Lavoro e professione
Medici e infermieri sul piede di guerra, il 23 febbraio si ferma la sanità pubblica
di Lucilla Vazza
Lo hanno minacciato, lo hanno spiegato, lo hanno proclamato: il 23 febbraio medici e infermieri della sanità pubblica incrociano le braccia. Così l’Italia delle cure si ferma per 24 ore.
A meno che sul rinnovo dei contratti della dirigenza medica e del comparto non ci sia da parte di Governo e Regioni un concreto cambio di passo: con aperture alle richieste dei lavoratori.
Lo scriviamo da anni: medici e personale sanitario hanno superato la fase delle richieste di impegni. Vogliono fatti. E li vogliono scritti nero su bianco. Perché così com’è nelle bozze su cui si sta lavorando, il futuro di chi ha in mano le cure appare peggiore di un presente già complicato.
Ssn a rischio futuro
La sanità pubblica universalistica, fiore all’occhiello sbandierato da chi governa, è al collasso e vuol far sentire la propria voce. E per questo si fermeranno ospedali e sale operatorie. Saranno garantite le urgenze, come sempre. Da oggi al 23 febbraio, ogni giorno sarà buono per portare al tavolo proposte migliorative.
Medici e infermieri chiedono risposte
I medici sono sul piede di guerra: «Siamo senza finanziamenti e con un personale allo stremo e senza contratto da 8 anni» lamentano i sindacati in una nota di oggi, che è la fotocopia di decine di altri diffusi nei mesi scorsi. Perché il quadro non cambia e l’accordo sul nuovo Ccnl procede un passo avanti e due indietro. E peggio ancora gli infermieri, che non ne possono più di essere messi in un ruolo secondario rispetto al Ssn di oggi e ancor di più di domani. Proprio oggi la Ragioneria generale dello Stato ha fotografato nel suo conto annuale, la situazione dell’occupazione degli infermieri, per questo Ipasvi ha lanciato l’allarme: «Il servizio non ce la fa più e i numeri lo dimostrano: in due anni abbiamo perso oltre 4.500 professionisti, abbiamo più precari e buste paga più leggere». Un’emorragia causata dalle «misure di contenimento della spesa soprattutto dove ci sono i piani rientro».
E Costantino Troise, leader storico dei medici Anaao, rincara la dose: «È nostra intenzione accompagnare la campagna elettorale, facendo sì che i partiti siano costretti a prendere atto della tragica situazione della Sanità».
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