Medicina e ricerca
Ulcere cutanee: una piaga combattuta con la telemedicina
di Daniele Pugliese
La ferita non si rimargina. Rimane lì aperta con tutte le complicazioni che ne conseguono. E lascia il segno su più di 2 milioni di italiani. Benché dati certi non ne esistano, sono queste le stime sul numero di pazienti, per lo più anziani, affetti da ulcere cutanee, lesioni prodotte dalla perdita di epidermide, prevalentemente gli strati più superficiali della cute, ma non di rado anche quelli più profondi. Quest'ultime sono particolarmente dolorose e la loro guarigione spontanea risulta assai improbabile. In un convegno della Fondazione Charta le nuove frontiere per combatterle. Organizzato presso la sede della Regione Lombardia, con il supporto di Smith & Nephew, azienda leader proprio nel settore delle medicazioni cutanee croniche ed acute, il convegno ha evidenziato che queste patologie epidermiche costituiscono una delle maggiori voci di spesa nella cura dei pazienti in assistenza domiciliare.Uno studio effettuato nel Regno Unito (rapporto THIN - The Health Improvement Network, 2012-2013), ha evidenziato che in termini economici la gestione delle ulcere cutanee si aggira sui 4-5,1 miliardi di sterline all'anno, un costo paragonabile al budget impiegato per combattere l'obesità in Gran Bretagna, equivalente al 4% circa dei costi totali del sistema sanitario anglosassone, percentuale destinata a crescere costantemente con l'invecchiamento della popolazione.
Il convegno milanese, intitolato “Le lesioni cutanee: una delle maggiori voci di spesa nella cura dei pazienti in assistenza domiciliare”, ha evidenziato che la frontiera più avanzata nel campo della cura delle ulcere cutanee, è quello della telemedicina con l'impiego di farmaci e dispositivi innovativi, oggi disponibili sul mercato, in particolare con il ricorso alla terapia a pressione negativa (NPWT), una tecnica di trattamento effettuata applicando una pressione sub-atmosferica controllata nel contesto locale della ferita, utilizzando una medicazione sigillata collegata a una pompa per il vuoto.
Tecnologia wireless antipiaga
La terapia a pressione negativa oggi può infatti essere eseguita, in particolare per i malati cronici con ulcere cutanee, mediante tecnologia wireless, come ha spiegato il professor Marco Romanelli, dell'Università di Pisa, presidente della World Union of Wound Healing Society (WUWHS), illustrando l'ambizioso progetto chiamato SWAN-iCare, che dovrebbe arrivare a conclusione a fine 2016, con cui pazienti affetti da ulcere croniche dell'arto inferiore in cura a domicilio appunto con terapia a pressione negativa, verranno monitorati in remoto, misurando vari parametri della lesione, attraverso una tecnologia wireless che permette di ridurre i disagi per paziente e famiglia, oltre ad abbattere i costi per la sanità pubblica.
La cronicità della patologia e la resistenza del disturbo alle cure incidono infatti significativamente sui costi a carico dei sistemi sanitari e del cittadino. A questo si aggiunge – ha evidenziato Romanelli - il problema che non esiste ancora, in tutto il mondo, uno specialista nelle lesioni cutanee e questo determina, oltre alla possibilità di una rapida diagnosi accurata, anche l'assenza di luoghi specifici a cui il paziente possa rivolgersi.
Per garantire una migliore efficacia delle cure e un maggior risparmio di risorse, ha sostenuto al convegno Francesco Petrella, presidente dell'Associazione Italiana Ulcere Cutanee onlus (AIUC), sarebbe indispensabile, oltre a organizzare gli ambulatori di vulnologia, e centri specializzati nella gestione di queste patologie, attuare il registro dei malati che permetterebbe di sapere anche quanti sono davvero i malati e i costi reali.
Il fatto che oggi si curi la patologia primaria di cui l'ulcera è un epifenomeno, fa sì che l'ulcera non rientri nei livelli essenziali di assistenza (Lea), e quindi non venga prevista una struttura dedicata alla gestione della patologia né la classificazione di essa, al pari del diabete o delle patologie cardiovascolari o dei tumori, fra le malattie croniche non trasmissibili.
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