Lavoro e professione

Verso la Manovra/ Di Silverio (Anaao Assomed) e Quici (Cimo-Fesmed), defiscalizzare indennità specificità medica e sanitaria

di Radiocor Plus

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«Chiediamo che nella prossima legge di Bilancio il ruolo coperto da medici e dirigenti sanitari nella società sia ricordato e adeguatamente riconosciuto. È questo l’unico modo per evitare il collasso della sanità pubblica e garantire a tutti il diritto alla tutela della salute». È quanto dichiarano Pierino Di Silverio e Guido Quici, rispettivamente segretario Anaao Assomed e presidente Cimo-Fesmed, i principali sindacati dei medici e dei dirigenti sanitari. Che affermano di «apprezzare l’intenzione annunciata dal Governo di intervenire sulle retribuzioni dei camici bianchi attraverso misure di defiscalizzazione», ma chiedono che la misura - per dare un vero riconoscimento a tutta la categoria dei medici e dei dirigenti sanitari - sia «rivolta alle indennità di specificità medica e sanitaria che riguardano trasversalmente tutti i professionisti, e non alle prestazioni aggiuntive, come invece sembra essere intenzionato a fare il Governo». I sindacati infatti respingono «il principio secondo il quale, per ottenere un vantaggio fiscale, ai medici, già sfiancati da turni massacranti e in burnout, sia richiesto di lavorare oltre il proprio orario di lavoro». Prima di parlare di «defiscalizzazione del lavoro straordinario, «che spesso non viene nemmeno pagato - sottolineano Di Silverio e Quici - bisogna intervenire sul lavoro ordinario, schiacciato da una pressione fiscale pari al 43%, che rende sempre più appetibile per i professionisti lavorare a gettone, nelle strutture private o all’estero. La grave fuga di personale dagli ospedali è infatti causata, oltre che da condizioni di lavoro insostenibili, da stipendi ben lontani da quanto offerto dal mercato privato e da altri Paesi. Ed è evidente che gli aumenti del 3,78% previsti dal rinnovo del contratto di lavoro attualmente in discussione presso l’Aran, relativo al triennio 2019-2021, non siano sufficienti a recuperare la perdita di potere d’acquisto registrata in questi anni, in cui l’inflazione ha raggiunto l’8,7%».


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