Lavoro e professione

Fadoi: ogni anno 2 milioni di ricoveri impropri e spreco di 6 miliardi, blackout tra ospedali e medici di famiglia

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24 Esclusivo per Sanità24

C’è un blackout di comunicazione tra ospedali e servizi sanitari territoriali, ovvero i medici di famiglia, che si consultano quando un paziente è ricoverato in appena il 15% dei casi, mentre in otto casi su dieci i pazienti arrivano in reparto senza che si sappia nulla dei loro trascorsi in fatto di salute in quanto il fascicolo sanitario elettronico è aggiornato appena una volta su cinque. La conseguenza è pesante: in media tre ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali. Il che in numeri assoluti significa 2 milioni e 250 mila ricoveri evitabili l’anno, pari a uno spreco di circa 6 miliardi, calcolando che il costo medio di un ricovero è di circa 3mila euro. È questa la fotografia del muro che separa in sanità ospedali e territorio, scattata dall’indagine condotta da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri, su un campione rappresentativo di tutte le Regioni, e presentata in occasione del 29° congresso nazionale.

Fadoi punta i riflettori anche su un altro fenomeno, legato sempre ai ricoveri impropri: sono in media il 20% quelli di natura ’sociale’ più che sanitaria. Ossia di pazienti che si sarebbero potuti assistere anche a casa se solo esistesse un servizio di assistenza domiciliare o una rete familiare in grado di accudirli. Ospedali e sanità territoriale, affermano i medici internisti, rappresentano dunque due mondi quasi incomunicabili che finiscono per generare accessi impropri ai pronto soccorso e ricoveri evitabili. Problemi che solo per il 7,6% dei medici potranno essere risolti da ospedali e case di comunità, il fulcro della riforma sanitaria territoriale finanziata complessivamente con oltre 7 miliardi del Pnrr.

La riforma della sanità territoriale, con i previsti ospedali e Case di comunità, infatti, secondo Fadoi, difficilmente riuscirà a risolvere il problema dei ricoveri impropri: mancano disposizioni su chi debba lavorarci e in quale rapporto con l’ospedale. Queste strutture, infatti, per il 38,7% dei medici internisti ospedalieri non riusciranno ad evitare il ripetersi di ricoveri ed accessi impropri ai pronto soccorso, mentre per il 29,4% potranno influire positivamente ma a patto che la riforma venga modificata.

Per il 42,1% degli internisti ospedalieri occorre prima di tutto un provvedimento, ancora mancante, che fornisca indicazioni precise su quali professionisti del territorio e con quale modalità debbano lavorare nelle nuove strutture, mentre per il 27,9% occorrono regole che disegnino il rapporto tra queste strutture e l’ospedale. Per un altro 20,5% servono piattaforme informatiche comuni tra ospedale e strutture del territorio, perché anche qualora i medici schierati in queste ultime aggiornassero il fascicolo sanitario elettronico, oggi in molti casi i sistemi informatici delle varie strutture sanitarie, anche di una stessa regione, non comunicano tra loro. Solo per il 9,5% servirebbero invece finanziamenti specifici per il personale delle strutture territoriali. “L’indagine dimostra numeri alla mano lo scollamento pressoché totale tra ospedale e territorio. Anacronistico in un Paese che invecchiando vede aumentare il numero di pazienti cronici con poli-patologie che richiedono una presa in carico globale, che ricomprenda sia la fase che precede il ricovero sia quella seguente - afferma il presidente Fadoi, Francesco Dentali -. Purtroppo, come segnalano a larga maggioranza i nostri medici, questa frattura non sarà ricucita dalla riforma della sanità territoriale finanziata con i soldi del Pnrr, che ha disegnato le mura delle nuove strutture, senza definire chi ci lavora e come si rapportino con l’ospedale”.

Il gap di comunicazione tra i medici del territorio e l’ospedale preoccupa anche il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto al congresso in videocollegamento, secondo il quale rappresenta un “vulnus per il nostro sistema sanitario che va colmato. Una maggiore capacità di dialogo è, infatti, necessaria sia per migliorare la qualità delle cure ai pazienti - ha detto - sia per allentare la pressione sulle strutture ospedaliere”. Riferendosi ai ricoveri impropri, Schillaci ha quindi avvertito che “se non rafforziamo il territorio, mettiamo a rischio la tenuta e la qualità dell’assistenza ospedaliera del Ssn che ancora oggi, nonostante tante difficoltà, è tra i migliori al mondo”. Da qui l’importanza della riforma in atto dell’assistenza territoriale. La presenza nelle Case di Comunità di team multidisciplinari, ha spiegato il ministro, “è la risposta più efficace per i bisogni dei pazienti cronici, che rappresentano i maggiori utenti del Ssn, e per arginare la pressione sugli ospedali”.

Pesano anche i ricoveri “sociali”. “Non possiamo lasciare che i reparti di medicina interna degli ospedali - ha sottolineato il presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), Giovanni Migliore - si trasformino in strutture di assistenza sociosanitaria per pazienti dimissibili ma che non possono andare a casa”.


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