Lavoro e professione
Dirigenza medica: firmato il contratto 2019-2021, scattano gli aumenti e gli arretrati. Naddeo (Aran): ora si riparte dal comparto. Alparone: importante segnale per il Ssn
di Red. San.
24 Esclusivo per Sanità24
I sindacati hanno firmato il Ccnl 2019-2021 dei medici, veterinari e dirigenti sanitari. Una firma attesa da mesi da tutta la dirigenza medica e sanitaria, grazie alla quale arriveranno aumenti retributivi pari, in media, a circa 150 euro lordi al mese e circa 10.800 euro lordi di arretrati. Tuttavia, la versione definitiva del contratto presenta alcune modifiche, ad alcuni articoli precedentemente negoziati con i sindacati e previsti nel testo firmato lo scorso 28 settembre. Modifiche che vanno al di là della verifica della compatibilità delle spese previste con le risorse disponibili svolta dal ministero dell’Economia.
"Abbiamo denunciato formalmente questo atteggiamento in una dichiarazione a verbale perché viola i principi di buona fede, lealtà e trasparenza su cui dovrebbero essere improntate le relazioni sindacali", dichiarano Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed e Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed.
"Complessivamente si tratta di un buon contratto e ringraziamo l’Aran il presidente Naddeo e il suo staff per la collaborazione nel corso di una trattativa che è stata comunque difficile - continuano i leader sindacali - Adesso, in ogni caso, si apre un capitolo ancor più rilevante, ovvero la contrattazione integrativa in tutte le aziende sanitarie del SSN, necessaria a rendere operative molte delle innovazioni introdotte nel CCNL, che altrimenti rischiano di rimanere lettera morta".
"Non neghiamo una certa preoccupazione – concludono Di Silverio e Quici – perché negli ultimi anni nelle aziende le trattative sono state avviate con estremo ritardo e proseguite con molta lentezza. Ma la crisi della sanità pubblica non ammette ulteriori rinvii: sollecitiamo dunque tutte le direzioni ospedaliere a convocare rapidamente i rappresentanti sindacali per concludere il prima possibile le trattative decentrate e migliorare le condizioni di lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari che lavorano nelle strutture pubbliche".
“Chiudere un contratto per 135.000 lavoratori - dichiara il presidente FVM, Aldo Grasselli - è sempre un fatto importante e positivo. Ma questo resta un contratto vecchio di tre anni che paga solo oggi e inadeguatamente il lavoro estenuante sostenuto durante la pandemia da medici e sanitari. Le questioni che pendono irrisolte sulla sanità pubblica e sul diritto alla salute dei cittadini sono ancora tutte critiche e urgenti. Saremo vigili e determinati nel difendere la sanità pubblica e nel verificare la disponibilità del governo di chiudere entro l’anno il contratto del personale sanitario per il triennio 2022-2024. Il disagio negli ospedali e nei servizi non diminuirà di intensità senza altri opportuni investimenti. La vertenza sulla sanità pubblica solidaristica e universalistica non finisce qui”.
Plaude alla firma e guarda alla prossima tornata contrattuale il presidente Aran, Antonio Naddeo. «Questo contratto non solo migliora la qualità della vita lavorativa dei professionisti del settore ma contribuirà, in modo significativo, a migliorare tutta la sanità pubblica», dichiara in una nota. Per poi annunciare che «il comitato di settore è già al lavoro per la prossima tornata contrattuale, iniziando dal comparto sanità, che interessa oltre mezzo milione di lavoratori». Naddeo intanto esprime «grande soddisfazione e orgoglio» per il via libera al Ccnl per il triennio scorso, che «rappresenta un passo fondamentale verso il riconoscimento e la valorizzazione del personale dirigenziale, medico, veterinario e sanitario del nostro Servizio sanitario nazionale. Risultati che sono frutto di negoziati lunghi, intensi e costruttivi, che hanno portato a miglioramenti significativi nelle condizioni di lavoro, nella tutela dei diritti e nella carriera del personale. Questo contratto - sottolinea - non solo migliora la qualità della vita lavorativa dei professionisti del settore, ma contribuirà, in modo significativo, a migliorare tutta la sanità pubblica».
