Lavoro e professione
Coronavirus, la pandemia che toglie il sorriso: spesa in calo di (almeno) un miliardo
di Roberto Rosso *
24 Esclusivo per Sanità24
L’impatto che la pandemia da Covid-19 sta avendo sulla vita e sui comportamenti della popolazione ha conseguenze enormi su tutti i settori economici. In particolare, i servizi alle persone, in primis quelli sanitari, stanno subendo un grave choc sia economico che sociale.
L’insicurezza lavorativa, sia associata all’iniziale blocco di molte attività (lockdown), sia al perdurare di una situazione incerta – tra cassa integrazione, stallo di attività economiche, sospensione o riduzione di occasioni di consumo – sta frenando pesantemente la domanda di beni e servizi. E all’incertezza economica, bisogna aggiungere anche l’insicurezza emotiva, che impatta sugli atteggiamenti delle persone quando devono decidere un acquisto. Infatti, così come il "clima di fiducia" di una nazione è uno degli indicatori presi abitualmente in considerazione per valutare l’andamento economico di una nazione, così un atteggiamento di pessimismo e paura, non solo per la propria salute, ma anche per il proprio futuro, frena alcune decisioni, talvolta in modo inconscio, relativamente a interventi che riguardano la propria salute.
Così sta avvenendo anche per un settore assai indicativo della situazione di benessere della popolazione, quello delle cure dentistiche, dove le variazioni delle condizioni economiche e della capacità di spesa dei cittadini hanno effetti sulla domanda di cure. A ciò si aggiunga che, in questo contesto pandemico, l’ansia e la paura del virus modificano la percezione della popolazione di alcuni ambienti, come lo studio dentistico, visti come luoghi a più alto rischio di contagio.
Queste considerazioni sono confermate dai dati emersi da un recente ricerca realizzata dall’istituto Key-Stone per indagare opinioni e comportamenti della popolazione in pieno allarme sociale, rispetto alle cure odontoiatriche, e previsioni per un prossimo futuro.
Lo studio, realizzato su un campione pienamente rappresentativo di 1.200 famiglie italiane, ha evidenziato una prospettiva economica piuttosto negativa a causa della pandemia da Covid-19. Una famiglia su cinque (21%) manifesta serie problematiche economiche: il 6% delle famiglie intervistate dichiara perdita del lavoro di uno o più membri famigliari e un altro 15% di vivere una situazione difficile per cassa integrazione o instabilità lavorativa. Incertezza che, secondo gli intervistati, potrebbe perdurare nel tempo o aggravarsi ulteriormente.
Fortunatamente, c’è un 22% di intervistati che ha avuto - ma risolto - problematiche relative a incertezza lavorativa e cassa integrazione, mentre solo il 57% delle famiglie pare indenne dalle problematiche relative alla sicurezza lavorativa.
Riguardo alle cure dentistiche, anche pensando a tutto il 2021, un italiano su quattro, tra i 20 e i 74 anni di età, rinuncerà al dentista se non per eventuali bisogni urgenti. Si tratta di 13 milioni di italiani, che alle ataviche problematiche economiche e culturali vedono aggiungersi le incertezze dovute alla pandemia. La percentuale sale a circa il 40% per chi ha avuto o pensa di avere una situazione di incertezza lavorativa ed economica a causa della pandemia.
Considerando comunque che una parte della popolazione avrebbero comunque rinunciato al dentista (la maggior parte dei quali per ragioni economiche strutturali non imputabili al Covid-19), il 61% di questi imputano certamente tale scelta direttamente alla pandemia: a causa del conseguente peggioramento della situazione economica o per paura di essere contagiati. Il timore di contrarre il virus è maggiore per chi aveva previsto cure di routine, mentre le problematiche economiche incidono maggiormente su interventi di un valore superiore ai 1.500€ e per le famiglie in fasce di reddito inferiori.
Una nota ottimistica viene invece dall’attenzione per bambini e adolescenti: secondo la ricerca Key-Stone, l’intenzione di rinunciare alle cure si riduce nel caso di figli in età tra i 6 e i 19 anni, sia che si tratti di trattamenti più costosi, come quelli ortodontici, sia di controlli e trattamenti di routine.
In conclusione, l’effetto reale della pandemia provocherà una riduzione della domanda di prestazioni stimata intorno al -13%, almeno un miliardo in meno di spesa odontoiatrica e quindi di mancati ricavi per il comparto.
