Medicina e ricerca
Rari siamo tutti. Chi più, chi meno
di Roberto Turno
24 Esclusivo per Sanità24
Carlo G. aveva gli occhi d’un azzurro profondo. Tutti i suoi 5 anni erano rimasti accesi, quei fari azzurri, mentre il suo corpiccino si spegneva e diventava sempre più piccino, e la sua mente s'addensava. Niente era stato possibile per salvarlo. Nessuno aveva mai cercato riposte al suo dolore. Che era così raro da non meritare investimenti. Ma tutti erano addolorati.
Anche Silvio B. il Cavaliere, a suo modo, era raro. E così il premier Matteo, raro a suo modo. Ma tutti siamo rari, in qualche modo. Chi più, chi meno. Ma appunto: chi più, chi meno. Metti il minuscolo Marco G., metti la sua famiglia intorno a lui tutte le ore possibili, tra un turno al bar e la pausa in fabbrica, senza badanti ma solo nonni, zii quando potevano, fratellini col sussidiario davanti. Metti un disastro fisico che avanza di giorno in giorno, medicine tampone, argini chimici che nemmeno l’Ilva. Metti un bimbo che se ne va, un diciottenne che all'improvviso si perde, una giovane donna che si scopre vecchia all'improvviso. Metti che nessuno o pochi o solo qualcuno – ma non basta mai – metta a fuoco col microscopio quell'invasione che sta devastando un essere umano.
Già, un essere umano. Che però è soltanto un malato raro. Un caso. In quanto tale quasi un fenomeno da baraccone. Non un essere umano. Che merita la penicillina giusta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA