Lavoro e professione

Previdenza/ Per i Millennials rebus pensione dopo la "stangata" del Governo

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

I "Millennials" sono i nati tra il 1981 e il 1996, prima del millennio da cui il nome, che fanno i conti con dei cambiamenti epocali: la rivoluzione digitale, di cui sono massimi utenti ed esperti, la scarsità di lavoro e reddito, ma, anche, la precarietà delle pensioni .
Il Governo, per "non pregiudicare la sostenibilità delle finanze pubbliche e del debito", ha introdotto novità in tema pensionistico che, da un lato, potrebbero agevolare la pensione di vecchiaia dei Millennials, mentre, dall’altro, rendono a loro impossibile raggiungere la pensione anticipata. La causa è l’introduzione di nuovi aggravi che peggiorano i già rigidi requisiti previsti dalla Legge Fornero.
Ricordiamo che i Millennials, avendo iniziato l’attività lavorativa dopo il 1996, rientrano nella fascia di coloro che attualmente usufruiscono del regime contributivo.
Le Legge Fornero prevedeva per i Millennials due vincoli:
per usufruire della pensione di vecchiaia – il cui requisito è avere 67 anni di età e 20 di contributi – dovevano poter avere un assegno pensionistico di 1,5 volte superiore a quello sociale. Per quella anticipata – il cui requisito è avere 64 anni con 20 di contributi – dovevano poter contare su un assegno pensionistico di 2,8 volte superiore a quello sociale,
In generale, le modifiche pensionistiche inserite nell’ultima Legge di Bilancio rendono anche più difficile comprendere quando realmente si potrà andare in pensione a partire da quest’ anno.
Comunque, possiamo riassumere in questi punti il nuovo quadro:
I lavoratori che hanno una contribuzione pensionistica a partire dal 1° gennaio 1996 – i cosiddetti "contributivi puri", cioè i Millennials – da ora potranno accedere alla pensione di vecchiaia (a 67 anni di età e 20 di contributi) senza più dover raggiungere l’importo minimo previsto di 1,5 volte l’assegno sociale. Sarà invece possibile anticipare l’uscita pensionistica (a 64 anni di età e 20 di contributi) solo se l’assegno pensionistico è pari a 3 volte a quello minimo.
Infine, esiste una significativa novità, che di fatto, però, non interessa i Millennials, relativa al ridimensionamento dell’assegno. L'importo potrà essere calcolato interamente nel sistema contributivo (già così è per i Millennials) anche per gli anni maturati nel retributivo (quindi ante 1996) e, inoltre, l’importo non potrà superare in nessun caso i 2.250 euro mensili fino al compimento dell’età pensionabile.
In sostanza, il Governo, per agevolare la pensione di vecchiaia dei Millennials, gli ha reso impossibile avvalersi di quella anticipata. Quindi, se per uscire a 67 anni basterà un reddito più basso di quello previsto attualmente, per uscire anticipatamente a 64 anni servirà invece una retribuzione più alta di quella attuale.
È difficile capire la logica che ha portato il Governo a introdurre questi nuovi paletti per i Millennials, poiché si tratta di una generazione di lavoratori totalmente contributivi che, in quanto tali, percepirebbero una pensione senza turbare le casse previdenziali. Infatti, le 3 volte l’assegno sociale diventeranno la situazione di fatto per i Millennials.
Poco importa il fatto che il Governo sia intervenuto per abbassare la soglia inizialmente prevista in Manovra di 3,3 volte il minimo, pari a 1.661 euro. Se fosse rimasta questa soglia (3,3 volte), il traguardo pensionistico anticipato per i Millennials sarebbe stato addirittura impossibile da raggiungere.
Il motivo dell’introduzione dei paletti è puramente tecnico, in quanto il taglio del requisito della pensione di vecchiaia ha un costo che viene pareggiato dal risparmio ottenuto con l’inasprimento del requisito per l’anticipata.
Inoltre, bisogna ricordare che per chi si trova nel sistema contributivo la pensione di vecchiaia senza paletti ha una finestra di uscita dal mondo del lavoro fissata a 71 anni (e 5 anni di contributi), come prevede il decreto ministeriale emanato a luglio dal Mef.
Quindi, ai Millennials che non rientrano nei requisiti, vecchi e nuovi, non resta che la vecchiaia senza paletti a 71 anni. Infatti, bastano 5 anni di contributi, ma l’età si allunga a 71 anni. Inoltre, tenuto conto che questa generazione è caratterizzata da lavoro discontinuo e precario, sottopagato e a bassa contribuzione, l’età della pensione per i Millennials slitterà, mediamente, a 75 anni!
Il Governo ha quindi riservato ai Millennials una vera stangata in tema pensioni.


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