Lavoro e professione

Noi precari Aifa, appesi alla data del 30 giugno cerchiata in «rosso disoccupazione». Ma con la salute non si scherza, ministeri e sindacati battano un colpo

di Precari Aifa

S
24 Esclusivo per Sanità24

Potremmo dire che siamo di nuovo qui a parlarvi del nostro futuro, ma in realtà non siamo mai andati via. Sempre fermi, immobili, attenti a non cadere nel dirupo della disoccupazione. Con una spada di Damocle chiamata mala amministrazione, poiché quando la Pubblica Amministrazione e la politica, con la successione dei vari governi, non hanno saputo risolvere la nostra annosa questione, allora quella sulla nostra testa non si può che definire mala amministrazione.
Ma ripetiamo, per l’ennesima volta, la nostra storia. Cinquanta persone, che da anni (anche più di dieci) lavorano nell’Agenzia italiana del farmaco, il 30 giugno 2022 saranno disoccupate. Tecnici, farmacisti, biologi, avvocati, esperti della filiera autorizzativa dei medicinali che quotidianamente lavorano alla sicurezza dei farmaci che la popolazione italiana assume, non avranno un futuro, e con essi le nostre famiglie. Tutto questo perché il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ha bocciato la proposta di emendamento per la proroga dei contratti e per l’avvio di serie procedure di stabilizzazione, come invece accade ed è già accaduto in passato in altri settori della Pubblica Amministrazione.
Facciamo però qualche passo indietro.
Gli ultimi concorsi banditi dall’Agenzia, che avrebbero dovuto valorizzare la nostra pluriennale esperienza e che avrebbero dovuto mettere la parola fine a questo brutto capitolo intitolato "precariato storico" (come indicato dalla Legge di Bilancio per l’anno 2021), per stessa ammissione dell’Aifa hanno fallito. Non hanno infatti raggiunto il loro principale obiettivo poiché concepiti e svolti secondo logiche e modalità poco chiare e discutibili.
Ad aprile 2022, quando la situazione era ancora gestibile, noi precari di Aifa abbiamo manifestato per l’ennesima volta sotto la sede del ministero della Salute per chiedere nuovamente la risoluzione del problema e, ricevuti dai dirigenti dello stesso ministero e alla presenza del Dg Aifa Nicola Magrini, ci è stata annunciata un’iniziativa in sede normativa finalizzata al superamento del nostro precariato.
E invece nulla di fatto. O meglio è stato approntato un qualcosa che, come detto, il Mef ha bocciato. Eppure, altre Pubbliche Amministrazioni, facenti parte del grande comparto della sanità, hanno già avviato procedure di stabilizzazione dei precari. Evidentemente, soprattutto alla luce di questi tragici anni pandemici, qualcuno si è fortunatamente reso conto di quanto il personale al servizio della sanità pubblica sia sottodimensionato. Avere del personale stabilizzato e, allo stesso tempo, altamente formato e professionalizzato è un paradigma a cui non si può e non si deve rinunciare.
Ma sembra che in Aifa questo non sia possibile. L’attenzione dell’Agenzia e dei Ministeri Vigilanti sembra tutta focalizzata sulle guerre intestine che si svolgono all’interno dei Palazzi. A pagare le conseguenze di questo stillicidio di sterili contrapposizioni alla fine siamo sempre noi precari e, di conseguenza, anche il buon funzionamento dell’Aifa stessa.
Siamo vittime che non trovano e non hanno mai trovato sostegno dalle sigle sindacali, sempre sornione nel volerci appoggiare, salvo poi manifestare e gridare con un do di petto che farebbe invidia al più grande dei tenori, per l’aumento dei premi al personale di ruolo Aifa e per l'equiparazione dei ruoli dirigenziali dell'Agenzia con quelli ministeriali.
Per questo motivo lunedì 27 giugno torneremo di nuovo a protestare, questa volta sotto la sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze in Via Venti Settembre a Roma, perché il 30 giugno non dev’essere la fine delle nostre speranze lavorative ma il punto di partenza per un definitivo processo di stabilizzazione lavorativa. In più chiediamo, fin da subito, l'immediata convocazione di un tavolo a cui siedano ministero della Salute, Mef, Funzione Pubblica, vertici Aifa e nostri rappresentanti. E chiediamo altresì al ministro del lavoro Orlando e al Segretario nazionale della Cgil Landini, ma anche a tutte le altre sigle sindacali che dicono (fino a oggi solo a parole) di avere a cuore la nostra condizione, di far sentire la propria voce nel merito della nostra situazione.
Con la salute non si scherza.


© RIPRODUZIONE RISERVATA