Lavoro e professione

Aggressioni ai sanitari: urgente applicare e migliorare la normativa per garantire sicurezza e prevenzione

di Teresa Calandra*

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24 Esclusivo per Sanità24

La normativa attuale prevede già misure significative per la prevenzione delle aggressioni, come sancito nell’articolo 2 della legge 113 del 2020, con l’istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti delle professioni sanitarie e sociosanitarie (ONSEPS), incaricato del monitoraggio degli episodi di violenza e della promozione di studi, buone pratiche e formazione. Inoltre, l’articolo 7 della stessa norma stabilisce protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi in caso di aggressioni. Tuttavia, queste misure devono essere implementate con maggiore decisione e migliorate, per rispondere adeguatamente alle sfide attuali.
Nel breve termine, è necessario intervenire con misure repressive per garantire la sicurezza dei professionisti sanitari, come il controllo più rigoroso degli accessi dei visitatori alle strutture sanitarie e il rafforzamento dei sistemi di vigilanza. Tuttavia, il tema deve essere affrontato in una prospettiva più ampia, investendo anche in questo caso sulla prevenzione.
La violenza contro i professionisti sanitari deve essere vista come un attacco a figure che rappresentano e, nel loro esercizio, incarnano lo Stato, al pari di insegnanti, agenti delle forze dell’ordine o altri funzionari pubblici. Questo fenomeno segnala una preoccupante perdita di credibilità e di rispetto verso le istituzioni e verso chi vi lavora. È necessario un impegno concreto in investimenti culturali e valoriali, che, nel medio e lungo termine, ristabiliscano il rispetto e la fiducia verso queste figure professionali.
È cruciale comprendere in profondità le cause che portano a questi episodi di violenza. In che modo l’organizzazione delle strutture sanitarie, il numero del personale in servizio e le loro capacità comunicative hanno influito nei contesti in cui si sono verificati questi episodi. Solo attraverso una raccolta accurata di dati e informazioni si potrà identificare, comprendere e affrontare correttamente il problema.
Secondo i dati INAIL, la categoria degli Educatori professionali, una delle professioni da noi rappresentate, è la terza più colpita da episodi di violenza. Questi professionisti lavorano in contesti complessi e delicati, come servizi educativi e riabilitativi di fragilità sanitaria e sociale: minori, tossicodipendenti, soggetti psichiatrici, etc.... Esistono degli esempi virtuosi, almeno nelle intenzioni, e diventa quindi fondamentale analizzare le misure adottate in questi contesti e capire se abbiano contribuito a ridurre il fenomeno e a migliorare la percezione di sicurezza tra gli operatori sanitari e sociosanitari. Avere queste conoscenze e condividerle, ci consentirà di prevenire episodi di violenza.
Per affrontare in modo duraturo il problema delle aggressioni, è essenziale ricostruire un rapporto di fiducia reciproca tra i professionisti sanitari e i cittadini. Le Istituzioni devono agire attraverso strategie di sensibilizzazione pubblica, promuovendo esperienze positive con gli operatori sanitari, coinvolgendo attivamente la cittadinanza e adottando una comunicazione bidirezionale, che favorisca il dialogo e la comprensione tra le parti.

*Presidente della FNO TSRM e PSTRP


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