«Con la firma del Contratto collettivo nazionale di lavoro della Dirigenza Sanità per il triennio 2019-2021 - interviene il presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità, Marco Alparone, che è anche vicepresidente di Regione Lombardia - la sanità pubblica fa un importante passo in avanti verso una migliore qualità del lavoro e dei servizi offerti ai cittadini. È un traguardo a cui a breve ci auguriamo si possa aggiungere anche la sottoscrizione definitiva del contratto della dirigenza funzioni locali e della ricerca sanitaria che chiuderà la tornata contrattuale 2019-2021. Il lavoro non è finito e quindi siamo già impegnati per gli atti di indirizzo che apriranno la nuova stagione contrattuale 2022-2024». La firma del Ccnl per la dirigenza medica "è un atto dovuto - prosegue -. Si riconoscono e valorizzano così le professionalità dei 135mila lavoratori del Servizio sanitario nazionale, ricordando anche l'impegno profuso in un periodo così difficile come quello della pandemia. È un contratto importante, frutto di una trattativa complessa, che ha visto le parti collaborare con senso di responsabilità per raggiungere gli obiettivi, non solo economici, ma anche di natura normativa, indirizzati a valorizzare le professionalità e con esse la salvaguardia del Ssn». Infine, un «sentito ringraziamento al presidente dell'Aran e alla sua struttura per il lavoro svolto e alle parti sociali per la collaborazione, elementi che hanno consentito di firmare un buon contratto con la soddisfazione di tutti gli attori".
I punti principali del nuovo contratto spiegati dall'Aran
Il nuovo testo contrattuale, sottolinea Aran in una nota, regola in modo esaustivo i principali istituti contrattuali, molti dei quali adeguati ai numerosi interventi legislativi che si sono susseguiti negli ultimi anni. In particolare, è stata riformulata in modo completo la parte che riguarda le relazioni sindacali, ponendo particolare attenzione sulla tematica dell’informazione, sia preventiva che consuntiva, nonché sulle materie di confronto (aziendale e regionale); sono state modificate le regole e i limiti su pronta disponibilità e guardia finalizzando tali modifiche a garantire migliori condizioni di lavoro; sono state poi attuate modifiche normative concernenti misure sulla salute e sicurezza del lavoro.
Il contratto 2019-2021 si qualifica, fra l’altro, per l’attenzione riservata alla specialità di questa dirigenza, manifestatasi in modo forte nella maggior tutela nei confronti del dirigente relativamente alle condizioni di lavoro e alla introduzione di un diritto che riconosce le ore lavorate in più e l’obbligo al loro recupero, che ha trovato risposta con la riscrittura dell’orario di lavoro che introduce per la prima volta nel dettato normativo contrattuale una nuova regolamentazione dell’eventuale impegno orario eccedente le 38 settimanali, tenuto conto delle ore di formazione e aggiornamento del professionista.
Per quanto attiene la valorizzazione della carriera attraverso l’obbligo di attribuzione degli incarichi, il sistema già delineato nella tornata contrattuale 2016-2018 è stato oggetto di specifici aggiornamenti finalizzati a garantire un incarico a tutti i dirigenti, rendendo maggiormente esigibile anche il predetto istituto contrattuale stabilendo peraltro procedure semplificate e tempistiche certe, in particolare per i dirigenti con almeno cinque anni di anzianità.
Miglioramenti significativi sono poi contenuti nella riscrittura del periodo di prova, nel meccanismo delle sostituzioni nel caso di assenza, impedimento, malattia o cessazione del titolare dell’incarico. Sono state poi ampliate alcune tutele, ad esempio quelle concernenti le gravi patologie che necessitano di terapie salvavita, le misure in favore delle donne vittime di violenza, le diverse tipologie di assenze, sia giornaliere che orarie. Altre novità di spicco riguardano l’inclusione della disciplina del lavoro agile e da remoto, e l’assunzione di dirigenti specializzandi a tempo determinato ai sensi della Legge 30.12.2018, n. 145 definendo gli istituti contrattuali a loro applicabili e dettagliate norme contrattuali.
Sotto il profilo economico, il contratto riconosce incrementi a regime del 4.5%, corrispondenti ad un beneficio medio complessivo di poco più di 288 euro/mese, distribuito in maggior parte sulla componente fondamentale del trattamento economico; ad esse vanno sommate risorse individuate da specifiche disposizioni di legge quali ad esempio le risorse per l’esclusività e quelle relative all’art. 1, commi 435 e 435-bis della Legge 205/2017.
Sono state inoltre introdotte, ricorda ancora Aran, per la prima volta:
- una nuova indennità di specificità sanitaria: per i profili diversi da quello medico e veterinario, finalizzata al progressivo allineamento alla indennità già in godimento per medici e veterinari;
- la nuova indennità di pronto soccorso: per tutti i dirigenti che operano presso i servizi di pronto soccorso al fine di riconoscere il maggior disagio provato dal personale operante in tali servizi.
Sono stati incrementati i valori dell’indennità di specificità medico veterinaria, la parte fissa della retribuzione di posizione, l’indennità di direzione di struttura complessa, la clausola di garanzia e l’indennità UPG.
Per quanto riguarda i fondi aziendali il contratto mantiene la struttura del sistema esistente che prevede tre fondi confermandone le modalità di costituzione e di utilizzo degli stessi, migliorando tuttavia il debito informativo richiesto alle aziende. In tema di risorse extracontrattuali il CCNL ha provveduto a gestire le risorse previste da specifiche disposizioni di legge nell’ambito del complessivo sistema dei fondi aziendali.
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