Lavoro e professione
L'intervista/ Cricelli (Simg): «Usare anche i fondi del Pnrr per potenziare i nostri ambulatori»
di Mar.B.
24 Esclusivo per Sanità24
«Il Governo deve mettere ordine a questa confusione che c'è sulla Sanità territoriale e se possibile anche usando i fondi del Pnrr deve potenziare gli studi dei medici di famiglia che sono l'anello più vicino al cittadino perché oggi sono i servizi che vanno dai cittadini e non il contrario: noi possiamo garantire il 90% dei servizi che sono semplici il resto può andare nelle nuove Case di comunità». Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale, non ha dubbi: «Il problema non è far diventare dipendenti i medici di famiglia oppure vincolarli per un certo numero di ore nelle Case di comunità, il problema è metterli nelle condizioni di lavorare bene».
Partiamo dalla carenza. Esiste un'emergenza?
La carenza dei medici di famiglia è un problema atavico che le Regioni affrontano nel modo più semplice: aggiungendo assistiti ben oltre i massimali e così oggi un giovane dottore si trova subito assegnato il tetto massimo di 1.50o assistiti ma anche 1.800 e so che in alcune Asl di Milano si arriva anche 2mila. Il concetto di massimale è saltato, ma secondo me non è questo il nodo.
E qual è?
Sono d'accordo che da solo un medico di famiglia non può certo seguire bene 1.5o0 o 1.800 assistiti. Però se, come accade a esempio in Inghilterra, a ogni medico si garantiscono 3 assistenti tra infermieri e personale di studio la cosa cambia perché comunque l'80% del lavoro ormai è legato a certificati e adempimenti amministrativi.
Non se li può pagare da solo?
E come fa? Oggi la convenzione ci garantisce poco più di 4mila euro per pagare un assistente, è una inezia. Certo poi c'è chi rinuncia a parte del suo stipendio per pagarselo, ma non è corretto.
Come fare allora?
Inutile giurarci attorno: servono più fondi per potenziare gli ambulatori e magari si possono trovare anche nel Pnrr.
Ma serve una riforma?
Intervenire sulla medicina generale è una priorità assoluta. Ma non servono alchimie giuridiche, basterebbe pagare di più i medici che offrono più qualità nei servizi come minori tempi di attesa o certificati e ricette inviate digitalmente grazie appunto all'aiuto del personale di studio.
E le Case di comunità?
Servono per le prestazioni a maggiore intensità. Se ho la febbre e mi serve un consiglio oppure ho bisogno di una ricetta vado dal medico di famiglia sotto casa. Nelle Case di comunità il cittadino deve trovare in un posto solo visite specialistiche, esami del sangue, Tac o ecografie senza dover fare il giro delle Sette Chiese.
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