Medicina e ricerca

La scommessa vaccini: investire in prevenzione per migliorare la salute e liberare risorse pro sostenibilità

di Massimo Scaccabarozzi (presidente Farmindustria)

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24 Esclusivo per Sanità24

Quanti adolescenti del mondo occidentale sanno cosa è la poliomielite o il vaiolo? Quasi nessuno. Forse proprio per questo negli ultimi anni si è riaperto il dibattito sull’importanza delle vaccinazioni, nonostante i numerosi benefici per la salute con essi ottenuti. Per comprenderne meglio il valore vorrei soffermarmi su tre importanti aspetti.

Aspetto sociale. Se oggi alcune malattie sono state eradicate e di altre si è ridotta l’incidenza lo si deve ai vaccini. Se milioni di persone sono state salvate lo si deve ai vaccini. Ricordo che, in termini di riduzione della mortalità, sono secondi solo alla potabilizzazione delle acque. Puntare sulla vaccinazione significa quindi investire in prevenzione e tutelare la salute di milioni di persone.

Nonostante ciò oggi ci si vaccina sempre meno, cresce la sfiducia nei programmi di profilassi, anche a causa della diffusione di notizie scientificamente infondate. Con conseguenze molto serie: nell’Unione europea per la mancata vaccinazione antinfluenzale si contano 40.000 morti all’anno, soprattutto anziani. E in Italia i casi di influenza nel biennio 2014-2015 sono stati di 6,3 milioni, un valore vicino al massimo storico. La passata stagione ha fatto registrare il minor numero di vaccinati (in media solo un italiano su dieci) con ripercussioni gravi per la salute dei cittadini. Quando le coperture vaccinali sono inadeguate, le malattie ritornano. Fenomeno che può essere arginato attraverso l’applicazione del nuovo Piano nazionale della Prevenzione vaccinale che potrà garantire un accesso programmato e razionale a tutti i cittadini per i vaccini oggi disponibili.

Un piano all’avanguardia, basato su evidenze scientifiche, in linea con quanto emerso dal semestre italiano della presidenza europea, e frutto della collaborazione di istituzioni, società scientifiche e ordini professionali, che dovrebbe essere accompagnato da campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte a operatori sanitari e cittadini.

Aspetto economico sul breve periodo. Lo slogan di una pubblicità di qualche anno fa recitava “prevenire è meglio che curare”. Ed è proprio così. Un esempio concreto: per vaccinare contro l’influenza i cittadini tra i 50 e i 64 anni, con una spesa di 76 milioni di euro si è calcolato che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) risparmi quasi 750 milioni. Ecco allora quello che a prima vista sembra un costo, i 76 milioni, diventa un investimento con effetti benefici per le persone, che si ammalano di meno; per la società nel complesso, che può contare su cittadini sani; e per le casse dello Stato, che non è costretto a versare un importo di 10 volte superiore per la cura delle malattie. E spendendo un solo euro per le vaccinazioni in generale si arriva a risparmiare fino a 24 euro necessari per assistere chi si ammala.

Aspetto della sostenibilità del sistema sul medio-lungo periodo. Con l’aumento dell’età media il nostro Ssn si trova a dover affrontare sfide sempre più impegnative. Reperire risorse per le cure e per garantire un uguale accesso all’innovazione è prioritario.

Molti farmaci innovativi sono arrivati e molti ne arriveranno a breve. Un vero e proprio tsunami che richiede un fondo sanitario adeguato, il reinvestimento in Sanità dei risparmi ottenuti e un fondo per l’innovazione autonomo fuori dai tetti di spesa. Occorre quindi una nuova governance in grado di superare la visione a silos e pensare al farmaco non come a un costo ma come fonte di risparmio per la Sanità. Investire in prevenzione vaccinale, dalla nascita e nell’arco di tutta la vita, significherebbe quindi spendere meno e liberare risorse che potrebbero contribuire a rendere sostenibile il Ssn e migliorare la salute delle persone.

L’industria dei farmaci e vaccini è una punta di diamante della manifattura e della ricerca. Nel 2014 il settore dei vaccini in Italia - che vanta il più grande stabilimento di produzione dell’Unione europea - ha fatto registrare esportazioni per un valore di 516 milioni di euro con una crescita del 25,3% rispetto al 2013.

Un’eccellenza che scommette sul nostro Paese e che negli anni ha dimostrato ripetutamente un forte senso di responsabilità. E che - insieme a tutti gli attori del sistema - sta facendo la sua parte per raggiungere lo stesso obiettivo: fare il bene delle persone, garantendo salute, e del Sistema Paese, assicurando occupazione, crescita economica e sviluppo scientifico.


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