Lavoro e professione
Sicurezza degli operatori sanitari, l'attacco al Policlinico Umberto I mette in luce le carenze della legge
di Stefano Simonetti
24 Esclusivo per Sanità24
Lo scorso anno, come è noto, il Parlamento votò dopo mesi di dibattiti e polemiche la legge n. 113 del 14 agosto 2020, avente per titolo "Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni", entrata in vigore il 24 settembre. Il lungo iter dell’approvazione era iniziato con il disegno di legge di iniziativa governativa A.S. 867-B, prima firmataria la Ministra Grillo, presentato in data 16 ottobre 2018. Come segnalato nell’articolo pubblicato su questo sito il 13 settembre 2020, la legge si compone di soli 10 articoli dei quali alcuni sono del tutto privi di interventi diretti (artt. 1, 2, 3, 7, 8 e 10) mentre i restanti sono molto mirati all’aspetto repressivo delle violenze. Questo era, infatti, il primo commento a caldo che si poteva fare e cioè che, riguardo alla prevenzione di questo odioso fenomeno, non c’è quasi nulla di concreto ma sul piano della repressione bisogna riconoscere che il legislatore la sua parte l’ha fatta, anche se alcuni passaggi potevano essere più rigorosi. Ad esempio, con la obbligatorietà della costituzione di parte civile dell’azienda sanitaria e magari con la previsione del danno all’immagine, il quadro repressivo sarebbe senz’altro stato più completo. Inoltre coloro che tutelano la salute degli individui avrebbero meritato un riconoscimento ben diverso dall’assimilazione al pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive.
Ma a un anno esatto dall’entrata in vigore, la legge 113/2020 è stata chiamata a rispondere con le sue norme ai fatti accaduti a Roma la settimana scorsa e, in particolare, alle violenze messe in atto al Pronto soccorso del Policlinico Umberto I. Quello che si è potuto riscontrare è che manca completamente nella legge – e l’episodio di sabato 9 ottobre lo ha evidenziato drammaticamente – la repressione degli attacchi e delle devastazioni alla struttura sanitaria in quanto tale perché le norme della legge 113 si riferiscono sempre alle persone fisiche e mai alle istituzioni. A mio giudizio, un Pronto soccorso per la fragilità dei pazienti presenti e l’assoluta incapacità di difesa dei sanitari deve essere considerato un luogo più sacro di una chiesa o di un’aula parlamentare. Gli assalti premeditati e devastanti ai Pronto soccorso – a Napoli negli anni scorsi se ne sono contati a decine - sono una aggressione allo Stato e allo stesso principio costituzionale di tutela della salute e dovrebbero trovare una forma di repressione specifica e molto severa.
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