Lavoro e professione
Contratto dei medici, il menu di Anaao Assomed
di Ro. M.
Garantire certezza e correttezza attuativa del prossimo Ccnl, creare le premesse per una maggiore sicurezza organizzativa e clinica , prevedere un sistema di valutazione trasparente e premiante che valorizzi la meritocrazia e aggiornare le norme in materia di orario di lavoro e riposi per renderle coerenti alle disposizioni comunitarie. È questo il menu delle priorità dell’Anaao Assomed , che dopo sette anni di blocco si accinge ad affrontare una nuova stagione contrattuale che si preannuncia difficle e irta di ostacoli.
Con una serie di obiettivi: migliorare la comprensione delle norme contrattuali e rendere univoca la loro interpretazione; determinare condizioni maggiormente omogenee di attuazione di tali norme sul territorio nazionale; impedire o frenare l’espoliazione dei fondi contrattuali e impedire l’uso scorretto dei residui di questi; modellare le norme contrattuali alla particolare peculiarità della dirigenza del ruolo sanitario, concorrendo in tal modo a meglio specificare la “specialità” di tale dirigenza;individuare condizioni di sviluppo di carriera e di premialità più specifiche alle peculiarità di tale dirigenza; ridurre le condizioni di disagio lavorativo ed elevare le condizioni di sicurezza organizzativa e clinica per i pazienti e di sicurezza nel lavoro per i dirigenti del ruolo sanitario.
Il terreno di partenza è già di estrema problematicità. «Dal 2010 a oggi infatti - spiega l’Anaao Assomed nel servizio pubblicato sull’ultimo numero de Il Sole 24 Ore sanità - una stratificazione di norme ha bloccato il rinnovo dei contratti nazionali, eroso progressivamente i fondi contrattuali e ridotto le dimensione della retribuzione media dei dirigenti del ruolo sanitario dipendenti del Servizio sanitario nazionale (già una delle più basse, fra i Paesi dell’Unione europea)». Una confusione normativa cui si aggiunge la modestia degli aumenti economici, fra l’altro finanziati solo in parte. «Premesse pessime anche sul piano normativo - continua il sindacato - soprattutto per quanto riguarda la certezza e correttezza attuativa delle norme contrattuali e legislative vigenti, le condizioni professionali e di lavoro esistenti».
Da rivisitare anche i percorsi di carriera per compensare il crescente sbilanciamento verso una maggiore premialità delle competenze gestionali. Individuando nel Ccnl un nuovo profilo verticale dei dirigenti del ruolo sanitario che sia più consono alla loro specificità professionale e che permetta un duplice sviluppo con pari dignità di ruolo, di gerarchia e di retribuzione.
E l’Anaao si prepara allo scontro anche sulla partita dell’orario di lavoro. In ballo ci sono le pressanti richieste di deroghe da parte delle Regioni sui riposi o sul periodo di riferimento entro cui calcolare come media il tempo di lavoro massimo settimanale, fissato in 48 ore settimanali comprensive anche dello straordinario, che si vorrebbe dilatare da 4 a 6 mesi, se non addirittura a 12 mesi con un conseguente allargamento pericoloso della flessibilità degli orari di servizio. E sul tavolo sono da puntellare anche i requisiti della reperibilità e le attività escluse dall’orario di lavoro.
Margini di trattativa sul capitolo giovani. A partire dal contratto a tempo indeterminato, che per l’Anaao va inteso come una necessità contrattuale di tutela sociale imprescindibile in uno stato di diritto. Riguardo l’anzianità professionale, c’è la necessità di un riconoscimento non solo dell’esclusività di rapporto, ma anche della graduazione di posizione al compimento di tale anzianità considerando complessivamente tutti i periodi lavorativi maturati, anche con soluzione di continuità.
Sul capitolo carriere, l’Anaao propone di considerare tre anni di fase «tutorata» anziché cinque con certificazioni di merito validate in modo obiettivo e valorizzando le competenze basandosi su casistiche, skills e attività di volume lavorativo. Necessaria poi una reale tutela della gravidanza e la possibilità di estendere il part time anche ai contratti a tempo determinato, ciò per creare condizioni di “welfare familiare” e incentivare le politiche giovanili di creazione e sviluppo della famiglia.
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