Lavoro e professione

Medici: il grande disagio e la nuova ricetta dell'Anaao, ma sulla svolta del Ssn pesa l'incognita del Mef

di Stefano Simonetti

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24 Esclusivo per Sanità24

I dirigenti sanitari stanno attraversando da anni momenti di grande disagio sotto molteplici punti di vista: il nuovo contratto collettivo con tutte le sue incognite, le condizioni di lavoro sempre peggiori, le mancate promesse come quella della detassazione dell’accessorio, la questione della depenalizzazione dell’atto medico, le continue irrefrenabili violenze contro i sanitari (le ultime il 20 gennaio a Termini Imerese ed Enna) per finire con l’età pensionabile e le sue deroghe. Sicuramente ho dimenticato qualche ulteriore criticità ma quelle indicate bastano e avanzano per giustificare lo stato di agitazione della categoria, ormai in pratica perenne. Ad essere oggettivi, tutte le tematiche di cui sopra riguardano nella stragrande maggioranza i medici ospedalieri ma è impensabile che le soluzioni possano essere parcellizzate o dirette solo ad alcuni contesti. Da un paio di anni i sindacati medici stanno seguendo una strategia che dovrebbe portare alla profonda revisione dello stesso stato giuridico della dirigenza sanitaria. Nel lontano 2015 scrissi un articolo sulla specificità del rapporto di lavoro della dirigenza sanitaria e in seguito ho sempre sostenuto, anche in occasione pubbliche, la forte esigenza di attuare delle revisioni profonde, fino all’intervento su questo sito del 26 aprile 2022 . Anche Claudio Testuzza lo scorso 6 dicembre ha puntualmente commentato sul sito la problematica parlando della "categoria speciale" per i dirigenti medici.
Detto questo come presupposto di partenza, sono rimasto molto sorpreso nel leggere l’intervista del Segretario nazionale dell’ANAAO rilasciata al quotidiano “La Stampa” lo scorso 20 gennaio. Già il titolo dell’articolo spiazza notevolmente: “Fateci lavorare di più nel privato”. Ma anche i punti toccati nell’intervista testimoniano un cambio di strategia che potrebbe essere il prodromo di cambiamenti epocali e sembra che i primi contatti informali con il Governo siano stati positivi. In estrema sintesi, quello che potrebbe accadere:
•uscita dal recinto della pubblica amministrazione
•cancellazione delle norme sull’esclusività del rapporto
•superamento degli attuali vincoli economici e della compressione dovuta al CCNL
•possibilità di effettuare 34 ore settimanali e dopo lavorare dove vogliono
Il tutto a beneficio dei cittadini che vedrebbero abbattute le liste di attesa. La proposta coinvolge anche gli infermieri e questa è senz’altro la notizia più clamorosa. Ora, l’intervista è abbastanza generica e sommaria nell’affrontare le varie problematiche ma è comunque un evidente segno di grande insofferenza e della ineludibile necessità di “fare qualcosa”. Ovviamente molti sono gli aspetti da approfondire puntualmente: dal ruolo di dirigenti al destino di tutti gli altri professionisti fino ai possibili profili di incostituzionalità; ma credo che il più rilevante sia l’atteggiamento del MEF. In ogni caso, si sta giocando una partita decisiva per il futuro del Servizio sanitario nazionale, anche se non so bene in quale direzione.


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