Lavoro e professione
8 marzo/ Per le donne medico un futuro ancora in salita a partire da -30% di stipendio
di Claudio Testuzza
24 Esclusivo per Sanità24
I dati di crescita professionale ed economica rilevato per gli uomini che vedono crescere i propri guadagni in virtù della maggiore esperienza e/o di un titolo di studio superiore non corrispondono altrettanto per le donne, la cui esperienza e conoscenza sembrano essere meno apprezzate dal mercato.
Purtroppo, anche le donne medico non sfuggono a tale gender gap se si considerano i dati rilevati dall’Enpam che mostrano come, a parità di ruolo, una donna medico guadagni, in media, il 30 % in meno rispetto ad un suo collega maschio.
Le professioniste nella classe di età 60-69 anni presentano redditi in media di circa 46 mila euro rispetto ai 68 mila notificati dai loro colleghi dell’altro sesso. I dati relativi alle classi di età più giovani tendono a confermare la disparità retributiva di genere all’interno del Ssn. Nella fascia d’età 20-29 anni i medici uomini che svolgono libera professione denunciano circa 22 mila euro l’anno contro i 17 mila delle donne, mentre tra 30-39 anni i maschi guadagnano 44 mila euro contro i 32 mila delle femmine. Rilevante, poi, la differenza che emerge analizzando le rendite dei medici dai 40 ai 49 anni. Gli uomini dichiarano redditi per circa 70 mila euro, le donne superano di poco i 50 mila l’anno. Di contro si delinea in questi anni il fenomeno della “ femminilizzazione ” con l’aumento del numero delle donne medico
Gli uomini, tra i medici, sono ancora in vantaggio, ma si tratta di una maggioranza sempre più risicata : sono, infatti, il 55 % del totale, e precisamente 218.226 contro 178.062 colleghe donne. Condizione a cui non fa, comunque, riscontro un aumento della presenza delle stesse nelle posizioni di vertice.
Il gender gap delle donne medico può, in parte spiegarsi, perché esse devono costantemente cimentarsi con carenza di modalità di flessibilità nell’organizzazione del lavoro e quindi con le ridotte possibilità di bilanciare il lavoro e le responsabilità familiari, rimanendo il più delle volte ingabbiate in quel “ soffitto di cristallo ” nel proprio percorso professionale sanitario.
Va detto, inoltre, secondo quanto riportato dall’indagine della Confederazione Europea dei Sindacati, che la trasparenza salariale è essenziale per consentire ai sindacati di individuare la presenza di un divario retributivo di genere e di influenzare il contenuto e la portata delle trattative salariali e dei contratti collettivi. La difficoltà ad ottenere dati disaggregati per genere e la mancanza di trasparenza salariale costituiscono due ostacoli significativi al superamento dell’asimmetria retributiva tra uomini e donne ed anche poter influenzare il contenuto e la portata delle trattative salariali e dei contratti collettivi.
L’equilibrio di genere nelle delegazioni trattanti, inoltre, è fattore di fondamentale importanza per modificare il pensiero sindacale sulla parità di genere, perché consentirebbe di integrare con nuove prospettive l’agenda negoziale, arricchendo e promuovendo nuovi approcci nella contrattazione con un cambiamento culturale e di azione, grazie alle dirette esperienze e alle specifiche conoscenze delle negoziatrici donne.
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