Lavoro e professione

Fimmg, Fimp e Sumai in assemblea congiunta a Roma: «Accelerare sul nuovo atto di indirizzo». Tdm-CittadinanzAttiva: «Territorio promessa disattesa»

di Red. San.

Un’accelerazione sul nuovo Atto d'indirizzo e una rapida riapertura della stagione contrattuale dell'area convenzionata. Lo chiedono Fimmg-Fimp e Sumai Assoprof che hanno convocato oggi a Roma un'Assemblea congiunta. «Medici di famiglia, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali hanno sostenuto l'assistenza territoriale nella carenza di mezzi, strumenti e altre collaborazioni professionali e non, facendosi carico dei bisogni espressi da una collettivita sempre piu in sofferenza», dichiarano Silvestro Scotti segretario nazionale Fimmg, Giampietro Chiamenti presidente Fimp e Antonio Magi segretario Sumai Assoprof.

« Non si puo rimandare ancora - continuano - e non si puo aspettare oltre per noi e per i nostri pazienti. Gli atti messi in campo dal governo per rispondere alle necessita della popolazione, (i nuovi Lea, il piano vaccinale, il piano della cronicita) e quelli fatti verso i professionisti (legge sulla responsabilità professionale, sblocco economico da parte della Corte Costituzionale, risorse finanziare in leggi e norme competenti, legge Madia, combinato disposto dell'ultima finanziaria e il DM70 su integrazione Ospedale territorio, contestualita del rinnovo contrattuale dell'area dei dipendenti) chiedono una discussione attenta che porti programmazione seria e di largo respiro, coerente tra gli attori, uguali professionalmente ma diversi contrattualmente».

Per le organizzazioni più rappresentative della medicina convenzionata, il nuovo Acn non rappresenta una semplice questione di rinnovo economico atteso da più di 6 anni, ma è soprattutto l'occasione per porre le basi per un'evoluzione positiva di tutta la medicina territoriale nelle sue varie componenti professionali. In questi ultimi 5 anni, dall'entrata in vigore della “Legge Balduzzi”, molto è cambiato. A partire dalla composizione della popolazione, sempre più vecchia e longeva, ma anche sempre più interessata da malattie
croniche. Non si può inoltre dimenticare la sempre maggiore necessità di pianificare interventi di prevenzione. Le risorse economiche sono sempre più ridotte. «Quindi si rende necessario, per la sostenibilità del sistema - si legge nella nota congiunta - ripensare l'offerta di assistenza e si evidenzia la necessità di riservare all'ospedale la grande acuzie e l'alta specializzazione lasciando al territorio la presa in carico delle cronicità e la gestione delle patologie acute a bassa intensità di cura. Questo si è cercato di realizzare con la diminuzione dei posti letto (oggi in Italia il rapporto posti letto/cittadini e tra i più bassi d'Europa) ma senza la necessaria e conseguente riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale. Contemporaneamente non si è strutturato nulla di organico nel territorio che potesse dare risposte efficaci alla piccola acuzie e alla cronicita, se non esperimenti a macchia di leopardo i cui indicatori di efficacia ed efficienza quasi mai sono stati resi pubblici e forse nemmeno studiati».

«Devono essere definite le specificità di tutti i protagonisti dell'erogazione dell'assistenza per favorire l'integrazione che renda possibile un modello d'intensità assistenziale che, nella chiarezza di rapporti e funzioni, possa essere appropriato e sostenibile e che contenga obiettivi di miglioramento della capacità assistenziale misurabili e conseguentemente premiabili – proseguono i leader di Fimmg, Fimp e Sumai - . Inoltre è centrale il tema della carenza di medici, sia dei medici di medicina generale, sia dei pediatri che degli specialisti ambulatoriali. Per questo bisogna rivedere e garantire i modelli di accesso al ruolo di convenzionato, fare maggiori investimenti formativi e aumentare i numeri in maniera
coerente ai modelli assistenziali e non alle necessità di chi forma».

Una opportunità unica per evitare «il disastro assistenziale verso cui corre il Paese , ovvero il decadimento e la scomparsa del Servizio Sanitario Nazionale. Per fare questo non è sufficiente “aggiungere virgole” ma bisogna usare parole chiare, forti, inequivocabili che
permettano soprattutto ai cittadini di comprendere qual è il modello di assistenza territoriale che la politica vuole offrire loro».

All’incontro di oggi ha partecipato anche CittadinanzAttiva – Tribunale dei diritti del malato, che invita a stringere i tempi e a tirare finalmente le fila di una riforma frammentaria, che si trascina da troppo tempo. «Sono anni che assistiamo ad una riorganizzazione della rete ospedaliera - spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - indicata dal DM70 del 2015, caratterizzata da razionalizzazione e alleggerimento dei servizi, ma che sarebbe dovuta avvenire contemporaneamente a un contestuale potenziamento dell'assistenza sanitaria territoriale. Ma, nei fatti, quello che è avvenuto è che abbiamo meno offerta ospedaliera e meno offerta di servizi territoriali, in controtendenza con i bisogni di salute della popolazione, soprattutto per persone con disabilità, malati cronici e non autosufficienza, che necessitano di una maggiore presa in carico, integrata e non frammentata sul territorio. In altre parole una promessa fatta ai cittadini ma purtroppo ancora disattesa».

A tutto ciò si aggiunge una politica di definanziamento del Ssn che ha mostrato forti criticità con ripetuti tagli, accompagnati dal blocco del turn over del personale. «Tutto questo mette in crisi l'assistenza - continua Aceti - e la presa in carico delle persone e scarica sulle famiglie il carico assistenziale. È necessario quindi, dopo aver messo mano alla assistenza ospedaliera con veri e propri standard, che le istituzioni mettano in campo, condividano con i cittadini e le organizzazioni che li rappresentano, e attuino concretamente un progetto organico di assistenza territoriale e quindi anche quello di medicina convenzionata, al fine di migliorare accesso, qualità e presa in carico dei bisogni di salute. Oggi mancano e invece sarebbero indispensabili veri e propri “standard dell'assistenza sanitaria territoriale”. Lo stallo del rinnovo dei contratti dell'area convenzionata al quale stiamo assistendo tra sindacati e parte pubblica non aiuta e non rafforza la rete dei servizi che servono ai cittadini».

E l’iter di messa a punto del nuovo atto d'indirizzo e di rinnovo dei contratti dovrà garantire «necessariamente il confronto anche con le organizzazioni di cittadini», ribadisce Aceti. «La nostra partecipazione oggi all'assemblea pubblica delle tre sigle sindacali - conclude e il confronto avviato anche con la Sisac è un primo segnale positivo al quale speriamo se ne aggiungano molti».


© RIPRODUZIONE RISERVATA