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Psico-oncologia, l’American-Italian Cancer Foundation premia Gabriella Pravettoni. L’esperta: «Oggi in Italia solo il 20% dei pazienti con tumore riceve effettivamente un supporto psicologico»

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L’American-Italian Cancer Foundation ha conferito lo “Special Recognition Award” a Gabriella Pravettoni, Direttrice della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia e Professoressa di Psicologia delle Decisioni all’Università degli Studi di Milano. Per la prima volta il prestigioso riconoscimento è assegnato a uno psiconcologo. L’American-Italian Cancer Foundation fu istituita nel 1980, a New York, da Umberto Veronesi, con l’obiettivo di costruire un ponte della ricerca fra Italia e Stati Uniti e migliorare gli strumenti nella sfida contro il cancro, anche grazie al sostegno economico a giovani ricercatori. Lo “Special Recognition Award” è stato assegnato alla Prof.ssa Pravettoni “per l’importante contributo nello sviluppo della psiconcologia” e la cerimonia di premiazione si è svolta ieri sera a New York. «Sono molto onorata di ricevere questo ‘award’ da un ente italo-americano, che vede tra i suoi fondatori proprio Umberto Veronesi – afferma Gabriella Pravettoni -. Sono cresciuta professionalmente allo IEO, l’ospedale istituito dal Professore. Il riconoscimento dell’American-Italian Cancer Foundation suggella il lavoro che, con la mia équipe, abbiamo svolto in questi anni e ‘completa’ il ponte della ricerca fra Italia e Stati Uniti, aggiungendo il pilastro fondamentale della psiconcologia».
Gabriella Pravettoni, che nel 2023 ha portato a Milano il Congresso mondiale di Psiconcologia, si occupa da anni all’Università degli Studi di Milano di processi decisionali e di psicologia della salute. La sua attività si svolge tra la Statale e lo Ieo, dove è principalmente focalizzata, nella pratica clinica e nella ricerca scientifica, alle medical humanities e, in particolare, al decision making e all’empowerment, inteso come un processo per potenziare le risorse personali psico-sociali del paziente nella gestione della malattia e del percorso di cura, agendo su più livelli: il paziente, la famiglia, il medico, la società. Su questi temi il gruppo della Prof.ssa Pravettoni è impegnato in vari progetti di ricerca internazionali, che vedono la collaborazione multidisciplinare di importanti centri di riferimento.
«La prospettiva psicosociale in oncologia si è sviluppata a partire dalla metà del secolo scorso negli Stati Uniti – continua la Prof.ssa Pravettoni -. In Europa e in Italia, l’attenzione a questi aspetti ha preso corpo negli anni 70 e 80, a cui risalgono le prime pubblicazioni scientifiche di psiconcologia, a partire dai lavori di Jimmie Holland del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. Oggi è consolidato il valore della psiconcologia a supporto del percorso terapeutico del paziente colpito dal cancro perché, come ha sempre sostenuto il Professor Veronesi, non si può eliminare il tumore dal corpo, senza toglierlo anche dalla mente della persona».
L’incidenza della malattia sta aumentando a livello globale e nei singoli Paesi. Nel mondo, nel 2022, sono stati 20 milioni i nuovi casi di cancro. In Italia, nel 2023, sono state stimate 395.000 nuove diagnosi, con un incremento, in tre anni, di 18.400 casi. Nel 2024, negli Stati Uniti, si prevede che supereranno per la prima volta i due milioni.
«Oggi, in molti casi, è possibile raggiungere la guarigione o cronicizzare il cancro - sottolinea Pravettoni -. Per i pazienti oncologici non conta solo allungare la vita in termini di tempo, ma anche che questo tempo sia di qualità. Il 20% delle persone con tumore è colpito da depressione e oltre il 50% sviluppa disagio psicologico. Questi disturbi, che rientrano nel distress emozionale, hanno un impatto negativo sulla qualità di vita, sull’adesione ai trattamenti e, quindi, sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici. Uno studio olandese ha dimostrato che il disagio emotivo può influenzare negativamente la risposta alle terapie immunoterapiche contro il tumore. È quindi fondamentale garantire il supporto psiconcologico, anche da remoto attraverso piattaforme, perché queste persone possano prendersi cura di sé anche a livello psicologico ed emozionale. In Europa, però, solo il 37% dei Paesi stanzia un budget specifico da destinare a questo tipo di sostegno, con il risultato che spesso il bisogno di cure psiconcologiche resta insoddisfatto – conclude la professoressa -. In Italia lo psicologo dedicato all’oncologia è presente, sulla carta, in circa la metà dei centri, ma solo il 20% dei pazienti riceve effettivamente questo supporto. Ad esempio, la norma che ha istituito in Italia le Breast Unit ha stabilito che all’interno dei team multidisciplinari siano inclusi gli psiconcologi, ma troppo spesso nei centri di senologia mancano professionisti strutturati, sostituiti da figure che lavorano con contratti precari o supportate da associazioni, fondazioni, enti del terzo settore. Vanno colmate quanto prima queste lacune, perché è importante che ogni persona, al momento della diagnosi e nelle diverse fasi della malattia, sia sottoposta a uno screening da parte dello psiconcologo per valutare il livello di disagio mentale».


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