Lavoro e professione
Come si declina l’«innovazione» in sanità? Torna «4Words - le parole della sanità»
di Caterina Visco
Innovazione è una di quelle parole che, consumate da un uso eccessivo e talvolta indisciplinato, hanno bisogno di essere riempite di senso e, soprattutto, di nuovo contenuto. Ci sta provando il progetto Forward, avviato lo scorso anno dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio ASL Roma 1 e dal Pensiero Scientifico Editore, progetto che il 25 gennaio 2018 ripropone a Roma l'incontro «4Words - le parole dell'innovazione in sanità». Uno spazio di dialogo dove clinici, operatori, ricercatori e dirigenti sanitari italiani e internazionali potranno confrontarsi sul futuro della ricerca medica e della pratica clinica (qui il programma dell'evento).
Proprio “Innovazione” sarà la prima delle “4words”, le quattro parole o meglio i quattro concetti che scandiranno i lavori della giornata. A guidare la riflessione dei partecipanti ci penseranno Roberto Cingolani, direttore dell'Istituto italiano di tecnologia di Genova, e Trisha Greenhalgh, medico di Cure primarie nonché condirettore della Interdisciplinary research in health sciences unit della University of Oxford.
L'incontro, dunque, tra mondi e ambiti di attività estremamente distanti tra loro vuole riassumere la vasta gamma di declinazioni che questa parola può assumere, senza che una escluda l'altra. Nell'Istituto diretto da Cingolani, per esempio, innovazione è sinonimo di tecnologia, una tecnologia che, dalla robotica applicata alla riabilitazione motoria allo studio di bio-interfacce intelligenti per il rilascio di farmaci chemioterapici nell'organismo, sarà parte integrante, in alcuni casi addirittura integrata, del corpo umano.
Paradossalmente, invece, per Trisha Greenhalgh, affatto immune al fascino delle opportunità offerte dalla tecnologia, l'innovazione della cura passa per una riconsiderazione dei valori che erano alla base della prima formulazione della medicina basata sulle prove: in questa corsa a una medicina sempre più rapida ed efficiente, Greenhalgh raccomanda di non dimenticare la componente umana della cura o di assicurarsi che l'innovazione si accompagni ad un maggior beneficio/valore per il paziente
Se si accettano entrambe queste visioni come legittime declinazioni di “innovazione,” è chiaro come non si possa limitare il significato di questa parola allo sviluppo di una nuova tecnologia, e neanche alla formulazione di una soluzione a un problema estemporaneo. Piuttosto essa andrebbe intesa come un processo teso alla creazione di un futuro migliore. Come ricorda Cingolani stesso, in un'intervista pubblicata proprio su Forward, “la domanda a cui dobbiamo rispondere non è: «Che abito, moto o telefonino voglio avere fra cinque anni? Ma piuttosto: Che società voglio per i nipoti dei miei nipoti? L'innovatore deve pensare a lungo termine: se si pensa a un'innovazione a cinque anni, questa è fine a sé stessa».
Forse, è proprio questa l'idea di innovazione alla base del progetto Forward e al processo di arricchimento di significato di questa parola che il progetto sta portando avanti. La visione e la riflessione su diversi scenari possibili ha guidato la scelta dei temi affrontati da Forward nel corso dell'anno che sta per concludersi e che saranno presentati all'incontro di gennaio: “Scelte e decisioni”, “Management della ricerca” e “Intelligenza artificiale”. Il “nuovo” abita dunque non soltanto nella robotica o nel machine learning ma anche nella “ristrutturazione” di processi organizzativi in parte già collaudati o di percorsi decisionali sperimentati.
«La scelta dei temi nasce da diverse sessioni di studio con il gruppo di lavoro di Forward, e la decisione finale tiene conto delle esigenze di approfondimento delle diverse parti coinvolte che, è bene ricordarlo, comprendono un'istituzione di sanità pubblica e imprese, impegnate vuoi nella ricerca farmaceutica, vuoi nella comunicazione scientifica», spiega Antonio Addis, farmacologo del Dipartimento di Epidemiologia e associate editor di Forward. «L'obiettivo del gruppo di lavoro è avvicinarsi a comprendere il futuro della sanità, studiano e dialogando insieme».
Se la visione a lungo medio e lungo termine è una premessa necessaria per un'innovazione sostenibile e utile, il metodo è nella multidisciplinarietà, nell'ascolto e nell'aggiornamento continuo delle conoscenze. «Forward cerca di occupare uno spazio lasciato vuoto nell'attuale panorama della sanità italiana dove è impellente la necessità di discutere ed approfondire tematiche senza pregiudizi», spiega Marina Davoli, direttore del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio ASL Roma 1. «Occorre arrivarci preparati ascoltando esperienze e posizioni diverse», prosegue Davoli. «Nella riflessione su tematiche complesse l'ascolto è ancora più importante rispetto al trovare a tutti i costi una sintesi tra i diversi attori in campo. Già nell'edizione passata abbiamo imparato quanto ancora sia necessario approfondire su tanti argomenti che sollecitano la Sanità italiana e internazionale».
«In una sanità assediata dalla ricerca di consensi o di linee guida direttive – spiega Luca De Fiore, del Pensiero Scientifico e presidente della Associazione Alessandro Liberati network italiano Cochrane – Forward propone una strada diversa: quella della restituzione di dignità a posizioni diverse, quella della non rinviabilità di un confronto aperto, competente e trasparente sulle grandi questioni che sono destinate a cambiare gli scenari della sanità italiana».
Dialogo e ascolto sono dunque gli strumenti che sia il progetto sia l'incontro “4Words - le parole della sanità”, forniscono ai partecipanti per orientarsi tra le posizioni presentate. Autori e relatori non tanto interessati a trasmettere la propria convinzione su quello che sarà o potrebbe essere, quanto a tratteggiare insieme orizzonti in costante divenire, facendoci sperare che l'innovazione non sia un'illusione ma quel nuovo capace di trasformarsi a sua volta in punto di partenza per immaginare ancora un altro futuro.
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