interessa il 15,9% della popolazione. Guardando ai dati nazionali, mostrati nella mappa contenuta nell'infografica, si nota come la tendenza all'obesità non correli né con il Pil, né con la latitudine. In testa alla classifica del sovrappeso troviamo infatti la Lettonia, dove l'obesità interessa il 21,3% della popolazione, seguita da Turchia e Ungheria con il 21,2%. Quarto il Regno Unito, dove una persona su cinque dovrebbe seriamente prendere in considerazione di perdere peso.
Non è solo una questione di linea: lo European food information council spiega come «le conseguenze sulla salute sono molte e varie: dall'aumento del rischio di morte prematura a diversi disturbi debilitanti e psicologici». Tra le principali patologie correlate all'obesità ci sono il diabete di tipo 2, l'ipertensione, alcune forme di cancro e di patologie cardiovascolari e respiratorie. Con un risvolto economico: sempre secondo l'Eufic per curare le malattie legate all'obesità se ne va ogni anno una quota compresa tra il 2 ed il 7% del totale della spesa sanitaria.
La buona notizia è che gli italiani sono tra i più in forma d'Europa. Solo il 10,7% della popolazione è considerata obesa: si tratta comunque di un individuo ogni dieci, ma è il secondo miglior risultato dopo quello rumeno, pari al 9,4%. Con la sola eccezione della Turchia, dove le donne obese sono il 26,1% contro il 16,2% degli uomini, il sovrappeso grave non è una questione di genere. Nel senso che interessa indistintamente maschi e femmine.
Per visualizzare i dati sull'infografica basta agire sui filtri in basso a sinistra nella mappa, visualizzando così la percentuale di obesi, oltre che sul totale della popolazione e sul genere, anche in base al titolo di studio e all'età. Nella seconda parte dell'infografica è invece possibile ottenere una fotografia della situazione all'interno di un singolo Paese.
Limitandoci all'Italia, anche in questo caso la scelta si effettua con i due filtri posti sopra al grafico, si osserva come la tendenza al sovrappeso cresca all'aumentare dell'età. Tra i 18 e i 24 anni solo una persona su trenta è obesa, mentre tra i 65 ed i 74 anni si arriva al 15,7%, perfettamente in linea con la media europea. Lo “scoglio” oltre il quale si registra un incremento della percentuale di persone con un BMI superiore a 30 è rappresentato dai 45 anni. La fascia di età tra i 45 ed i 64 anni ha un'incidenza di obesità superiore del 5% rispetto a quella tra i 35 ed i 44 anni.
Infine, il titolo di studio. Il sovrappeso grave è più diffuso tra chi una un livello di educazione più basso. Una tendenza che vale in generale a livello europeo e che trova conferma in Italia. Tra queste persone il 14,2% ha un indice di massa corporea superiore a 30. Tra chi invece ha conseguito un titolo più alto l'incidenza scende al 5,8%, poco più di uno su venti.
Come detto, rispetto al resto d'Europa l'Italia è uno di Paesi che trascina verso il basso la media di persone obese. Si tratta però pur sempre di un 10,7% della popolazione. Ed è un dato che, viste le implicazioni sanitarie ed economiche, non può certo essere sottovalutato.
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