Lavoro e professione

AlmaLaurea2018: area sanitaria tra le migliori chance occupazionali (+4,3%)

di Rosanna Magnano

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24 Esclusivo per Sanità24

Il tasso di occupazione delle professioni sanitarie a un anno dalla laurea migliora nell'ultimo anno del 4,3% e l'area salute si conferma tra i gruppi disciplinari con le migliori chance occupazionali per i neo-laureati. Sette studenti su dieci sono donne. La presenza di lavoratori studenti è di rilievo solo nei corsi magistrali biennali. Per contro la frequenza delle lezioni tra i laureati di primo livello dell'area sanitaria risulta particolarmente assidua (95,4%). La regolarità è piuttosto diffusa e a concludere il percorso di studi nei tre anni previsti dagli ordinamenti è ben il 70,0% dei laureati delle professioni sanitarie. Sono questi alcuni dei dati fotografati dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea che oggi ha presentato i Rapporti 2018 sul Profilo e sulla Condizione occupazionale (XX edizione) in occasione del Convegno “Mutamenti strutturali, laureati e posti di lavoro”, presso l’Università di Torino.

«Dalla analisi dei dati di AlmaLaurea - sottolinea Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza Corsi di Laurea Professioni Sanitarie e docente dell’Università di Bologna - si può rilevare che le professioni sanitarie continuano a confermare ancora una volta il primo posto assoluto fra tutte le varie aree disciplinari. Infatti dai dati emerge un trend in salita per il tasso di occupazione a un anno di ben 4,3 punti percentuali, passando dal 66,7% dello scorso anno (laureati del 2015) all’attuale 71% (laureati del 2016)».

In generale nel 2017 il tasso di occupazione, che include anche quanti risultano impegnati in attività di formazione retribuita, è pari, ad un anno dal conseguimento del titolo, al 71,1% tra i laureati di primo livello e al 73,9% tra i magistrali biennali del 2016. Il Trend è in miglioramento: nell’ultimo quadriennio, il tasso di occupazione risulta aumentato di 5,4 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3,8 punti per i magistrali biennali. «Si tratta di segnali positivi - si legge nel Report - soprattutto quelli dell’ultimo anno (il tasso di occupazione è aumentato di 2,9 punti per i laureati di primo livello e di 3,1 punti per i magistrali biennali). Tali segnali non sono però ancora in grado di colmare la significativa contrazione del tasso di occupazione osservabile tra il 2008 e il 2013 (-17,1 punti percentuali per i primi; -10,8 punti per i secondi).

Analogamente a quanto rilevato lo scorso anno, a parità di altre condizioni, i laureati delle professioni sanitarie risultano tra i più favoriti, insieme a ingegneria. Meno favoriti, invece, sono i laureati dei gruppi disciplinari psicologico, giuridico e geo-biologico. E l'area sanitaria è tra i 5 gruppi disciplinari più numerosi, insieme all’economico-statistico, ingegneria, il politico-sociale, il letterario che rappresentano assieme oltre il 50% dei laureati.

Le Indagini hanno coinvolto i laureati di 74 università aderenti al Consorzio. Il Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 276 mila laureati nel 2017: in particolare, 157 mila laureati di primo livello, 81 mila laureati magistrali biennali e 36 mila laureati magistrali a ciclo unico. Il Rapporto di AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale ha analizzato oltre 630 mila laureati di primo e secondo livello degli anni 2016, 2014 e 2012 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

Le professioni sanitarie si confermano sempre più «rosa»
Il report rileva una forte differenziazione nella composizione per genere dei vari ambiti disciplinari. Nei corsi di primo livello le donne costituiscono la forte maggioranza nei gruppi insegnamento (93,6%), linguistico (83,6%), psicologico (80,0%) e professioni sanitarie (69,8%). Restano invece una minoranza nei gruppi ingegneria (26,1%), scientifico (28,2%) ed educazione fisica (31,6%). Tale distribuzione è confermata anche all’interno dei percorsi magistrali biennali. Nei corsi magistrali a ciclo unico le donne prevalgono nettamente in tutti i gruppi disciplinari: dal 96,3% nel gruppo insegnamento al 54,4% nel gruppo medicina e odontoiatria.

In aumento i tirocini
Negli ultimi anni si è registrato un aumento delle esperienze di tirocinio curriculare, che nel 2017 hanno riguardato il 57,9% dei laureati (erano il 50,8% nel 2007). A tale positivo risultato si associa un’elevata soddisfazione da parte di chi ha vissuto questa esperienza: il 69,5% dei laureati esprime infatti un’opinione decisamente positiva.

Più nel dettaglio, le esperienze di tirocinio riconosciute dal corso di studi hanno riguardato il 60,3% dei laureati di primo livello, di cui i due terzi svolti al di fuori dell’università. I tirocini sono esperienze che entrano nel bagaglio formativo di oltre l’80% dei neodottori di primo livello dei gruppi insegnamento, agraria e professioni sanitarie, mentre interessano solo una minoranza dei laureati dei gruppi ingegneria (32,3%) e letterario (43,5%). Tra i laureati di primo livello, inoltre, i tirocini risultano più diffusi (69,7%) tra coloro che non intendono proseguire gli studi.

