Lavoro e professione
Ddl Lorenzin e ordini professionali, Fnomceo: «Così si mortifica il principio dell'autoregolamentazione»
di Ro. M.
Riprendere il confronto con la professione medica in tutte le sedi istituzionali, ripartendo dal testo del Ddl Lorenzin approvato in Senato e non cedere alla tentazione di «sacrificare sull'altare di interessi di parte i livelli di tutela di salute dei cittadini, oggi assicurati dalla professione medica che da sempre interpreta, a volte anche con sacrificio, il proprio ruolo quale garante di un fondamentale diritto costituzionalmente protetto». Sono queste le conclusioni di una mozione approvata all'unanimità dal Consiglio Nazionale FnomCeo del 24 giugno scorso.
I camici bianchi contestano in particolare l’idea di intervenire sui regolamenti (anche elettorali) «in enti ordinistici che, da un punto di vista economico, non gravano sullo Stato in quanto finanziati totalmente dagli iscritti, mortificando e negando di fatto il principio dell'autoregolamentazione; inoltre, privilegiando determinate sedi di voto o utilizzando meccanismi di voto elettronico (peraltro mai utilizzato per le votazioni pubbliche di qualsiasi natura), discriminano gli iscritti e, lungi dal favorire percorsi unitari di accesso al voto, rischiano di frammentare la categoria e di allontanare medici e Odontoiatri dal proprio Ordine, creando confusione e disorientamento tra i professionisti».
Fnomceo critica inoltre l'apertura alla rappresentanza ordinistica a un numero indefinito di attività tecniche, che potrebbero essere diversamente regolamentate e paventa la «indebita ed esecrabile trasformazione dell'istituzione ordinistica da Ente di diritto pubblico (con finalità di pubblica tutela della qualità della professione) ad una sorta di rappresentanza di categoria. Esattamente il contrario di quello che tutti dichiarano a parole di volere».
La priorità è quindi quella di « ridefinire il ruolo degli Ordini, enti di diritto pubblico, per metterli realmente in condizione di contribuire, grazie alle proprie peculiari competenze e in termini di sussidiarietà, al governo della professione intervenendo in tutti i processi decisionali, nazionali e regionali, che la interessano». Un riconoscimento ritenuto fondamentale «per rendere effettiva l'attività ausiliaria e sussidiaria degli Ordini nella tutela della qualità della professione e dei professionisti ed a garanzia della salute dei cittadini».
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