Lavoro e professione
Laureati delle Professioni sanitarie: occupazione in aumento del 2,1% sullo scorso anno e sempre primi in classifica
di Angelo Mastrillo *
24 Esclusivo per Sanità24
Cresce l’occupazione per le Professioni sanitarie in era Covid. Lo evidenzia il XXIII rapporto annuale del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea di Bologna, presentato il 18 giugno in streaming dall’Università di Bergamo, con il Rettore Remo Morzenti Pellegrini e la partecipazione del Ministro, Maria Cristina Messa, del Presidente del Consorzio AlmaLaurea, Ivano Dionigi, e del Direttore Marina Timoteo.
La sintesi è nel titolo dell’evento, "Rapporto AlmaLaurea 2021, la pandemia non compromette la formazione anche se rallenta l’occupazione". Consultando i dati sul sito www.almalaurea.it si rileva che per i laureati di primo livello dell’anno 2019 si registra un calo della quota di occupati di 4,7 punti percentuali dal 37,8% dei laureati di primo livello del 2018 agli attuali 33,1% dei laureati del 2019.
Fa però eccezione l’area delle professioni sanitarie che registra al contrario un aumento di 2,1 punti percentuali, dal 76,2% dei laureati del 2018 all’attuale 78,3%.
Potrebbe sorprendere una differenza di aumento così bassa. Difficile fare una analisi oggi, ma che potrebbe dipendere dai tempi della indagine svolta nei primi mesi del 2020, quando si avviava la riorganizzazione dei servizi assistenziali con l’inutilizzo di alcune professioni e la improvvisa carenza di altre.
Per avere un dato più completo e aggiornato occorrerà vedere la prossima rilevazione. In ogni caso, ad oggi è possibile fare una comparazione relativamente al passato con la recente evoluzione.
Si rileva che per i 17.864 laureati di primo livello delle professioni sanitarie dell’anno 2019, rispetto ai 13.755 laureati che hanno risposto all’indagine si registra un aumento della quota di occupati (sono 10.774), pari a +2,1 punti percentuali, essendo salito al 78,3% rispetto al 76,2% dello scorso anno quando si era invece registrato un incremento di 5,9 punti percentuali sul 70,3% dell’anno precedente.
Mentre è in calo la quota di occupati complessiva con -4,7 punti percentuali sul totale di 165.105 laureati delle varie aree disciplinari, di cui hanno risposto 124.468, con 41.168 occupati, scendendo dal 37,8% dello scorso anno all’attuale 33,1% di occupazione a un anno dalla laurea.
Per effetto di questi risultati, si conferma ancora una volta per le Professioni Sanitarie il primo posto assoluto fra i vari gruppi disciplinari. Resta in ogni caso la diminuzione rispetto a 13 anni fa, di -8,7 punti percentuali, dall’ 87,0% del 2007 al 78,3% del 2019, mentre era al 76,2% nel 2018.
Ma la situazione è diversificata fra le quattro aree, con aumento di +4,2 punti percentuali per l’area Infermieristica che sale dal 77,5% al 81,8% e che scavalca per la prima volta dopo 11 anni, le professioni della Riabilitazione, che scendono di -5 punti percentuali, dal 83,4% del 2018 al 78,4% e che resta l’unica a calare.
Mentre salgono di +3,1 punti percentuali, l’area tecnica dal 65,3% al 68,4% e l’area della Prevenzione di +2,7 punti percentuali, dal 54,7% del 2018 al 57,5%.
Differenza fra le 22 Professioni sanitarie
Analizzando in dettaglio le 22 professioni sanitarie sugli ultimi dati dei laureati del 2019, si rileva per l’alto tasso occupazionale ai primi sei posti e sopra la media del 78,3%: Igienista Dentale con 86,1%, Infermiere con 83,8%, Educatore professionale con 83,1%, Logopedista al 82,5%, Fisioterapista con 80,1% e Tecnico Audioprotesista con 79,2%.
È rilevante l’aumento per Infermiere con +4,5% punti percentuali dal 79,3% dello scorso anno all’attuale 83,8%, che però nei mesi successivi ha raggiunto il 100%.
Una posizione occupazionale in crescita, che già lo scorso anno passò dal 73,3% al 79,3%, con 6 punti percentuali in più, anche se resta comunque ancora distante rispetto alla situazione ottimale di 12 anni fa, quando si attestava al 94% di occupazione e a soli a sei mesi dalla laurea. Per l’alta numerosità degli abilitati, circa 456 mila, è proprio l’Infermiere a incidere statisticamente sul totale delle 22 professioni.
Al contrario, agli ultimi quattro posti, fra il 50% e il 30%, si trovano Dietista con 49,8%; Tecnico della Prevenzione con 48,9%; Tecnico Audiometrista 47,6% e, a chiudere Tecnici di Fisiopatologia cardiocircolatoria con il 30,1%, che si confermano agli ultimi posti come negli ultimi cinque anni.
La novità della pandemia ha inciso direttamente sulle fluttuazioni occupazionali determinando in un solo anno significativi cambiamenti. Partendo dal valore di aumento medio del 2,1% di tutte le 22 professioni, ce ne sono solo sei sopra questo valore medio, mentre tutte le altre 16 sono al di sotto.
Ai primi posti per crescita rispetto allo scorso anno si trovano assistente sanitario con +17,1 punti percentuali, essendo salito dal 59,3% precedente all’attuale 76,4%; Tecnico di Laboratorio con +15,2 punti percentuali, da 46,3% a 61,5%; Tecnico di Neurofisiopatologia +8,1% da 63,3% a 71,4%, Tecnico di Radiologia con +6 % dal 67% al 73%; Infermiere con +4,5% punti percentuali dal 79,3% al 83,8% e Ostetrica con +4 punti percentuali dal 53.9% al 57,9%.
Sono tutte professioni che negli scorsi anni soffrivano il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, che ora ha visto una eccezionale crescita con la pandemia. Va detto, che di fatto però i tassi occupazionali attuali sono ben oltre quelli rilevati a inizio 2020, essendo oggi al 100%.
È invece diversa la situazione per tutte le altre 16 professioni, oltre alla stabilità per Educatore e Infermiere pediatrico, sulle altre i cali di occupazione scendano dai -2 ai -21 punti percentuali: Igienista Dentale con -2; Fisioterapista con -5,7; Logopedista -5,9; Dietista -7,2 fino alle ultime che sono Podologo con calo di -11 punti e Tecnico Ortopedico con -20,7 punti percentuali.
* Docente in Organizzazione delle Professioni Sanitarie, Università di Bologna)
Segretario della Conferenza Nazionale dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie
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