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Dal Museo Egizio al Museo dell'Automobile: a Torino gli studi dei Mmg nei luoghi di cultura. La scommessa: migliorare benessere e comfort psico-fisico

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Cultura di Base è il progetto nato nel 2020 nell’ambito del percorso sperimentale Well Impact della Fondazione Compagnia di San Paolo, da un’idea di Fondazione per l’architettura/Torino. Oggi, al termine di alcuni rinvii, dovuti all’emergenza sanitaria, Cultura di base dà finalmente il via al suo percorso di sperimentazione. Cultura di Base intende rispondere a una sfida innovativa: sperimentare l’apertura di ambulatori di una selezione di medici di medicina generale della Asl Città di Torino in luoghi di cultura, diffusi sul territorio cittadino, quali musei, biblioteche e poli culturali della città. Luoghi caratterizzati da una "architettura intensa", ovvero di riconosciuta qualità architettonica progettuale e in grado di comunicare emozioni.
«La Fondazione per l’architettura/Torino – sostiene la presidente Gabriella Gedda - è molto attenta alla valorizzazione di progetti che investono nel concetto di “umanizzazione dei luoghi attraverso l’architettura» in quanto l’architettura, come la cultura stessa, è apportatrice di bellezza e di benessere e concorre alla cura, diventando parte integrante di un percorso terapeutico, permettendo infine un miglioramento qualitativo della vita delle persone e di intere comunità». «Il progetto – continua Eleonora Gerbotto, direttrice delle Fondazione per l’architettura/Torino - intende verificare come un’esperienza di cura all’interno di un luogo ad architettura intensa possa comportare la riduzione dello stress dell’attesa correlato e indotto al dover sostare in un ambiente non confortevole. Ci aspettiamo che il suo depotenziamento comporti l’aumento del benessere e del comfort psico-fisico delle persone in cura e dei curanti stessi, migliorando la loro relazione e l’alleanza di lavoro».
Cultura di Base è uno dei quattro progetti pilota del Cultural Wellbeing Lab, promosso all’interno del progetto Well Impact dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, un percorso sperimentale intrapreso per individuare progetti, luoghi, linguaggi e relazioni culturali di prevenzione e cura, e si posiziona sull’asse tematico della "cultura per l’umanizzazione dei luoghi di cura". «La visione strategica della Fondazione Compagnia di San Paolo, diretta da un principio di allineamento con i grandi temi europei della trasformazione, attraverso l’Obiettivo Cultura intende promuovere la creatività, il patrimonio e la partecipazione attiva dei cittadini per lo sviluppo del benessere sociale, civico ed economico del territorio, guardando ad essa come strada di costruzione possibile del benessere psicologico e sociale – dichiara Francesco Profumo, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo -. Con l’avallo del rapporto 2019 sottoscritto dall’organizzazione mondiale della sanità nel 2020 la nostra fondazione ha voluto cogliere la sfida e avviare il progetto Well Impact e del laboratorio sperimentale Cultural Well Being. In questo contesto sperimentale i player del mondo della cultura e della sanità stanno dialogando per mettere a fattor comune 4 possibili modelli di sinergia dove la cultura diventa strumento di benessere, di Wellbeing per la sanità e per creare una rete di informazioni e soluzioni alla portata di chi deve beneficiare di tutte le sfumature della cultura perché questo aumenti e favorisca la partecipazione e quindi il livello di benessere tanto messo a dura prova in questi ultimi anni di pandemia».
Il progetto coinvolge i medici di medicina generale di Torino e con questa scelta intende garantire una partecipazione vasta ed eterogenea di cittadini. Il luogo in cui il medico di famiglia opera, solitamente, è l’ambulatorio, che rappresenta anche il primo spazio di cura che si incontra in un percorso di malattia e salute; il primo punto di contatto tra paziente e Ssn. Un luogo caratterizzato da attesa, contatto, relazione. Nonostante ciò, gli ambulatori dei medici di famiglia sono poco considerati nelle esperienze di umanizzazione dei luoghi di cura, e sono spesso non progettati, ma adattati alle esigenze del medico a partire da funzioni abitative. »Questi due anni di pandemia – prosegue Guido Giustetto, Presidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri - hanno messo a dura prova il nostro sistema sanitario e con esso la medicina di famiglia. Tra i medici sono aumentati lo stress, sintomi come l’insonnia, la difficoltà di conciliare il lavoro con la famiglia, il burn out. Potrebbe sembrare velleitario, in queste condizioni, lanciarsi in un progetto di ricerca per lo meno insolito, mettendo in campo nuove risorse. Ma l’occasione di rafforzare la relazione di cura tra medico e paziente, rivoluzionando l’ambiente nel quale si determina, è troppo affascinante per non essere colta. Per questo l’Ordine dei medici ha collaborato con entusiasmo a tutte le fasi del progetto.
I luoghi selezionati per questo progetto pilota sono: il Museo Egizio, il Museo dell’Automobile, il PAV Parco d’Arte Vivente, la Biblioteca civica Primo Levi e il Polo del ‘900. Alcuni spazi, all’interno di questi luoghi, diventeranno quindi sale d’attesa e di visita dei pazienti.
«Per Cultura di Base – raccontano da Arteco - la nostra associazione si è occupata del censimento e della selezione dei luoghi di cultura, facendosi connettore di esperienze e facilitatore nel dialogo tra referenti dei luoghi di cultura e medici coinvolti nel progetto».
«Nell’ottica di un concetto più ampio di cura, il Circolo del Design – sottolinea la direttrice, Sara Fortunati - ha voluto focalizzare l’attenzione sui metodi di progettazione partecipata e utente-centrici, tipici del design, come ingrediente principale e fondativo del percorso di prototipazione di questo nuovo servizio. Con la collaborazione di un experience designer abbiamo condotto un percorso in cui sono stati coinvolti in maniera partecipativa medici, pazienti e rappresentati dei luoghi della cultura, mettendo al centro del progetto le aspettative, le preoccupazioni, i pregiudizi e i comportamenti degli utenti».
Cultura di Base è un progetto inedito che aspira a diventare sistemico qualora la disponibilità dei luoghi di cultura ad ospitare luoghi di cura diventasse permanente, e un numero consistente di medici di medicina generale aspirasse a stabilizzare la sede dell’ambulatorio in un contesto culturale ad architettura intensa.
«L’Asl Città di Torino, durante il periodo pandemico, ha già sperimentato positivamente l’arte nei luoghi di cura, a beneficio delle esigenze dei sanitari e dei pazienti, attivando percorsi di comunicazione e di condivisione di emozioni, alla presenza e con il supporto di critici e storici dell’arte. – afferma Carlo Picco, Direttore Generale dell’Asl Città di Torino – Con l’avvio del progetto presentato oggi, che prevede il coinvolgimento attivo dei Medici di medicina generale e dei pazienti, vengono offerti l’architettura e i contenuti culturali degli spazi selezionati, come esperienza multisensoriale, in grado di generare emozioni e apprendimento profondi, tutti ingredienti del percorso stesso di cura».
La sperimentazione durerà circa 6 mesi, da maggio a ottobre 2022, per poi passare alla fase di valutazione dell’impatto, che sarà affrontata da un punto di vista qualitativo e quantitativo. Gli esiti saranno resi pubblici all’inizio del 2023. E già si guarda alla possibilità di coinvolgere in un prossimo step gli studi dei pediatri di libera scelta.


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