Lavoro e professione
Carenza infermieri, alla mostra del cinema di Venezia un docufilm denuncia i gap di personale e richiama i giovani
24 Esclusivo per Sanità24
Erika Pistillucci e Myriam Scaramella sono tra le protagoniste del docufilm "Il buon lavoro che c’è" , prodotto della holding di comunicazione strategica The Skill Group, presentato a margine della 79esima kermesse cinematografica veneziana.
Un viaggio ideale che racconta l’Italia del fare, del sacrificio, della fatica ma anche delle soddisfazioni e della crescita professionale e personale. Un percorso giornalistico attraverso le nuove frontiere lavorative che, grazie alle parole degli intervistati, spiega i profondi mutamenti che il mercato delle professioni ha avuto negli ultimi anni e di come certi mestieri, un tempo non considerati dai giovani, abbiamo riacquistato importanza e centralità. Le immagini mostrano spaccati eterogenei fra loro ma ugualmente significativi per l’economia del Paese.
Dall’agricoltura alla moda, dall’accoglienza turistica fino appunto al comparto sanità.
Erika e Myriam, che lavorano al Policlinico San Pietro del Gruppo San Donato in provincia di Bergamo, parlano della loro gratificante esperienza personale ma raccontano anche di come sia profondamente cambiato il mestiere dell’infermiere e di come certi retaggi del passato siano falsi e fuorvianti.
Per Dario Beretta, presidente di Aiop Lombardia, «i dati parlano chiaro e ci dicono, stando alle ultime rilevazioni fatte da Unioncamere e Anpal, che tra il 2022 e il 2026 il fabbisogno occupazionale del settore medico-sanitario sarà di 44mila unità all’anno. Ad oggi risultano introvabili il 47% dei medici, il 42% di infermieri e il 38% di altri professionisti sanitari.
Le parole delle ragazze intervistate nel docufilm - prosegue - sono il miglior messaggio da mandare a tutti coloro i quali stanno pensando di intraprendere la carriera infermieristica. Il ruolo è mutato profondamente, l’infermiere oggi è responsabile dell’assistenza infermieristica di base ma anche della valutazione nei peggiori quadri e dell’assistenza nei contesti di emergenza. La professione sta cambiando a tal punto che certe competenze sono ora ascrivibili solo a loro e non più ai medici».
Lucio Oliveri, direttore generale dell’agenzia per il lavoro Axl di Bergamo, spiega che «analizzando la situazione attuale delle nostre richieste di infermieri, la maggior parte si concentra in Toscana e in Lombardia che cubano il 55% delle richieste, seguite da Lazio (20%) e Piemonte (15%). Nei primi sei mesi del 2022 il numero di candidati inseriti è cresciuto del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso ma comunque l’offerta è ancora lontanissima dal poter soddisfare il fabbisogno di infermieri. Stando alla nostra esperienza – conclude – la possibilità di un alloggio iniziale fornito dalla struttura, un contesto ospedaliero modernamente strutturato e i servizi, sono gli elementi accrescono la possibilità di inserimento».
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