Medicina e ricerca
Anoressia, bulimia e altri Dca: la Giornata del Fiocchetto lilla lancia l’allerta su età d’esordio e gap di cure e assistenza
di Laura Dalla Ragione (direttrice Rete DCA USl 1 dell'Umbria, referente scientifico del ministero della Salute e della Presidenza del Consiglio, presidente Società Siridap)
24 Esclusivo per Sanità24
Il 15 marzo sarà la giornata del Fiocchetto Lilla nazionale a contrasto dell’anoressia. Purtroppo i Disturbi del comportamento alimentare e del peso sono in grande costante aumento , in tutta Italia e si continua a morire di queste insidiose patologie. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità del 2013 in Italia la percentuale di chi è affetto da disordini alimentari nella popolazione generale è del 3,3%. È un numero elevatissimo , che riguarda sempre più spesso bambine/i di 8-10 anni , uomini e ragazzi, persone che si ammalano anche in età avanzata, la fascia di popolazione coinvolta sempre più allargata e con disturbi sempre più variegati e severi.
L’abbassamento dell’età di esordio costituisce uno dei fattori più preoccupanti di questa che si configura come una vera e propria epidemia. Nell’ultimo decennio, infatti i casi clinici di anoressia nervosa e altri disordini alimentari sono stati sempre più frequentemente segnalati in bambine/i in età prepuberale. Il quadro clinico che osserviamo in queste bambine/i è del tutto sovrapponibile a quello delle ragazze adolescenti e giovani donne che abbiamo osservato sino ad ora. Ciò pone problemi nuovi e complessi e costringe medici, pediatri, psicologi e nutrizionisti a costruire percorsi assistenziali che tengano conto dell’età delle pazienti e programmi di prevenzione familiari e scolastici per riconoscere e/o prevenire un disturbo così insidioso, il cui esordio precoce comporta alti rischi di compromissioni organiche e psicologiche, anche irreversibili.
La Ricerca nazionale del ministero della Salute sui fattori predittivi per i disordini
alimentari infantili e preadolescenziale tra 8 -17 anni, che si è appena conclusa, ha messo in evidenza che oltre ad anoressia e bulimia esistono purtroppo altri disturbi alimentari presenti nell’infanzia, anch’essi in costante aumento. Nel quadro di “Food Avoidance Emotional Disorder” (Disturbo emotivo di evitamento del cibo) i bambini non mangiano perchè hanno severe fobie od ossessioni, o perché sono depressi. Il “selective eating” (Alimentazione Selettiva), disturbo abbastanza diffuso, è caratterizzato da alimentazione molto selettiva di cibi, con una perdita di peso rilevante. L’insorgenza sempre più precoce dei Dca ci costringe a riflettere su quali possano essere i fattori specifici di tale espressione patologica.
I fattori di rischio per un esordio precoce di Dca sono senz’altro aumentati: i modelli culturali della magrezza a cui i bambini sono sempre più esposti attraverso i mass media, ma anche attraverso la famiglia, la scuola e i luoghi di aggregazione; abitudini alimentari scorrette e sempre meno regolari in ambito familiare; l’aumento dell’incidenza dell’obesità infantile.
L’ipotesi di una vulnerabilità genetica viene attentamente investigata , insieme agli altri fattori culturali, psicologici , traumatici e familiari ed è stata costituita a Perugia presso il Dipartimento di Biochimica Molecolare la più grande banca dati genetica italiana su Anoressia e Bulimia, su cui si sta lavorando in questo momento con grande interesse.
La ricerca sulle cause non ci deve però allontanare dal tema della difficoltà che in Italia ,in questo momento, hanno tutte le persone che si ammalano di questa patologia e delle loro famiglie a trovare un percorso di cura adeguato. Purtroppo il Numero verde SOS Disturbi alimentari 800180969 , che raccoglie chiamate da tutta Italia ci racconta di una realtà di assistenza insufficiente e in molte regioni completamente assente. È importante quindi che questa giornata - istituita 5 anni fa da un padre, Stefano Tavilla, la cui la figlia ammalata di bulimia è morta mentre aspettava di entrare in uno dei pochi centri italiani - diventi un’occasione per sollecitare le istituzioni nazionali e regionali a organizzare reti di servizi specializzati per questa gravissima patologia.
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