Lavoro e professione

Conte-bis/ Quici (Cimo-Fesmed): «Il nuovo Governo tuteli il Ssn con risorse adeguate e personale»

S
24 Esclusivo per Sanità24

Fino a oggi sulla sanità le promesse del prossimo Esecutivo si sono pericolosamente avvicinate allo zero. Mentre «svolta e novità, indicate come stelle polari del nuovo governo che sta nascendo in queste ore, sono più che mai attese dai medici della sanità pubblica e dalle loro rappresentanze», avvisano dalla Federazione Cimo-Fesmed. Che davanti al «rischio che ancora una volta questo capitolo non sia al centro di una seria agenda politica», lancia le sue proposte per partire da poche ma incisive azioni. Queste:
1. un più adeguato finanziamento del fondo sanitario attraverso un’equa distribuzione delle risorse economiche tra le regioni;
2. politiche di assunzione del personale incentrate sulle competenze e non delegate al solo arbitrio delle singole regioni, che stanno generando anarchia contrattuale;
3. una vera politica motivazionale del personale sanitario da troppo tempo abbandonato e non incentivato;
4. una maggiore sicurezza nelle strutture sanitarie sia per i pazienti e che degli operatori sanitari, anche contro l’esponenziale crescita delle aggressioni a loro danno;
5. una nuova governance nella rappresentanza e rappresentatività della dipendenza medica, portando i contratti di lavoro sotto il controllo diretto del ministero della Salute.

«Le scelte governative precedenti, anno dopo anno, hanno dimostrato di dare al nostro sistema salute scarse prospettive di sopravvivenza - commenta Guido Quici, presidente della Federazione. «Vorremmo riposte chiare a semplici quesiti che faranno capire se il nuovo Governo vuole davvero recuperare il lento declino degli ultimi decenni e rilanciare la sanità pubblica: come e quanto è disposto a scommettere? Avrà il coraggio di preservare la sanità pubblica da tagli, pur con un’imminente finanziaria particolarmente gravosa? In caso contrario, entro quali ambiti prevede che l’assistenza sanitaria integrativa debba surrogare ciò che lo Stato non è più in condizione di sostenere?
«La situazione della sanità è davvero grave, bisogna agire subito e agire bene - continua Quici - Le esperienze di questi anni dimostrano che c’è stato un aumento delle diseguaglianze tra i cittadini delle singole regioni anche in termini di aspettativa di vita, quale riflesso delle rispettive assistenze sanitarie; si è ridotta l’offerta sanitaria per Lea non sufficientemente finanziati; è emersa l’eccezionale carenza di personale medico e sanitario con rischio di ulteriori chiusure di reparti ospedalieri; i cittadini sono insoddisfatti, anzi arrabbiati al punto tale da far registrare un vistoso incremento delle aggressioni. Troppo spesso abbiamo assistito a Leggi Finanziarie che promettevano un maggior impegno economico nel settore ma, puntualmente, i successivi Def riducevano al minimo l’incremento del Fondo sanitario nazionale, a fronte di enormi carenze di personale medico e di mezzi. Quante volte abbiamo denunciato le scelte politiche che ci hanno portato ad avere il più basso rapporto tra spesa sanitaria e Pil e la più alta spesa sanitaria in “out of pocket”, pagata direttamente dai pazienti.
«Al nuovo Governo, in definitiva, chiediamo solo una cosa - avvisa Quici -: uscire dall’attuale palude e dichiarare se l’obiettivo è quello di rilanciare la sanità pubblica o, viceversa, di continuare quel percorso, oggi non più strisciante, di rischiosa privatizzazione del nostro Ssn. Bisogna svelare ai cittadini se la politica crede ancora in una sanità pubblica parte integrante di un sistema di protezione sociale in grado di affrontare i reali bisogni di salute dei cittadini, soprattutto puntando sull’appropriatezza delle cure, sulla prevenzione, le acuzie, le cronicità e le non autosufficienze, o se invece si vuol mettere la testa sotto la sabbia per evitare di affrontare il problema salute come diritto per tutti. Vogliamo comunque augurarci, anche siamo consapevoli di conoscere fin troppo bene le dinamiche della politica, che questa sia la “svolta buona” per un’inversione del trend negativo».


© RIPRODUZIONE RISERVATA