Lavoro e professione

Contratto medici/ Di Silverio (Anaao): «Le Regioni sblocchino la questione dell'extra-lavoro o pronti a tutto a cominciare dallo sciopero». Poi: «Il Governo abbia il coraggio di pronunciarsi sul destino del Ssn»

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

«Da parte dell'Aran l'apertura c'è, il problema sono le Regioni perché al di là delle prese di coscienza che dichiarano, nei fatti non hanno dato risposta alla nostra domanda principale sull'orario di lavoro eccedente. Solo con una chiarezza che arrivi dalla politica la situazione potrà sbloccarsi: il ministro dell'Economia deve dire chiaramente se ha intenzione o meno di salvaguardare non solo il nostro lavoro attraverso il contratto, ma tutta la sanità pubblica». Così Pierino di Silverio, segretario nazionale dell'Anaao Assomed, a una manciata di ore dalla ripresa delle trattative in Aran sul Ccnl 2019-2021 commenta lo stallo che potrebbe di nuovo seguire all'impasse negli incontri di fine luglio. «Di fatto il Comitato di settore delle Regioni esprime l'approccio della politica, per questo deve arrivare un segnale forte dal Governo - prosegue -. O si risolvono i nodi principali oppure non si firma. E se si continua a tergiversare non restiamo certo con le mani in mano: se ci sarà un disinventimento siamo pronti a bloccare tutto, con uno sciopero e con l'abbandono del Ssn», avvisa.
Il primo nodo è quello dell'orario di lavoro: ci riassume le posizioni?

Pretendiamo che non sia più possibile regalare ore alle aziende come avviene oggi, ma le Regioni al momento non rispondono nel merito. Oggi c'è l'articolo 65 del contratto e in assenza di quello c'è la legge 502/92: nel caso l'azienda abbia bisogno per il raggiungimento dei suoi obiettivi di ore in più, può chiederlo al medico ma pagando l'eventuale straordinario. Cosa che oggi non succede: regaliamo alle aziende circa 300 ore all'anno a testa - all'incirca un miliardo visto che ogni ora dovrebbe fruttarci in ordinario circa 27 euro e in straordinario come attività libero professionale intorno ai 60 euro - tanto che al momento l'orario di lavoro è di 34 più 4 ore, più quanto indefinitamente l'azienda chiede. Senza che ci sia nemmeno la possibilità di recuperare. In secondo luogo chiediamo un contratto più flessibile, con più tempo e con riconoscimento professionale. Stop anche alla "regola" di 13-15 guardie al mese, che significa essere a giorni alterni a disposizione dell'azienda. Una prassi che contravviene anche alla normativa sul riposo. Serve un ritorno alla normalità: vogliamo svolgere la nostra professione in maniera tranquilla, lavorando in sicurezza e con un contratto tutelato, esigibile e che ci permetta di rispettare la legge. Con queste premesse firmiamo, altrimenti non se ne parla.
Quindi l'ipotesi di una "chiusura" a breve si allontana?
Non si risolve in un giorno, bisogna ancora lavorarci ed è indispensabile arrivare nel più breve tempo possibile quantomeno alla chiarezza. Se ci sono i margini si tratta, altrimenti blocchiamo tutto fino a quando non ci ascoltano.
Sarebbe sciopero?
Siamo disposti a tutto: dallo sciopero alle dimissioni di massa, se è necessario. Non abbiamo più niente da perdere, ci hanno tolto anche la dignità professionale ma a quella personale non intendiamo rinunciare. Siamo in una condizione disastrosa, non per noi ma per il sistema in cui lavoriamo. A quanto pare nessuno se ne accorge.
In questo quadro rientra il tema delle risorse per una legge di Bilancio che per la sanità si preannuncia magrissima.
Assolutamente è così e il personale è l'ambito più vituperato. Il Mef dice che non ci sono risorse: ma se non ci sono soldi per salvare il sistema di cure pubblico, il presidente del Consiglio deve avere il coraggio di contravvenire all'articolo 32 della Costituzione e dichiarare che la Sanità pubblica non interessa più come priorità, che può curarsi solo chi ha i soldi per rivolgersi al privato.
Quale cifra sarebbe accettabile, per cominciare?
Di sicuro i 4 miliardi circa già chiesti dal ministro Schillaci, che ci ha provato e continua a chiedere risorse così come lo sblocco del contratto. In ogni caso in manovra 2,7 miliardi servirebbero solo per il rinnovo del contratto 2022-2024 visto che quello di cui stiamo discutendo è già scaduto. Quanto resterebbe sarebbe un buon inizio per cominciare a riorganizzare il sistema, cosa impossibile a invarianza di spesa.


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