Lavoro e professione
L'Intervista/ Pierino Di Silverio (Anaao Assomed): «Schillaci è il nostro primo alleato, ma il Ssn reggerà solo per scelta politica dell'intero Governo»
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
Il contratto, certo. Quello che si discute da mesi all'Aran e che riguarda il triennio alle spalle 2019-2021 e soprattutto quello che verrà, cartina di tornasole di un effettivo (ma non scontato) recepimento, da parte del Governo, delle istanze economiche e professionali della dirigenza medica e veterinaria. Che in ballo vede la scelta di concedere o meno al Servizio sanitario pubblico la possibilità di "reggere". E allora la premessa è «che ci inventiamo un nuovo modello», che «non può essere solo ospedaliero ma deve prevedere la presa in carico del paziente dal domicilio all'ospedale, che deve tornare a essere punto di arrivo e non di partenza». Così Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell'Anaao Assomed, fa il punto a caldo dopo l'incontro dell'Intersindacale con il ministro Schillaci . Che «in questo momento consideriamo il nostro principale alleato - premette - visto che non solo ha condiviso le nostre istanze ma dimostra di "essere sul pezzo". Poi certo, tra il dire e il fare c'è di mezzo il Governo».
Un modello in cui il personale sanitario che del Ssn è l'anima sia adeguatamente motivato e retribuito. Quali istanze avete sottoposto al ministro?
Abbiamo affrontato tre macro temi: il primo legislativo, che dovrà sostanziarsi in interventi immediati in legge di Bilancio sui tetti di spesa per il personale e sulla depenalizzazione dell'atto medico e in altri necessariamente di più lungo respiro, di modifica del Dm 70 e della 502 che andrebbe profondamente revisionata. Il secondo, economico, spazia dalla defiscalizzazione di parte della retribuzione alle risorse per il prossimo contratto, da prevedere sempre in manovra. A questi due punti si affianca quello politico: auspichiamo che il ministro possa realizzare una "moral suasion" nei confronti delle Regioni e dell'Aran. Le prime non possono continuare a scaricare su di noi le carenze di personale in termini di ore extra: sono ben 300 l'anno quelle che ogni dirigente medico e veterinario "regala" alle aziende, per non parlare del tempo sottratto alla formazione professionale. Temi che hanno molto a che vedere con l'attrattività del Ssn: occorre ridefinire e migliorare le condizioni di lavoro ma sulle prestazioni in eccesso siamo ancora in alto mare. I tempi per la firma di un Ccnl peraltro già scaduto dipenderanno soprattutto da questi elementi: gli extra-carichi di lavoro, la carriera professionale che non può restare tarata sui 5 anni di anzianità per ottenere uno "scatto" e quella che definiamo "esigibilità", cioè scrivere un contratto con norme inattaccabili e applicabili in maniera semplice.
I percorsi di carriera: nel precedente contratto qualcosa si era tentato...
Ma solo in forma minore, tanto che oggi appena il 7% dei medici dirigenti sanitari in Italia riesce a progredire in maniera lineare. Vanno aumentate le possibilità di "crescere" e applicati meccanismi meritocratici e semplici. Se non sei adeguatamente retribuito, se sei sottoposto a un lavoro massacrante e se non hai possibilità di progredire in un ospedale, è ovvio che te ne vai.
Tutto questo ha anche molto a che vedere con la scarsità degli organici
Tra le priorità da affrontare subito in legge di Bilancio c'è il tetto alla spesa per il personale, cui si era derogato solo durante la pandemia e solo per il 10%: in virtù delle condizioni critiche del Ssn se ne potrebbe ora prevedere l'abolizione per tre anni, salvo poi ridiscuterlo alla fine del periodo e intanto pensare a interventi legislativi. Solo cancellando i tetti si darà alle aziende la possibilità di tornare ad assumere eliminando l'alibi, o a voler essere "buoni" l'impasse, di dover ricorrere a gettonisti messi a disposizione da cooperative pagate alla voce "beni e servizi".
Ma più in generale l'addìo ai tetti fa parte di una strategia necessaria fatta di diversi passaggi.
Cioè?
Cioè rivisitiamo il Dm 70 del 2015 che ha tagliato 35mila posti letto ospedalieri portandoci ai minimi in Europa: bisogna tornare almeno a quota 4,5 per mille abitanti recuperando un posto e mezzo ogni mille. Poi aumentiamo il numero dei medici rivedendo i fabbisogni: quelli calcolati da Agenas, tarati sempre sul Dm 70, andranno revisionati di conseguenza. Ricordando che gli anni della spending review hanno trasformato l'ospedale da luogo di cura a centro di emergenza-urgenza, spostando l'equilibrio su un territorio che non poteva farcela perché non era stato adeguatamente strutturato. E ancora: ai medici sia di nuovo possibile partecipare all'organizzazione del lavoro, superando il limite imposto alla contrattazione collettiva dalla legge Brunetta. Le nostre, voglio chiarirlo, non sono istanze di casta ma di ampio respiro, necessarie affinché il sistema possa reggere.
Istanze che in buona parte, a cominciare dal prossimo contratto, richiederanno risorse fresche
I 3-4 miliardi in più per il Ssn preventivati dal ministro nella prossima legge di Bilancio saranno cruciali per far partire questo rinnovamento: solo per il nuovo contratto, da mettere in cantiere con la manovra, serviranno almeno 3 miliardi mentre all'eventuale defiscalizzazione di parte della retribuzione andrebbe un altro miliardo.
Poi però c'è tutto il restante fabbisogno del Ssn da sostenere e allora si rischia che la coperta torni a essere per l'ennesima volta decisamente corta
Siamo certi che da parte del ministro l'impegno c'è tutto e ha dimostrato di condividere le nostre difficoltà, poi certo tra il dire e il fare c'è di mezzo il Governo la cui azione ci sembra un po' tiepida rispetto alle dichiarazioni del titolare della Salute. Con una battuta, quando si dice che si cercano i soldi... un miliardo poteva essere trovato già evitando di spendere 800 milioni per salvare club miliardari di Serie A e 200 milioni per alleggerire i ricchi del superbonus sulle auto di lusso. Sono scelte politiche. Ma a questo proposito mi viene in mente una frase di Churchill: "L'Italia perde una partita di calcio come se fosse una guerra e tratta la guerra come una partita di calcio". Quella per il Ssn non è una partita di calcio ma una guerra in cui la posta in gioco sono la salute e il benessere dei cittadini».
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