Medicina e ricerca
Pertosse: un pericolo reale per i neonati ed un’offerta della vaccinazione nelle donne in gravidanza
di Antonio Cassone (Membro dell'American Academy of Microbiology - già Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Iss)
24 Esclusivo per Sanità24
Dall'esame dei dati epidemiologici internazionali che documentano recenti estese epidemie di pertosse in diversi Paesi, pur in presenza di elevate coperture vaccinali, emerge come questa malattia ancora costituisca un rischio grave per la salute dei neonati e dei bambini in tenera età, come giustamente fa rilevare la mamma di Cesena citata da La Repubblica di oggi. Si fa poca diagnosi dei casi di pertosse negli adolescenti e negli adulti che costituiscono il reservoir dell'agente della malattia visto che i vaccini attualmente in uso in Italia (vaccini antipertosse acellulari) conferiscono una immunità efficace ma poco persistente nel tempo, e soprattutto contrastano efficacemente la malattia ma non altrettanto la trasmissione dell'agente infettante, che quindi “si sposta” nella fascia di età in cui non trova resistenza immunologica all'impianto nelle vie respiratorie. Oggi si stima che almeno un quinto degli episodi di tosse prolungata per più di due settimane in soggetti adulti sia da attribuire ad infezione da Bordetella pertussis, il batterio agente eziologico della pertosse. Il rischio maggiore rimane per i bambini fino al 3° -6°mese di età, quindi ancora non vaccinati o con vaccinazione ancora incompleta, e perciò non protetti, se vengono in contatto con adulti infetti e non trattati ( spesso proprio la madre). In questi bambini la pertosse ha un quadro clinico grave fino ad essere letale.
Quali i rimedi, oltre quanto detto per la sorveglianza e la diagnosi della pertosse negli adulti (poco praticata)? Il rimedio più “semplice” a corto-medio termine è una politica vaccinale adeguata alla nuova situazione epidemiologica, il cui caposaldo non può che essere aumentare la copertura vaccinale con l'assunzione di una nuova dose di vaccino all'età prescolare e nell'adolescenza nonché offrendone una nuova dose nei giovani adulti. Al momento attuale, le coperture vaccinali in queste fasce di età sono troppo basse o del tutto trascurabili. Tuttavia, è comune conoscenza che questi interventi di sanità pubblica vaccinale sono costosi ed alla fine poco praticabili. Quanti di noi adulti fanno il richiamo della vaccinazione antitetanica ogni dieci anni, come previsto? Inoltre, non è chiaro se , nel caso dei vaccini antipertosse acellulari, ripetuti richiami riescano davvero ad alzare il livello della protezione e renderla più duratura.
Quello che può essere molto utile è focalizzarsi sul punto più critico, e cioè proteggere il neonato nei primissimi mesi di vita, prima che la vaccinazione (almeno le prime due dosi) abbia il suo effetto , quando peraltro la malattia è davvero temibile e , come detto, mette a gran rischio la vita stessa del neonato. Credo sia opportuno inserire nel nuovo Piano Nazionale la possibilità di una attiva offerta vaccinale alle donne in gravidanza. Essa trasmetterà i giusti anticorpi anti-pertosse attraverso la via transplacentare e con l'allattamento, il bambino ne risulterà protetto quando è davvero indispensabile. Il vaccino idoneo esiste ed è già usato con successo in alcuni paesi ( Regno Unito ) ed in altri paesi (US) è molto caldeggiata dalle Autorità sanitarie. Se si ritiene che nel nostro Paese serva sperimentare ulteriormente questa soluzione prima di adottarla, lo si può fare utilizzando le grandi competenze esistenti proprio sui vaccini antipertosse in Italia, dove alcuni di essi oggi disponibili sono stati inventati e sperimentati sotto la direzione dell'Istituto Superiore di Sanità.
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