Lavoro e professione

Negoziato Ue: il futuro delle pensioni a "quota 100" non spaventa i medici

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Le pensioni italiane sono diventate argomento di trattativa al vertice del Consiglio europeo: l'accordo sul Recovery Fund è appena stato raggiunto e gli interventi (promessi o negati) sul sistema pensionistico italiano sono stati al centro degli incontri tra i leader in Ue. Nel mirino dell'Olanda sarebbero finite le pensioni degli italiani, tant'è che è stato proposto il blocco della riforma pensionistica auspicata proprio in queste settimane dal Governo italiano e l'eventuale proroga di Quota 100. E la mancata conferma di Quota 100 potrebbe non bastare. Ma se prima dell'emergenza sanitaria il dibattito sul tema era piuttosto rilassato, l'anno scorso i pensionamenti con Quota 100 sono stati solo 150mila, un terzo in meno del previsto , l'unico rovello era come evitare lo scalone di cinque anni che si sarebbe presentato, senza correttivi, per chi maturerà i requisiti minimi di 62 anni di età e 38 di contributi il primo gennaio 2022, ora con la pandemia lo scenario è cambiato. Ma, tuttavia per alcune categorie come i medici il sistema di quota 100 non ha rappresentato almeno fino ad oggi una vera e propria via di fuga dal lavoro.
Anzi per rispondere all'emergenza sanitaria causata dal Coronavirus, lo Stato li ha quasi "precettati" dando loro la possibilità di tornare in servizio sospendendo l'incumulabilità previstra per coloro che siano andati in pensione con Quota 100. Ricordiamo che l'anticipo pensionistico con Quota 100, introdotto ad inizio 2019, e di fatto attivabile per i dipendenti pubblici da luglio scorso, è sperimentale. La norma scade infatti nel 2021.
A suo tempo furono espresse molte perplessità sull'introduzione di misure di anticipo dell'età di pensionamento perché si riteneva che avrebbero creato forti vuoti in particolare nella sanità
Si era valutato che fossero complessivamente circa 140mila gli operatori sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale che a fine 2018 avessero già raggiunto i requisiti per " Quota 100 ". E pertanto si era annunciata una fuoriuscita, in particolare, di circa 4.500 professionisti medici.
Era stato, infatti, calcolato che il numero di medici che avevano raggiunto la quota 100 ( almeno 62 anni d'età con 38 anni di contributi ) a fine 2018, era di poco meno di 18 mila unità e l'esodo possibile avrebbe potuto riguardare un alto numero di dimissioni. Ma così non è stato .
Da dati espressi dai sindacati della categoria parrebbe che, a tutto oggi, l'uscita anticipata abbia riguardato solamente poco più di 1.000 medici. Ricordiamo che l'ente previdenziale a cui fanno riferimento i medici dipendenti dal servizio sanitario era, almeno all'inizio dei tanti sovvertimenti del settore, la Cassa Pensioni Sanitari. Una Cassa previdenziale gestita dallo stesso Ministero del Tesoro, poi passata all'Inpdap, e assorbita, dal 2011, dall'Inps. Una Cassa particolarmente ricca grazie alle contribuzioni di tanti sanitari ed ad un modesto numero di pensionati.
Dai dati indicati dalla Corte dei Conti, nella relazione annuale al Parlamento sulle Casse ed Istituti previdenziali, viene indicato che a fronte di 116 mila iscritti risultavano 69 mila pensionati, con un incremento annuo da tre a quattro mila pensionamenti l'anno.
Pertanto è da rilevare che, per quanto attiene a questo settore pubblico – professionale, l'incremento di pensionamenti, determinato dall'introduzione della quota 100 , almeno per il periodo giugno 2019 – giugno 2020, non appare particolarmente modificativo del normale trend.
Accanto ad una particolare riluttanza del medici di andare in pensione, lo dimostra la costante sollecitazione di richiedere un incremento dell'età massima di rimanere in servizio, come se non bastassero gli attuali limiti generali del pensionamento di vecchiaia a 67 anni, l'introduzione della possibilità di usufruire dell'uscita con quota 100 non è stata ben accolta dalla categoria per una particolare limitazione introdotta dalla stessa disposizione nel merito degli aspetti economici.
Infatti la legge, che ha concesso la possibilità del pensionamento anticipato, ha previsto, per coloro che usufruiscono di questa facilitazione, l'impossibilità di svolgere alcuna attività remunerata.
Una limitazione fortemente negativa per i medici che, per le loro intrinseche professionalità, sono sollecitati a continuare a svolgere le loro attività anche oltre il pensionamento
Questo è bastato a ridurre la richiesta del pensionamento anticipato con quota 100, ma, anche, poi, a sollecitare il legislatore a richiedere, per coloro che fossero andati comunque in pensione con il criterio favorevole, di sospendere la norma restrittiva consentendo di poter cumulare le retribuzioni qualora fossero rientrati in servizio per sopperire alle necessità determinate dalla grave condizione sanitaria prodotta della pandemia del Coronavirus.


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