Lavoro e professione

Revisione delle professionalità sfida ineludibile per un nuovo ecosistema lavorativo

di Renzo Ricci *

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24 Esclusivo per Sanità24

La pubblicazione dell’articolo “Workforce research priorities for resilience to future health shocks—and the workforce crisis” sulla rivista BMJ di Kieran Walshe e coll., non può che sollecitare molte riflessioni per chi come me si occupa di dinamiche del personale.
L’articolo ipotizza uno shock del sistema salute descrivendo la crescente consapevolezza che il NHS stia per affrontare una tempesta perfetta: alti tassi di abbandono attraverso pensionamenti, migrazioni, cambi di carriera, deficit di formazione ed età media del personale molto alta, un’enorme dipendenza dal reclutamento internazionale, livelli allarmanti di stress e burnout della forza lavoro, produttività del lavoro in declino e così via.
La necessaria revisione delle professioni e quindi delle professionalità, in relazione a quanto sta accadendo nel mondo, sta diventando una sfida ineludibile come risposta alle pressioni che il sistema salute sta subendo. Da qui nasce la necessità di ridefinire i confini e chiarire la loro ambiguità, poiché la natura della pratica professionale dipende dal contesto in cui viene applicata, dalle competenze richieste, dal grado di discrezionalità e dal potere decisionale. Questo porta le professioni ad operare in ambiti limitati che spesso non rispondono alle reali esigenze delle persone e all’investimento formativo fatto.
È evidente che la logica conservatrice di mantenere tutto in ’ordine’ aveva lo scopo di garantire l’autoregolazione del controllo sia sul contenuto del proprio lavoro, sia sui destinatari. Il miglioramento era considerato possibile solo attraverso una gestione sostenuta con ostinazione da chi temeva di perdere terreno, senza tenere in alcun modo conto delle reali necessità del sistema. La carenza di personale, i pensionamenti, la scarsa attrattività delle professioni, le restrizioni economiche e i nuovi bisogni stanno spingendo il sistema sanitario ad evolversi per evitare di sparire.
L’evoluzione dei ruoli professionali nel sistema sanitario non è semplicemente un adattamento alle circostanze, laddove i confini tra le discipline si dissolvono, lasciando spazio a un ecosistema lavorativo dove l’integrazione e l’agilità saranno le vere forze trainanti. La vecchia logica di compartimentazione lascerà il passo a una nuova intelligenza collettiva che permetterà di ridefinire le professioni non solo come un insieme di competenze, ma come parte integrante di un ecosistema dinamico, dove il sapere fluisce tra diversi ambiti e la flessibilità diventa un valore strategico. La capacità di adattarsi e innovare rappresenterà la chiave per trasformare le competenze individuali in un patrimonio collettivo, creando un sistema capace di evolvere continuamente di fronte a nuove esigenze. Per realizzare questa visione, occorrerà costruire ambienti di lavoro che siano dei veri e propri “laboratori del futuro”, dove la sperimentazione e la co-creazione diventino la regola di un sistema sempre più complesso; dove sarà necessario favorire una cultura che premi non soltanto il risultato ma anche il rischio e l’audacia, in cui l’errore sia visto come parte integrante del processo di crescita. Questo cambiamento di paradigma non sarà solo un aggiustamento, ma una rivoluzione silenziosa che ridisegna il sistema sanitario e i suoi percorsi formativi, dove la vecchia logica dei compartimenti stagni cederà il passo a una nuova forma di intelligenza collettiva, dove il sapere diventerà fluido e le competenze manageriali si intrecceranno armoniosamente con quelle cliniche. Questo darà vita a professionisti poliedrici, veri e propri ’architetti’, in grado di muoversi con agilità nelle complessità del sistema.

* Coordinatore del gruppo Dirigenti della Fno Tsrm e Pstrp


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