Lavoro e professione
Riforma del pubblico impiego, sindacati medici: «Norma punitiva, ennesima rapina. Così Ssn alla deriva»
di Red. San.
«La rapina a mano armata alle risorse accessorie del Ccnl della dirigenza Medica e sanitaria tentata, e sventata dalle organizzazioni sindacali, con il decreto milleproroghe, è riuscita con destrezza attraverso il decreto sul pubblico impiego che continua uno scippo in atto da 7 anni. Minando, così, sia il rinnovo del Ccnl che la attuazione dell'art.22 del Patto della salute, e mettendo in secondo piano anche il dato positivo del riconoscimento legislativo di una vera area contrattuale per la dirigenza medica e sanitaria del SSN». Così le sigle sindacali dei camici bianchi Ssn (Anaao Assomed – Cimo – Aaroi-Emac – Fvm – Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials medici) tornano all’attacco sul Dlgs che riscrive il Testo unico del pubblico impiego.
Un provvedimento definito «criptico», e «che comunque non promette niente di buono per i Medici». Dove «spicca l'impoverimento della dote contrattuale, alla quale, negli anni di blocco, sono state sottratte, attraverso le leggi e la loro interpretazione di comodo, ingenti risorse per permettere alle Regioni di fare cassa con i soldi dei medici e dei dirigenti sanitari dipendenti del Ssn. Mentre scarso e incerto rimane il finanziamento destinato al rinnovo di un Ccnl scomparso dall'orizzonte da 8 anni, a dispetto della Corte Costituzionale».
I sindacati si oppongono anche all’omologazione del personale sanitario che il provvedimento sottende. «Per di più, si mantengono le norme che tolgono alle organizzazioni sindacali di categoria - si legge nella nota congiunta - la possibilità di garantire la sicurezza delle cure e di intervenire a migliorare le condizioni del proprio lavoro, continuando ad omologare nel calderone del pubblico impiego professionalità che operano in servizi ed attività che hanno peculiarità e specificità tali da esigere un adeguato riconoscimento all'interno dei contratti di lavoro, anche in nome della funzione che svolgono a tutela della salute dei cittadini ed a garanzia della esigibilità del loro diritto».
Un quadro generale che non prelude a una ripartenza della stagione contrattuale. «Il Ministro della funzione pubblica si esibisce in un salto mortale - si legge nel comunicato - quando annuncia trionfante l’apertura della stagione contrattuale e, nello stesso tempo, dopo che la legge di bilancio 2017 non ha consentito il recupero, nemmeno parziale, di quanto sottratto in passato, porta via una altra fetta delle risorse necessarie, non senza la premessa d'ufficio di volere valorizzare il merito. Una ricetta stantia cucinata fin dal 2010, nata da una scarsa conoscenza della complessità del mondo sanitario, frutto di un chiaro eccesso di delega, che dimostra quanto le istituzioni per prime abbiano a cuore il rispetto delle leggi».
Infine un appello alle Commssioni parlamentari per «cancellare l’ennesima norma punitiva». «Dopo il taglio al FSN, e alla tutela della salute dei cittadini, il taglio delle risorse che valorizzano il lavoro dei professionisti della sanità - conclude la nota - oltre a condizionare pesantemente le prospettive di rinnovo del Ccnl, non potrà che alimentare la fuga dagli ospedali e la deriva della sanità pubblica. Facendoci interpreti della rabbia della grande maggioranza dei medici e dirigenti sanitari dipendenti del Ssn, facciamo appello alle Commissioni Parlamentari per cancellare l'ennesima norma punitiva».
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