Frequenti esperienze di tirocinio anche tra i laureati magistrali biennali (60,0%), con i sanitari in prima linea. Inoltre, il 12,5% dei magistrali biennali ha svolto sì un tirocinio, ma durante il percorso di primo livello, il che porta la quota complessiva di laureati magistrali biennali con esperienze di tirocinio al 72,5%. Anche in questo caso i laureati dei gruppi dell’insegnamento e delle professioni sanitarie, oltre a quelli dei gruppi geo-biologico ed educazione fisica (tutti con percentuali al di sopra del 75%), si confermano più impegnati in queste attività.

Per quanto riguarda i corsi magistrali a ciclo unico la presenza di tirocini riguarda il 44,2% dei laureati, seppure in presenza di situazioni molto diversificate per ambito disciplinare: ben il 90,3% dei laureati in farmacia ha svolto queste attività, contro il 14,4% di quelli del gruppo giuridico.

Studenti lavoratori soprattutto tra i magistrali biennali
L’attività lavorativa, di qualunque natura, svolta nel corso degli studi caratterizza il 66,1% dei laureati di primo livello; il 5,7% è lavoratore-studente. I laureati che hanno avuto esperienze di lavoro sono particolarmente numerosi nei gruppi di educazione fisica (83,1%), insegnamento (78,7%), giuridico (78,0%) e politico-sociale (74,9%), mentre il contatto con il mercato del lavoro è relativamente più debole nei gruppi professioni sanitarie, geo-biologico, ingegneria e scientifico (percentuali che oscillano dal 54 al 59%). In questi ultimi gruppi si rileva una presenza solo simbolica di lavoratori studenti (2-5%), i quali invece incidono in misura più rilevante nei gruppi giuridico (17,8%), insegnamento (12,8%) ed educazione fisica (10,0%).

Dati di segno opposto tra i laureati magistrali biennali. La presenza dei lavoratori-studenti è tutt’altro che trascurabile (8,3%), in particolare fra i laureati delle professioni sanitarie (41,9%) e fra quelli del gruppo insegnamento (22,1%).

Lezioni regolari per il 95,4% dei laureati sanitari di primo livello
Il 68,7% dei laureati di primo livello ha dichiarato di avere frequentato regolarmente le lezioni; anche per questa dimensione dell’esperienza universitaria si registrano forti
differenze in funzione del gruppo disciplinare. Risulta particolarmente assidua la partecipazione alle lezioni nei gruppi delle professioni sanitarie (95,4%), architettura (85,2%) e ingegneria (80,0%). Di contro, la presenza in aula è stata relativamente più limitata fra i laureati dei gruppi giuridico (40,6%), insegnamento (45,5%) e psicologico (51,5%).

Gli studenti di area sanitaria si laureano nei tempi giusti
La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato negli ultimi anni un miglioramento marcato. Se nel 2007 concludeva gli studi in corso il 37,9% del complesso dei laureati, nel 2017 la percentuale raggiunge il 51,1%. All’opposto, se dieci anni fa a terminare gli studi con quattro o più anni fuori corso erano il 17,4% dei laureati, oggi si sono quasi dimezzati (9,8%). La regolarità negli studi appare consolidata e continua a riguardare una quota elevata di laureati di primo livello (50,8%).

Concludono nei tre anni previsti dagli ordinamenti ben il 70,0% dei laureati delle professioni sanitarie; all’estremo opposto, laurearsi in corso riesce soltanto al 28,8% dei laureati del gruppo giuridico dove, corrispondentemente, oltre un laureato su 4 (27,2%) ha terminato gli studi con almeno 4 anni di ritardo.

Rispetto ai laureati di primo livello, si registra una regolarità ancora maggiore per i laureati
magistrali biennali, dove risulta in corso il 58,6% dei laureati, con punte superiori all’80% per i laureati del gruppo di educazione fisica e delle professioni sanitarie.

Ma la soddisfazione è bassa
Tra i laureati magistrali a ciclo unico il 34,3% si dichiara decisamente soddisfatto dell’esperienza universitaria e il 52,1% è abbastanza soddisfatto, per una soddisfazione complessiva pari all’86,4%. Particolarmente soddisfatti risultano i laureati del gruppo insegnamento (92,6%) seguiti da quelli del farmaceutico (90,0%); più critici i laureati di architettura (80,2%).

Sono decisamente soddisfatti del corso di laurea 42,1 laureati magistrali biennali su cento; sono abbastanza soddisfatti altri 47,3 laureati su cento. Il livello di appagamento complessivo per la più recente esperienza universitaria, pari all’89,4%, è superiore a quello registrato fra gli altri tipi di laureati. I più soddisfatti sono i laureati dei gruppi psicologico, ingegneria, chimico-farmaceutico ed economico-statistico (tutti tra il 91 e il 92%), i più critici invece i laureati delle professioni sanitarie (77,6%).


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