Lavoro e professione

Previdenza/ Il Rapporto Inps 2023 certifica il gap di genere anche tra i pensionati

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Nel tempo in cui, in diverse sedi, si approfondiscono le differenze economiche dei lavoratori donne rispetto a quelle degli uomini, il rapporto annuale dell’Inps ha svelato, fra le innumerevoli valutazioni del settore previdenziale, anche alcuni dati su cui sarà necessario riflettere per ciò che riguarda le pensioni degli italiani. Gli uomini pur essendo solo il 48% del totale dei pensionati attirano il 56% della spesa pensionistica, ovvero 180,4 miliardi contro i 141,5 che l’Inps eroga alle donne. Per gli uomini italiani l’importo annuale medio delle pensioni è di circa 23.182 euro, ossia il 36% circa superiore a quello delle donne. Dividendo l’importo annuale per 12 mesi (con la tredicesima inclusa nei singoli mesi) l’importo medio mensile del reddito da pensione è di 1.931 euro per i pensionati e 1.416 per le pensionate. Il dato risente del fatto che ci sono molte donne con carriere lavorative brevi o semplicemente inesistenti, e che ricevono quindi pensioni in media più basse
Il XXII rapporto Inps, relativo all’anno 2022, rileva, poi, che i trattamenti previdenziali, ovvero le pensioni di anzianità/anticipate, vecchiaia, invalidità e superstite, assorbono il 92% della spesa pensionistica dell'Inps, mentre quelli assistenziali, ovvero le prestazioni agli invalidi civili e le pensioni e gli assegni sociali, il restante 8%. Le prestazioni agli invalidi civili rappresentano il 6% del totale. Le pensioni di invalidità e le pensioni e assegni sociali rappresentano rispettivamente il 4% e il 2%. In totale, le prestazioni previdenziali e assistenziali erogate dall’Inps nel 2022 sono 20,8 milioni.
Sempre il Rapporto annuale dell’Inps sottolinea come la differenza nella speranza di vita sia di 5 anni tra chi era nel Fondo lavoratori dipendenti nel primo quintile di reddito (16 anni di speranza di vita) e chi era nel quintile di reddito dal Fondo dirigenti (Inpdai) con 20,9 anni.
La voce che incide di più sulla spesa sono le pensioni di anzianità o anticipate con il 56% del totale, seguite dalle pensioni di vecchiaia che assorbono il 18% e dalle pensioni ai superstiti che assorbono oltre il 13%. Pensioni d’anzianità che nel 2022 hanno leggermente rallentato la loro corsa, per l’esaurirsi dell’effetto Quota 100, da cui sono sgorgati 432.888 pensionamenti, ai quali se ne sono poi aggiunti, a tutto il 31 maggio di quest’anno, altre 10.563 da Quota 102 e 5.125 da Quota 103 per un totale di 448.573 di nuove uscite.
Il dossier Inps non evita di toccare il tema della flessibilità in uscita indicando come obiettivo necessario, per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, sia quello del ricalcolo contributivo degli assegni per chi sceglie o è costretto ad uscire prima della soglia di vecchiaia dal lavoro. A questo riguardo l’Inps fa un’analisi sull’andamento di Opzione donna che consente il pensionamento anticipato appunto con il ricalcolo contributivo del trattamento. A gennaio 2023 le pensioni erogate attraverso questo strumento erano circa il 16% di tutte le pensioni anticipate alle lavoratrici.
A beneficiarne sono state circa 175 mila donne con un assegno di quasi il 40% più basso della media, per effetto in parte del ricalcolo contributivo e anche dei minori anni di contribuzione e dei minori redditi di queste lavoratrici.
Da una simulazione degli esperti dell’Istituto emerge, tuttavia, che la "penalizzazione" media derivante dal ricalcolo contributivo degli assegni con i requisiti in vigore nel 2022, prima della stretta scattata con l’ultima legge di bilancio (58 anni d’età, e 59 per le lavoratrici autonome, e 35 di contributi), abbia un trend decrescente.
In Italia il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro ha determinato un aumento sia del numero di assicurati (che hanno superato i 26,2 milioni) sia del numero medio di settimane lavorate, recuperando così la brusca caduta del 2020.
Il dato è stato sottolineato dal presidente dell’Istituto che ha affermato che questo abbia garantito una maggiore stabilità e sostenibilità del sistema previdenziale italiano.


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