Lavoro e professione
Quale ruolo e quale finanziamento per l’Istituto superiore di sanità
a cura dei ricercatori Iss*
24 Esclusivo per Sanità24
L’Istituto superiore di sanità (Iss) rappresenta una piccola quota dell’investimento della ricerca pubblica in Italia, ma ha un ruolo unico quale organismo tecnico-scientifico del Ssn. Che si tratti di interventi in caso di emergenze sanitarie, o di valutazione degli effetti sulla salute dell’inquinamento ambientale, di indagini in caso di epidemie umane o veterinarie, o di partecipazione alla definizione di standard, solo per citare alcuni esempi, l’Iss si trova istituzionalmente chiamato a fornire l’evidenza scientifica alla base di decisioni pubbliche. Per questa funzione serve un elevato livello di competenza che può essere acquisito solo se si svolge un’attività di ricerca – di base e applicata - nelle materie sulle quali ci si esprime. Serve poi che i giudizi espressi siano liberi da condizionamenti. Le norme che regolano l’Iss hanno garantito l’autonomia scientifica, e fino ad alcuni anni fa, il finanziamento statale ha garantito che l’attività dell’Iss fosse libera da condizionamenti finanziari.
Negli anni, e in particolare dopo il 2010, si è verificato un costante decremento delle risorse provenienti dal finanziamento statale. Solo due numeri per inquadrare lo stato di difficoltà: a fronte di un finanziamento statale che nel 2017 è stato di 106 milioni di euro (ai quali si sono poi aggiunti circa 11 milioni provenienti dalla ricerca corrente del ministero della Salute e altri 10 milioni dal Fondo sanitario nazionale), le spese per il personale di ruolo si avviano a superare i 122 milioni di euro.
Fortunatamente è cresciuta la capacità dei ricercatori dell’Iss, così come di tutti i ricercatori italiani, di reperire finanziamenti attraverso la partecipazione a bandi di ricerca internazionali e nazionali, e a programmi di collaborazione, prevalentemente pubblici. Queste risorse integrano il finanziamento statale e garantiscono, al momento, il funzionamento dell’Iss. Tuttavia, se persisteranno i limiti del finanziamento, sarà impossibile per l’Iss mantenere un’attività di ricerca che sia competitiva a livello sia nazionale che internazionale, a fronte del fisiologico invecchiamento di infrastrutture e strumentazioni. Di conseguenza, aumenterà la ricerca di finanziamenti provenienti anche da aziende private, e si ridurranno per i ricercatori le possibilità di scegliere se e quando accettare un finanziamento privato.
Anche applicando tutti i possibili interventi per mantenere indipendenza nelle scelte strategiche degli indirizzi di ricerca e imparzialità nelle decisioni, può accadere che si verifichino situazioni che possono compromettere la reputazione di terzietà dell’ente quando dovrà esprimere un parere rilevante per la salute dei cittadini.
La preoccupazione è che a fronte del progressivo impoverimento del finanziamento statale, l’Iss possa trovarsi, per ruolo istituzionale, a esprimere pareri sulle stesse aziende da cui viene finanziato. Ad esempio, che una multinazionale del settore alimentare, o che opera nella lavorazione degli idrocarburi, o che produce farmaci – e l’elenco potrebbe naturalmente continuare – finanzi attività di gruppi di ricercatori che possono essere coinvolti in decisioni sulle stesse aziende, anche attraverso la partecipazione a comitati tecnici nazionali e internazionali (ad es., definizione di limiti di un contaminante o valutazione dell’immissione in commercio di un farmaco).
Pensiamo che sia utile che la ricerca pubblica italiana abbia rapporti con il privato. In particolare, si pensi ai bandi di ricerca competitiva rivolti a gruppi che comprendono anche il privato, o a finanziamenti di attività di ricerca di base che presentano minori ricadute immediate in decisioni pubbliche. È evidente a tutti che ci possono essere sinergie, e non solo economiche. A nostro avviso, tuttavia, si può tranquillamente essere favorevoli a forme di collaborazioni pubblico-privato e nel contempo ritenere che alcune attività strategiche per il Paese debbano essere a completo carico del settore pubblico, per garantirne sia l’autonomia formale che l’indipendenza percepita dall’opinione pubblica.
Questo modo di operare è condiviso a livello internazionale. Ad esempio, in un Paese come gli Usa, le maggiori università ricevono finanziamenti da aziende private. Tuttavia, enti pubblici come la Food and Drug Administration, il Center for Disease Control and Prevention e, per molti aspetti, i National Institutes of Health, hanno un esclusivo o prevalente finanziamento pubblico a garanzia di indipendenza. Ma lo stesso vale, a ben vedere, anche in Italia. Finanziamenti privati sarebbero considerati inammissibili per la Corte di Cassazione, ma ovviamente ammissibili per un dipartimento di una Facoltà di giurisprudenza. I finanziamenti pubblici servono a far funzionare le istituzioni, a garantire che la scelta sugli indirizzi dell’attività svolta non sia delegata al finanziatore di turno, e a evitare di metterne a rischio la credibilità.
A nostro parere si tratta di decidere se il ruolo che si prefigura per l’Iss sia assimilabile a quello di un dipartimento universitario, anche prestigioso, oppure a quello della Corte di Cassazione. In quest’ultimo caso, serve un bilancio pubblico adeguato a garantire il funzionamento di un patrimonio importante del Ssn e del Paese. Decisioni di questo tipo dovrebbero essere il frutto di un dibattito pubblico, anziché apparire come il risultato ineluttabile della scarsità di risorse. In questo senso, sarebbe importante che, a cominciare dalla discussione della prossima legge di bilancio, il ministro della Salute - il cui impegno a sostegno di un Ssn universale e di qualità è ampiamente riconosciuto – riesca a svolgere una pressione nei confronti del Governo e del Parlamento in favore di un finanziamento adeguato alla sostenibilità dell’Iss.
*Paola Fattibene, Giuseppe Traversa (componenti del Comitato scientifico eletti dai ricercatori e tecnologi dell’Iss), Alessandra Berry, Sonia Brescianini, Alessandro Campa, Stefano Di Giuseppe, Chiara Donfrancesco, Enzo Gilardi, Catherine Labbaye, Fabio Magurano, Maurizio Mattia, Francesca Menniti-Ippolito, Antonella Olivieri, Paola Torreri, Fabrizio Tosto, Francesca Zoratto (rappresentanti dei ricercatori e tecnologi, e del personale tecnico, nei Consigli di Dipartimento e Centro dell’Iss)
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