Lavoro e professione

Fnomceo: per combattere la violenza agire su denunce ingiuste, false notizie e formazione

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24 Esclusivo per Sanità24

Castellammare di Stabia, Napoli, ospedale San Leonardo, 3 gennaio: due infermiere aggredite, una delle quali colpita con pugno in pieno volto. Roma, 4 gennaio: una ambulanza del 118 presa a sassate e sprangate in un campo nomadi. Soriano Calabro, Vibo Valentia, 5 gennaio: in cinque contro la dottoressa della guardia medica, picchiati gli operatori del 118 che erano intervenuti in soccorso.
"Sembra, ancora una volta, un bollettino di guerra il resoconto delle aggressioni contro medici e infermieri in questo primo, brevissimo scorcio del 2024" sottolinea il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, chiedendo più sicurezza, ma non solo.
“Da tempo – commenta – denunciamo questa escalation senza fine di violenza. E, in questa nostra battaglia, sentiamo profondamente vicini il ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e tutto il Governo. Abbiamo apprezzato l’iniziativa di implementare i presidi di polizia negli ospedali, la campagna di sensibilizzazione messa in campo”.
“In particolare, il ministro Schillaci – continua – ha mostrato di aver compreso quello che da tempo ribadiamo: occorre una grande operazione culturale, che restituisca al medico, anche agli occhi dei cittadini, il suo ruolo e la sua dignità professionale”.
“La violenza contro i medici – spiega Anelli – è un fenomeno complesso, multifattoriale. Ed è intimamente legata ad altre questioni. In primis, quella delle denunce ingiuste, che costituiscono anch’esse una forma sottile e strisciante di violenza, perché possono distruggere, senza fondamento, la carriera e la vita di un professionista. Non solo: le notizie su presunti casi di malasanità, che si rivelano poi infondate, alimentano un clima di odio e di rabbia. Per questo sosteniamo il Governo nella sua opera volta a trovare una soluzione, e auspichiamo uno scudo penale per arrivare, come è nella maggioranza degli altri Paesi europei, alla depenalizzazione dell’atto medico”.
“Le aggressioni fisiche o verbali – aggiunge – sono anche l’espressione più eclatante di una generale svalutazione delle figure degli operatori sanitari, visti non nel loro ruolo salvifico, di curanti, ma come terminale dei malfunzionamenti o dei ritardi del Servizio sanitario nazionale. O, persino, come colpevoli della malattia, di una diagnosi o di un esito infausto e ineludibile. Per questo, un altro suggerimento è che, nei pronto soccorso, siano presenti mediatori culturali, che spieghino a chi è in attesa cosa sta avvenendo all’interno”.
“Se allarghiamo ancora il campo – prosegue – la violenza è figlia delle false notizie: nel male, appunto, ma anche nel bene, in quella propaganda di scoperte e di cure, magari promettenti ma ancora a uno stadio inziale di ricerca, che portano a far credere la medicina invincibile e a far dimenticare i suoi limiti. Ed è alimentata dagli hate speech, i discorsi d’odio, che, soprattutto sui social, diffondono intolleranza. E che, in queste ultime ore, non hanno risparmiato nemmeno le vittime delle ultime violenze, con post disgustosi e dal contenuto inaccettabile, che ci riserviamo di denunciare nelle sedi competenti”.
“Per questo – conclude Anelli – occorre una rivoluzione culturale, che riporti la relazione di cura nella sua dimensione più vera, che restituisca agli operatori dignità professionale. Occorre più sicurezza, soprattutto nelle sedi di guardia medica e sulle ambulanze. Occorre formazione, come la Fnomceo e gli Ordini provinciali fanno da anni, insegnando le tecniche di de-escalation e di gestione dell’aggressività”.


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