Medicina e ricerca

Patologie autoimmuni, con i biosimilari risparmi di 243 milioni per il Ssn

Fino a 243 milioni di potenziali risparmi in 5 anni per la cura di diverse patologie autoimmuni. E’ questo il vantaggio economico stimato per il Servizio sanitario nazionale dall’introduzione sul mercato dei biosimilari, secondo uno studio condotto da Francesco Saverio Mennini dell’Università di Roma Tor Vergata e presentato oggi dall’Eehta del Ceis (Center for Economic and International Studies-Economic Evaluation and Hta).
«Tutte le analisi effettuate - spiega Mennini - hanno sempre considerato che il prezzo del farmaco originatore sia costante negli anni successivi all’introduzione del biosimilare. Questo è verosimile nel breve periodo - quindi uno o due anni - ma poco probabile in un arco temporale di tre o quattro anni in ragione dell’effetto concorrenza».

L’obiettivo dello studio, commissionato da Biogen, è quello di prevedere i potenziali effetti, nei prossimi 5 anni, dei farmaci biosimilari anti-Tnf alfa, biotecnologici impiegati nella cura di diverse patologie autoimmuni. La concorrenza potrebbe infatti favorire un progressivo abbassamento del prezzo dei farmaci originatori fino al livello del biosimilare. Tali effetti, secondo lo studio, si tradurrebbero in circa 243 milioni di euro di risparmi nel corso dei 5 anni considerati (2016-2020), fino al raggiungimento del 90% dei pazienti trattati al costo del biosimilare.

In un’ipotesi più conservativa, calcolando il 50% dei pazienti trattati al costo dei biosimilari, i positivi effetti sui risparmi ammonterebbero a circa 93 milioni. «Le risorse liberate dall’impiego dei biosimilari - aggiunge Mennini - devono essere reinvestite sia nell'utilizzo di nuove terapie sia per migliorare il percorso di cura nelle patologie croniche». In questa prospettiva, alcune Regioni hanno già pubblicato delibere che prevedono esplicitamente che le risorse risparmiate, grazie anche all’impiego dei biosimilari, saranno reinvestite nell'utilizzo di terapie innovative in campo oncologico e non solo.

I farmaci biosimilari sono medicinali simili ai farmaci biologici originatori non più soggetti a copertura brevettuale. Secondo l’Ema (European Medicine Agency) «i medicinali biosimilari… differiscono dai farmaci generici, che hanno strutture chimiche più semplici e che sono considerati identici ai loro medicinali di riferimento… Un biosimilare viene approvato quando è stato dimostrato che tale variabilità naturale ed eventuali differenze rispetto al medicinale di riferimento non influiscono sulla sicurezza o sull'efficacia per i pazienti».


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