Occorre, quindi, considerare anche l’impatto economico sull’intero comparto dentale, si tratta di un settore con un prodotto lordo di oltre 13 miliardi di euro (dati 2019) tra prestazioni odontoiatriche, industria e distribuzione (legata a consumi e investimenti delle strutture) e laboratori odontotecnici. Un comparto che, comprese le logiche di autoimpiego, coinvolge circa 150.00 addetti.
Il settore ha avuto, come gran parte dei comparti economici, un forte stallo nel periodo del lockdown ma le terapie iniziate o pianificate da tempo sono ripartite a ritmi forsennati sin dal mese di giugno. Di fatto, nel mese di marzo sono stati sospesi circa 1,2 miliardi di lavori odontoiatrici che, chiaramente si sono dovuti sviluppare nei mesi successivi e che ancora sono parzialmente in corso. Il settore non si è quindi paralizzato, poiché la popolazione ha necessità di cure e molti casi, ad esempio quelli ortodontici, prevedono tempi terapeutici molto lungi. Ci sono inoltre patologie come la parodontite che hanno un andamento spesso cronico e pazienti che avendo subito interventi di implantologia prima del lockdown devono, prima o poi essere protesizzati.
Le terapie odontoiatriche sono indispensabili per la popolazione, così come già dimostrato in un’altra recente ricerca realizzata da Key-Stone in collaborazione con la SIdP, Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, nella quale si è misurato in circa 10 milioni il numero di italiani che hanno avuto problemi a denti e gengive durante il lockdown e il 30% di questi hanno peggiorato la loro condizione proprio per non aver potuto accedere allo studio dentistico.
In effetti, la mole di lavoro durante la fase post lockdown è stata piuttosto consistente, ma sono migliaia gli studi dentistici che segnalano una riduzione molto marcata delle nuove visite e, secondo un’altra ricerca recentissima Key-Stone, effettuata su un campione rappresentativo di studi dentistici, le previsioni degli addetti ai lavori sono assai negative, con un 79% degli studi dentistici che segnala un calo del fatturato nei primi nove mesi dell’anno, un 74% che lo prevede a chiusura del 2020 e un 46% che anche per il 2021 segnala previsioni in calo, con solo il 18% più ottimista che indica un possibile aumento.
Proprio per questo, in previsione di un rapporto economico di “Outlook 2021”, il sondaggio Key-Stone sul canale professionale ha chiesto ai dentisti titolari di valutare quale sia la situazione che meglio corrisponde al futuro prossimo dei loro centri odontoiatrici.
Come si può osservare dal grafico delle risposte, più di un 20% del campione, che proiettato sull’universo di riferimento significa quasi 8.000 studi dentistici, prevede una situazione recessiva potenzialmente nefasta, con un impatto che, per alcuni, potrebbe significare la chiusura stessa dell’attività odontoiatrica. Si tratta infatti di microimprese che difficilmente potranno avere sufficienti risorse per resistere al perdurare della crisi.
Si può comunque notare un atteggiamento positivo e proattivo di circa un terzo delle strutture, scommettendo sul futuro e investendo di conseguenza (a questo proposito ricordo che proprio durante la crisi 2008-2013 almeno un 30% di studi dentistici hanno avuto una crescita determinante, mentre per circa la metà è iniziato un lungo declino in termini di ricavi e margini), mentre altri sono già perfettamente consci di poter andare in sofferenza organizzativa ed economica.
In questo contesto, e ipotizzando un forte calo degli investimenti in tecnologie da parte di una parte degli studi dentistici, la riduzione del business complessivo nel 2021, includendo industria e laboratori protesici, potrebbe quindi aggirarsi attorno a 1,5 miliardi di euro.
A livello generale, la portata dell’impatto negativo sul settore dentale dipenderà principalmente dalla durata della nuova ondata della pandemia e dalla persistenza della conseguente fase sub-emergenziale, con presenza della patologia “sotto traccia”. Occorre ricordare che una corretta pianificazione delle terapie odontoiatriche è indispensabile per la salute della popolazione: il rimandare le cure, per procrastinazione o per non aver potuto accedere allo studio dentistico, non fa che peggiorare la situazione complessiva a livello di salute pubblica e di economia di un comparto tutt’altro che trascurabile.
* Presidente Key-Stone
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