Lavoro e professione
Psichiatria: cresce il disagio ma diminuiscono le risorse, l'appello di 91 direttori dei dipartimenti di salute mentale
di Massimo Cozza*
24 Esclusivo per Sanità24
Il disagio mentale in Italia, dopo la pandemia e con le attuali criticità sociali ed economiche, è in crescita, in particolare nell’adolescenza con un aumento dei disturbi di circa il 30%. Basti pensare ai comportamenti autolesivi, alle problematiche correlate ai disturbi alimentari ed alle dipendenze.
Le stesse circa 400mila richieste per il bonus psicologo, con il 65% di under 35, seppure in seguito ad un’autopsicodiagnosi, sono una ulteriore testimonianza della presenza di un disagio psichico diffuso.
Si tratta di una situazione critica che sta determinando una crescita delle richieste di aiuto ai dipartimenti di salute mentale, che avrebbero bisogno di nuova linfa anche a fronte delle nuove sfide alle quali da diversi anni stanno andando incontro. Emergono, infatti, nuove problematiche legate ai cambiamenti demografici e sociali, alla crescente solitudine, alle nuove dipendenze ed alle sempre più frequenti comorbilità. Si aggiunge la mancanza di risposte appropriate dopo la giusta chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, come denunciato dalla stessa Corte Costituzionale nella sentenza n.22 del 27 gennaio 2022, con un rapporto tra giustizia e salute mentale che sta scivolando verso una delega di controllo sociale alla psichiatria.
Da questa ragioni è nato l’appello alle massime autorità del nostro Paese di 91 direttori di dipartimento di salute mentale che, pur nelle differenze regionali, non riescono a garantire le prestazioni che vorrebbero, peraltro rientranti nei livelli essenziali di assistenza.
D’altro canto i servizi di salute mentale sono stati tra i più colpiti dalla riduzione delle risorse destinate al servizio sanitario nazionale che si è protratta negli anni, essendo parte di un territorio che è stato storicamente trascurato. Già nel 2001 i presidenti delle Regioni, a fronte dei dati emersi dalla prima Conferenza nazionale della Salute mentale, si erano formalmente impegnati a destinare il 5% dei fondi sanitari in questo settore. Una percentuale che ha visto diverse oscillazioni, anche arrivando al 3,5%, ma con una riduzione al 2,75% nel 2020, ultimo anno disponibile con i dati della spesa contenuti nel Rapporto nazionale del ministero della Salute. Una percentuale che in termini assoluti evidenzierebbe una mancanza di oltre due miliardi di euro. Il depauperamento delle risorse ha colpito in primo luogo il turn over del personale, che rappresenta l’asse portante della tutela della salute mentale fondato in primo luogo sulla relazione tra operatore e persona con sofferenza psichica. Non servono macchinari o attrezzature sofisticate ma servizi adeguati e diverse figure professionali in grado di poter dare risposte qualificate alle esigenze di trattamenti bio-psico-sociali in primo luogo per i disturbi più gravi. Terapie psicofarmacologiche, trattamenti psicologici-psicoterapici e i percorsi di recovery fondati anche sull’inclusione sociale con la costruzione di reti territoriali, si possono realizzare con il lavoro in primo luogo di psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, infermieri, terapisti, educatori ed assistenti sociali. A dicembre 2022 l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha finalmente varato gli “standard per l’assistenza territoriale dei servizi salute mentale adulti, dipendenze patologiche, neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e salute in carcere” . Si tratta di standard organizzativi, strutturali e di personale che dovrebbero rappresentare la bussola per le prossime politiche di salute mentale per garantire in primo luogo risposte appropriate alle priorità, invertendo il trend di decrescita.
Gli attori istituzionali dovrebbero aprire un tavolo di confronto, con la consapevolezza che il tema del disagio mentale è complesso e va affrontato in più ambiti, culturale e formativo, sociale e sanitario, dalla scuola ai consultori, dai distretti alla cooperazione sociale ed al volontariato, partendo dalla rete pubblica dei dipartimenti di salute mentale che costituiscono l’asse portante per poter dare le prestazioni più appropriate in primo luogo ai cittadini con grave sofferenza psichica ed ai loro familiari.
*Psichiatra, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2
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