Lavoro e professione
Confermato lo sciopero dei medici: il 12 dicembre la sanità si ferma per 24 ore
di Lucilla Vazza
Medici del servizio pubblico e politica: è rottura. I sindacati, per una volta uniti e compatti, hanno ribadito oggi a Roma le ragioni dello sciopero generale di 24 ore previsto per il prossimo 12 dicembre. E si sciopera perché la sanità è la grande assente nella legge di Bilancio 2018. Risorse fantasma e stallo sul rinnovo del contratto nazionale. Mentre il dibattito sui grandi temi sanitari e sulle richieste dei camici bianchi diventa una babele dove ognuno parla la propria lingua. Nell’incontro di oggi nella sala Capranichetta di Montecitorio è stata una sfilata di sigle e ognuno ha portato il proprio punto di vista, ma il coro è stato unanime: garantire risorse al Ssn, altrimenti la sanità pubblica muore. E a pagare saranno i cittadini.
Sanità fantasma nella manovra
I medici se la prendono con tutti. Con il Governo che promette, ma poi non stanzia i soldi annunciati. Con il Parlamento che non riesce a portare fino in fondo provvedimenti importanti (come l’accisa sulle sigarette che avrebbe portato 600 milioni risolutivi per la questione dei contratti dei medici) e che si fa scavalcare dal Governo. Con le Regioni che sul tema personale e rinnovi fanno orecchie da mercante. I medici del servizio pubblico non ci stanno a fare la parte di chi guarda solo il proprio interesse «per quattro spiccioli in busta paga», visto che hanno il contratto in freezer da 8 anni e che sui precari finora non hanno raccolto praticamente nulla, se non un primo spiraglio nella manovra in discussione. In ballo c’è ben altro. C’è la sanità pubblica in crisi d’identità tra eccellenza e baratro, con tanti nodi al pettine da sciogliere e il tic tac di una legislatura con i giorni contati.
E come novelli fra Cristoforo manzoniano oggi i sindacati hanno ribadito il loro “verrà un giorno!”: «I cittadini, i medici, i veterinari, i dirigenti sanitari giudicheranno nelle urne elettorali e fuori».
Regioni e Governo, basta rimpallo responsabilità
«Abbiamo aspettato otto anni per questo rinnovo contrattuale. Siamo il fanalino di coda della pubblica amministrazione. Sono state affrontate le criticità di scuola e altri settori del pubblico impiego e noi siamo rimasti al palo. La misura è colma. Non siamo la pallina nel ping pong tra le responsabilità di Governo e Regioni. Sediamoci al tavolo delle trattative e facciamolo presto», incalza Carlo Palermo, leader Anaao-Assomed. «Mancano 600 milioni, si potevano recuperare dall’accisa sul tabacco. Al Governo non va bene, ok, allora porti un’alternativa credibile subito». E le Regioni? «Facciano la loro parte, come previsto dalla legge. Le risorse ci sono e si prendano la responsabilità di essere datori di lavoro del personale sanitario. È nelle loro competenze, i soldi dovrebbero averli accantonati da tempo. Ora si faccia presto. Il rinnovo sia la base di partenza per un rilancio della governance di sistema, di un percorso d’innovazione per il Ssn» dice Palermo.
Ssn Cenerentola della Pa
Per i camici bianchi è inconcepibile che in una manovra da 20 miliardi, di cui 12 trasformati in bonus di ogni genere - da quello per i bebè agli abbonamenti per i trasporti pubblici all'inedito per la sistemazione dei giardini - non vi sia spazio per le risorse per il tavolo contrattuale , ancora fermo dopo 8 anni di blocco. Risorse accessorie che i sindacati sottolineano essere «già nostre ed esistenti nelle singole aziende sanitarie».
Le soluzioni trovate per altri settori del pubblico impiego, dalla scuola alla università al comparto sicurezza, sono state negate al personale del Ssn sempre più risicato e più anziano. «Mentre il concorso di ammissione alle scuole di specializzazione, solo pochi giorni fa, ha lasciato 10mila giovani medici ,destinati a raddoppiare nei prossimi due anni, fuori dai percorsi formativi e dall'accesso al lavoro» spiegano.
«Si sciopera per difendere un diritto costituzionale dei cittadini e le ragioni del nostro lavoro che ne è valore fondante e garanzia di esigibilità» ribadiscono i sindacati. La legge di Bilancio «esclude la sanità, unico settore della pubblica amministrazione, da politiche di investimento e rilancio, relegandola in una recessione perpetua e negando ogni segnale di attenzione e rispetto, nei confronti di medici, veterinari, e dirigenti sanitari dipendenti del Ssn».
Scontro con Regioni e Governo
Questa situazione per i sindacati è lo specchio di un totale disinteresse per chi ha in mano le cure dei cittadini. «Un tale disinteresse non può che comportare la rottura del rapporto tra chi governa la sanità pubblica, a livello nazionale e regionale, e i suoi professionisti, che ne sono anima e corpo». L'accusa per le Regioni è di aver garantito i i Livelli essenziali di assistenza - dove sono stati realmente assicurati ai cittadini - a spese dei professionisti «per cui appare inaccettabile che tentino di sottrarsi agli obblighi contrattuali ponendoli in alternativa con il diritto alla salute dei cittadini». E ce n'è ovviamente anche per il Governo chiamato ad assumersi la responsabilità «per avere determinato questa situazione». E non si salva nessuno, figuriamoci la politica «Nemmeno i partiti della sua maggioranza possono pensare di chiamarsi fuori comportandosi come Ponzio Pilato».
Allo sciopero aderiscono: Anaao Assomed, Cimo, Aaroi-Emac, Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, Fvm Federazione veterinari e medici, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Cisl medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici, Uil Fpl coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica e veterinaria.
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