Lavoro e professione
La carenza di medici mette a rischio le cure fino all’adolescenza. Dal ricorso a professionisti "esterni" un possibile aiuto per l’infanzia e il Ssn
di Fabrizio Comaita *
24 Esclusivo per Sanità24
Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) deve prendersi cura del percorso di crescita del bambino, dalla nascita fino all’adolescenza. È questo il nostro primo pensiero. E per questo, come specialisti, Simpe (Società italiana medici pediatri) in occasione del chiediamo innanzitutto di estendere il concetto della "Golden hour" applicato ad esempio alla cura dell’infarto e dell’ictus cerebrale, che consiste nell’intervenire nei primi 60 minuti (ora d’oro) dall’evento traumatico per avere più possibilità di successo nelle cure, anche al momento del parto e della nascita. Un appello che abbiamo lanciato anche al convegno "Il Pnrr e il governo della sanità: legislazioni e professioni sanitarie", che si è svolto la scorsa settimana al Senato, e che affronta al suo interno anche il tema del ricorso a professionisti esterni. Per il momento del parto e della nascita si tratta addirittura di un "Golden minute", che consente di assicurare tutti quei processi fisiologici fondamentali per il passaggio dalla vita fetale a quella postnatale, assicurando il miglior futuro possibile. È necessario, pertanto, che al momento del parto la donna raggiunga il più velocemente possibile un punto nascita, a tutela della sua salute e di quella del nascituro. È prioritario conservare integra la rete di assistenza neonatale diffusa su tutto il territorio nazionale con particolare attenzione alle aree disagiate del nostro paese.
Purtroppo, la carenza di personale medico specializzato nei punti nascita rischia di compromettere la sicurezza e la qualità del servizio di assistenza neonatale. La Simpe invita pertanto il Governo a aumentare gli accessi alla formazione di specialisti pediatri per rispondere al bisogno crescente della pediatria territoriale e ospedaliera. Nel frattempo resta da affrontare l’emergenza che richiede la presenza straordinaria di specialisti pediatri esterni presso i reparti di pediatria non più autonomi. Senza l’esternalizzazione dei servizi di pediatria e di assistenza nei punti nascita alcune pediatrie in Italia potrebbero essere chiuse. Non sono i professionisti esterni che bussano alla porta del Ssn, siamo noi che li cerchiamo per scongiurare l’interruzione di pubblico servizio.
Il convegno ha chiarito anche la reale entità del costo dei servizi prestati dai professionisti esterni rispetto ai costi del personale dipendente, sfatando non pochi miti. Con l’evidenza dei numeri, è stato mostrato che il costo del servizio prestato dal professionista esterno non risulta essere sostanzialmente superiore rispetto al costo sostenuto per un medico strutturato. Il professionista esterno, infatti, ha a proprio carico oneri (previdenziali, assicurativi, formativi e amministrativi) che il medico dipendente non sostiene o sostiene in misura sensibilmente inferiore, perché vi provvede il datore di lavoro. In aggiunta alla retribuzione connessa all'attività prestata, il medico dipendente viene retribuito anche attraverso la maturazione di ferie, ex festività, permessi formativi e non, varie tipologie di congedi, laddove usufruiti (quali maternità, malattia, ecc.) e trattamento di fine rapporto o di fine servizio (oltre a godere di specifiche indennità qualora presti la sua attività in esclusiva con una azienda sanitaria). Questi professionisti esterni non rappresentano dunque una spesa gravosa, bensì una risorsa preziosa che supplisce alle carenze del Ssn senza che questo comporti maggiori costi.
* Presidente Simpe Piemonte
Direttore sanitario Pediacoop
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