Lavoro e professione
Le oncologie italiane «a misura di paziente». Parola di primario
di Maurizio Tomirotti (presidente Cipomo)
La presentazione dei dati del monitoraggio delle strutture oncologiche italiane, realizzata da CittadinanzAttiva , in collaborazione con Cipomo (Collegio Italiano dei Primari Oncologici Medici Ospedalieri), ha fornito dei risultati molto interessanti, rilevanti e importanti per il futuro dell'oncologia moderna. Fin da subito il collegio ha creduto nel progetto e fin dall'inizio si è convinto del fatto che fotografare la realtà dell'offerta sanitaria del Paese in ambito oncologico nonché monitorarne gli sviluppi nel tempo potesse essere uno strumento prezioso di miglioramento continuo della qualità reale.
Per questi motivi il Cipomo si è impegnato per ottenere al proprio interno una massiccia adesione dei primari oncologi medici ospedalieri in modo da riuscire a raccogliere dati provenienti dal mondo reale dell'assistenza offerta ogni giorno a tutti i cittadini sul loro stesso territorio e ha affiancato gli esperti di CittadinanzAttiva per garantire la miglior interpretazione sul piano clinico dei risultati.
Alcuni dati significativi
L'84% delle strutture censite operano in aziende ospedaliere, mentre solo il 16 % sono sedi Universitarie o Irccs. I dati rappresentano quindi la spina dorsale dell'Oncologia italiana, quello che viene offerto alla stragrande maggioranza della gente comune che si fa curare vicino a casa, nel proprio ospedale e non solo ai pochi che migrano nelle strutture di eccellenza del Nord o nelle grandi strutture Irccs o universitarie. È insomma la realtà del mondo Cipomo e dei nostri pazienti di ogni giorno. Pertanto ha ancora più valore.
Il Collegio ritiene che dai risultati emerga un quadro confortante, ovviamente con aree di miglioramento:
- tutte le strutture hanno un Day Hospital che consente ai pazienti di curarsi in forma ambulatoriale senza ingiustificati ricoveri, quasi tutte (90%) hanno un centro di terapia del dolore.
- I tre quarti (76%) delle strutture di oncologia medica riescono a prendere in carico il malato entro 3 giorni dal sospetto diagnostico e di queste il 90% riesce a confermare la diagnosi, completare le indagini preliminari e avviare le cure mediche entro 4 settimane.
- La sicurezza è garantita al paziente: il 97% dispone di protocolli codificati e condivisi e di procedure di identificazione attiva del paziente (per evitare errori), l'81% presenta una procedura di allestimento dei farmaci centralizzata.
- Grande è l'attenzione alla persona: il 94% rileva sistematicamente e monitora il dolore, il 90% offre supporto psicologico.
- Affiora un elemento negativo: solo il 51% delle strutture dispone di un case manager, figura professionale non ancora riconosciuta nel nostro ordinamento sanitario (di solito sono volontari) ma fondamentale nel seguire il paziente nel suo percorso, nel prenotare e coordinare tra loro le indagini diagnostiche e i tempi di cura lavoro tanto più prezioso trattandosi di pazienti fragili che non dovrebbero essere lasciati soli in queste procedure spesso complesse per burocrazia e tempi di attesa.
- Il ritardo sulla disponibilità al letto del paziente dei farmaci innovativi non è colpa delle Oncologie Mediche ospedaliere: l'86% ottiene l'inserimento nel prontuario dell'ospedale entro due mesi dal via libera della propria regione (i problemi risiedono nella filiera a monte: approvazione Ema, poi Aifa e infine Regione)
- Si sottolinea una criticità forte: sono pochissime le regioni italiane (solo sei) con reti oncologiche attive.
In conclusione, la spina dorsale dell'oncologia italiana ne esce bene, con dati fotografati da “terzi”.
È grazie a questo che l'oncologia italiana produce risultati che molti all'estero ci invidiano. Guariamo, infatti, più tumori del polmone, della mammella, della prostata e del colon-retto degli altri Paesi europei e lo facciamo spendendo meno.
Cipomo ritiene sia indispensabile monitorare la situazione nel tempo oltre che cercare di migliorare ulteriormente ove possibile. Ancora più importante, secondo il Collegio, sarà difendere il nostro Servizio Sanitario pubblico e universalistico. Come? implementando le reti oncologiche regionali secondo linee di indirizzo comuni, sviluppando una regia efficace tra gli organismi di governance (ministero, authorities, Regioni), rivedendo le modalità di finanziamento e di accesso alle risorse con razionalità, onestà e con l'esclusivo obiettivo di garantire non tutto a tutti bensì tutto quanto è davvero utile ai cittadini e ai pazienti che davvero se ne possono giovare.
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