Lavoro e professione

Manovra/ Di Silverio (Anaao Assomed), tre priorità mancate insieme al rilancio del Ssn: indennità di specificità defiscalizzata, specializzandi contrattualizzati e piano assunzioni

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24 Esclusivo per Sanità24

«Alla base del nostro giudizio sul testo della manovra, negativo fino allo sciopero, c’è la consapevolezza che il destino della sanità pubblica è interesse non solo sindacale, ma sociale e politico e che la sostenibilità del sistema sanitario pubblico rischia di essere sacrificata sull’altare di scelte governative che vedono la sanità pubblica ancora agli ultimi posti nella scala delle priorità. Malgrado essa sia un volano riconosciuto della stessa crescita economica e la salute sia diventata il primo problema per l’80% dei cittadini». Così Pierino di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, nell’audizione sul Ddl di Bilancio davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
«Ci aspettavamo la defiscalizzazione dell’indennità di specificità medico e sanitaria, che sarebbe stato il segnale più volte annunciato anche dal ministro della Salute prima di questa legge di Bilancio, che avrebbe portato in maniera molto pragmatica intorno ai 210-220 euro mensili nettiin busta paga alla dirigenza medicia e circa 80-90 euro per la dirigenza sanitaria. Ci ritroviamo invece con un aumento di 17 euro netti in tasca al mese ai dirigenti medici e di 7 euro alla dirigenza sanitaria: con queste cifre non possiamo dichiararci soddisfatti. Tra l’altro è un aumento che si verificherà solo alla firma del contratto 2025-2027 quando ancora dobbiamo firmare il contratto che scade nel 2024. In sintesi, pochi aumenti, non istantanei e non immediati tra 3 anni, di appena 17 euro al massimo che per altro vengono resi vani dall’assenza di detrazioni perché la sforbiciata a queste ultime non solo li neutralizza ma addiruttura mette il “segno meno” davanti agli stipendi dei dirigenti medici. Seconda priorità era la contrattualizzazione dei medici in formazione: avevamo chiesto che finalmente come avviene in tutto il mondo gli specializzandi potessero avere un contratto di formazione che consentisse loro da una parte di avere una formazione di qualità integrata negli ospedali, dall’altra parte di entrare prima nel mondo del lavoro velocizzando tra l’altro l’iter formativo e di aumentare il numero di medici. Invece ci ritroviamo con la riforma degli accessi a Medicina che non condividiamo assolutamente. Terza priorità era quella inerente il piano di assunzioni dei medici: dovevao essere 10mila e si sono ridotte a 6mila ma nella legge di bilancio non c’è traccia né dei tempi né dei modi in cui questo avverrà».
In sintesi le criticità principali rilevate, messe in fila dall’Anaao:
- le risorse necessarie per attuare un piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri che recuperi i tagli del passato, elimini il fenomeno dei “gettonisti” e migliori le condizioni di lavoro, sono state ridotte al “lumicino”. Dai 10.000 posti previsti per i medici si scende a 6.000 nel 2025, un numero insufficiente financo a coprire il turnover annuale prodotto da pensioni e fughe.
- Eliminare il tetto di spesa, come previsto dal Decreto legge “Liste di attesa”, sarà impossibile.
-Esigue anche le risorse destinate all’aggiornamento dei Lea;
- il reale incremento di risorse previsto nel 2026 è disperso in troppi rivoli rispetto alle risorse assegnate, senza una chiara visione di rilancio del Servizio sanitario nazionale, visto che il finanziamento pubblico ritorna negli anni successivi a cifre da manutenzione ordinaria;
- le liste d’attesa rimangono esse stesse “in attesa di tempi migliori”, mancando risorse aggiuntive a quelle già stanziate e che in massima parte sono già state consumate dalle Regioni;
- i futuri contratti di lavoro vengono finanziati a un tasso che recupera (forse) solo la inflazione attesa, senza spazio per valorizzare un lavoro che diventa sempre più difficile, gravoso e rischioso;
- la formazione post laurea dei medici deve accontentarsi di cifre irrisorie e a futura memoria, e per quella dei dirigenti sanitari dell’area non medica non ci sono nemmeno quelle, non essendo riconosciuta loro alcuna forma di sostegno economico durante la frequenza dei relativi corsi, né alcuna forma di tutela economico-giuridica per la maternità e paternità. Nessun accenno alla necessità di introdurre un vero contratto di lavoro a scopo formativo superando la attuale condizione di studenti; nessun accenno alla soppressione del termine del 31 dicembre 2026 quale limite di applicazione del cosiddetto “Decreto Calabria”;
- l’indennità di specificità, che esprime la peculiarità della professione, trova, al posto della promessa defiscalizzazione, un incremento minimale e, per di più, rateale e legato a un contratto di lavoro di incerta tempistica;
- la sforbiciata sulle detrazioni fiscali colpisce il ceto medio, di cui i dirigenti medici sono gran parte, rischiando di annullare il valore dei modesti incrementi contrattuali promessi. Di fatto un aumento di tassazione per chi è già tra i maggiori contribuenti.

Il tutto - chiosa il segretario nazionale Anaao Assomed - «in un contesto che registra l’insoddisfazione delle risposte al tema della responsabilità professionale con nessun accenno alla soppressione del termine del 31 dicembre 2024 quale limite di applicazione del cosiddetto “scudo penale” peraltro disposizione senza oneri per la finanza pubblica, e delle aggressioni ai sanitari, la crescente occupazione universitaria della direzione di Uo del Servizio sanitario nazionale, il moltiplicarsi delle inadempienze degli obblighi contrattuali da parte delle Aziende e delle Regioni».


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